giuliano ferrara meloni salvini

IL "RUTTO LIBERO" DEL CARROCCIO DI SALVINI – GIULIANO FERRARA: “IL VICESEGRETARIO DELLA LEGA CRIPPA IMPUTA ALLA GERMANIA UN’INVASIONE DI MIGRANTI SIMILE ALL’OCCUPAZIONE NAZISTA. IL RIGURGITO TORNA COME STRUMENTO PRIMITIVO DI COMUNICAZIONE. ESISTE UN LIMITE ALLA BALORDAGGINE? LA MELONI E’ INSIDIATA DALLA BURINAGGINE DEL 'NEO-TRUCE' SALVINI, UN UOMO DEL NORD MOLTO PIÙ CAFONE DI QUALUNQUE BORGATARO E GARBATELLARO…"

Giuliano Ferrara per il Foglio - Estratti

 

giuliano ferrara

Per Salvini e i suoi (...) nella politica quotidiana è tornata la logica del rutto libero, espressa stavolta con forte potere di immaginazione storica dal vicesegretario della Lega che ha imputato alla Germania un’invasione destabilizzatrice di migranti paragonabile all’occupazione del suolo patrio dopo l’8 settembre.

 

Salvini il neo-Truce dà il “la”, e il concertino si fa bello delle più incredibili assonanze e dissonanze, di stridii e cachinni che sputtanano governo, maggioranza e istituzioni civili in Europa. E inducono Meloni a una rincorsa dubbia. Il ritorno del rigurgito come strumento primitivo di comunicazione politica, a molti mesi dalla fatidica soglia elettorale per l’Unione europea e il suo parlamento, sconcerta e sorprende.

 

Da molti anni ormai il senatore Salvini era impegnato in un’operazione di smantellamento della sua vecchia immagine ribalda, si era per così dire rimpannucciato partecipando al governo di unità nazionale e vincendo con gli alleati le elezioni politiche, ora litiga con il suo ex capo di gabinetto divenuto ministro dell’Interno, sparacchia a caso contro Bruxelles, Parigi e Berlino, ricomincia a usare un linguaggio sudicio sugli sbarchi di povericristi, che non sono un’invasione per quanto difficili da governare in un clima di forza e civiltà, eccita nei suoi il vecchio spirito massimalista e demagogico dell’epoca infausta del governo del contratto, quando leghisti e grillini prima maniera lasciarono tutti a casa e scapparono di casa facendo in un anno meno danni materiali di quelli verbali e d’immagine, fino al clamoroso suicidio dei pieni poteri e del Papeete.

 

(...)

meme giorgia meloni matteo salvini

 

Salvini non è mai un problema finché non diventa un problema. Ha più che dimezzato i voti quando ha giocato sull’assimilazione politica e di sistema, e questo lo cruccia, lo indispone, lo mette in pericolo tra la sua gente, che poi sarebbero i famosi deplorables, la minoranza qualunquista e sfasciacarrozze che la Lega dell’ex Truce voleva inglobare in un progetto nazionale e istituzionale evidentemente fallito.

 

La sua debolezza relativa, compensata da un’alleanza vincente, ora crea debolezza e imbarazzo per la sua stessa maggioranza e per i suoi uomini di governo meno sprovveduti. Uno deve decidere, o punta sul ponte o si butta continuamente dal ponte, risale e si ributta in uno spettacolo di autolesionismo e demagogia trita e ritrita. Il neo Truce non ha deciso e costituisce per questo un serio ostacolo alla pratica e all’immagine di destra conservatrice e di governo alla quale i veri vincitori delle elezioni di un anno fa sono attaccati e dalla quale non dovrebbero né vorrebbero scollarsi bruscamente.

 

meloni salvini

Lo si tollera pensando al monopoli elettorale, a una fase turbolenta da mettere nel conto, ma fino a quando, fino a che livello di balordaggine è possibile mantenere il timone della politica estera e di difesa, della politica finanziaria e delle alleanze decisive per questa nazione, come direbbe la capa del governo insidiato dalla burinaggine di un uomo del nord molto più cafone di qualunque borgataro e garbatellaro?

lotta continua meme su giorgia meloni e matteo salvini by edoardo baraldi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…