giorgia meloni ue unione europea europa

COSA FARÀ GIORGIA MELONI A NOVEMBRE, QUANDO IN PARLAMENTO SI DOVRÀ DECIDERE SE RATIFICARE O MENO LA RIFORMA DEL MES? LA PREMIER È SEMPRE STATA CATEGORICA, SBANDIERANDO AI QUATTRO VENTI LA “LOGICA DEL PACCHETTO”: UN NEGOZIATO OMNICOMPRENSIVO SU PNRR, UNIONE BANCARIA, FONDO SALVA STATI E PATTO DI STABILITÀ – MA A SMENTIRE LA PROPAGANDA DELLA DUCETTA, CI HANNO PENSATO GIORGETTI E FITTO: IL PATTO DI STABILITÀ NON SARÀ RIFORMATO. E IL “PACCHETTO” È DIVENTATO UN “PACCO, DOPPIO PACCO E CONTROPACCOTTO”

Estratto dell’articolo di Valerio Valentini per “il Foglio”

 

GIORGIA MELONI

Forse si sbaglia a pensare che credano davvero in quello che dicono. Perché Giorgia Meloni era stata chiara: la mancata ratifica del Mes serviva all’Italia per ottenere migliori condizioni sul Patto di stabilità. “La logica di pacchetto”, la chiamava la premier. E con lei mezzo governo.

 

Matteo Salvini rivendicava la fermezza: “Vediamo, tra noi e Bruxelles, chi ha la testa più dura”. Antonio Tajani era quasi truculento, nella metafora: “Se pieghiamo la testa, ce la schiacciano”. Dunque la linea era chiara. Quando la trattativa sul Patto di stabilità arriverà nella fase decisiva, l’Italia avrà un’arma negoziale infallibile: il Mes. O forse no?

 

RAFFAELE FITTO AL MEETING DI RIMINI

Il dubbio che in effetti i primi a non confidare in quella propaganda patriottica siano proprio loro che quella retorica l’hanno alimentata per mesi viene spontaneo, a sentire ora le dichiarazioni allarmate di Giancarlo Giorgetti e Raffaele Fitto. Il ministro dell’Economia ha auspicato la proroga della sospensione del Patto di stabilità per un altro anno. Come a certificare la mancanza di fiducia […] nell’ottenere quei miglioramenti a lungo invocati da Meloni rispetto alla proposta avanzata dalla Commissione.

 

E nel farlo […] Giorgetti deve aver ignorato quel che Paolo Gentiloni gli ha poi opportunamente ricordato, e che pure a Via XX Settembre devono ben sapere: e cioè che l’ipotesi di un’ulteriore sospensione del Patto è alquanto improbabile […].

 

giancarlo giorgetti al meeting di rimini di Comunione e liberazione

[…] ma l’Italia sovranista non aveva l’arma letale del Mes, a disposizione? Ma non era proprio lui, Giorgetti, ad affermare la bontà dell’“approccio olistico”, nel luglio scorso?

 

Non era lui, cioè, a dire che tenere insieme, nel “pacchetto”, “il dibattito sul Mes e quello sul Patto di stabilità e crescita” era “una logica esigenza di natura strategica a difesa dell’interesse nazionale”? […]

 

Stessa domanda che sorge spontanea ad ascoltare Fitto. Il quale ha evocato [...] che senza un accordo sul nuovo Patto di stabilità, “il rischio è che subentrino le vecchie regole, con conseguenze complesse per l’Italia”.

 

PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO

[…] ma non è stato Fitto a spiegare per mesi che la mancata ratifica del Mes […] non solo non avrebbe in alcun modo compromesso le relazioni tra Roma e Bruxelles sul dossier del Pnrr, ma avrebbe perfino consentito all’Italia di “portare avanti le sue giuste richieste sul potenziamento degli investimenti strategici nel nuovo quadro regolatorio che si dovrà definire”?

 

Ieri [...] è arrivato anche Tajani a lanciare il suo allarme accorato sul Patto di stabilità. “E’ troppo rigorista”, ha sentenziato il ministro degli Esteri. “Dobbiamo impedire che […] diventi un Patto che porti alla recessione”, ha insistito. Neppure lui, però, citando il Mes come l’asso nella manica che l’Italia può utilizzare in questo negoziato.

 

raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni 1

E qui sì che si resta basiti, dacché era proprio Tajani, il 28 giugno scorso, a rivendicare l’opportunità del puntiglio italiano sul Fondo salva stati: “Certo che lo sappiamo che siamo gli unici a non ratificare il trattato. Ma questa è una trattativa politica. E noi dobbiamo tenere il punto per ottenere qualcosa su altri dossier, come l’Unione bancaria e il Patto di stabilità”.

 

E dunque? Tocca insomma confidare nella coerenza proverbiale di Meloni, a questo punto. Lei lo diceva “con serenità ma anche con chiarezza”, e sempre alla vigilia del Consiglio europeo di fine giugno: “Non reputo utile all’Italia alimentare in questa fase una polemica interna sul Mes. L’interesse dell’Italia oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un approccio a pacchetto, nel quale le regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutano nel loro complesso”.

 

Categorica, Donna Giorgia. “Perché prima ancora di una questione di merito c’è una questione di metodo su come si faccia a difendere l’interesse nazionale italiano”. Di qui la decisione: “Sarebbe stupido ratificare il Mes prima di avere un quadro definitivo sul nuovo Patto di stabilità”, diceva […].

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

 

Di lì a poco, la Camera approvò una sospensiva di quattro mesi sulla proposta di ratifica: se ne dovrebbe riparlare […] a novembre. E c’è da stare certi, dunque, che fintantoché l’Italia non darà il proprio consenso sul nuovo trattato del Mes, nessuno a Bruxelles si azzarderà a varare una riforma del Patto di stabilità che sia anche solo vagamente non gradita al governo Meloni. Ché altrimenti bisognerebbe ammettere – ma sarebbe assurdo […] – che più che “la logica del pacchetto”, la premier inseguiva quella del “doppio pacco e del contropaccotto”.

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…