fini donna assunta

“FINI? VORREI NON AVERLO MAI CONOSCIUTO” - DONNA ASSUNTA, DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO DELL’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA PER LA CASA DI MONTECARLO, MENO’ DURO DICENDO CHE DOVEVA RESTITUIRE I SOLDI ALLA FONDAZIONE AN E RICORDÒ CHE GIORGIO ALMIRANTE “NON AVEVA COGNATI” – IL RICORDO DI VENEZIANI: “CUSTODE E VESTALE DI ALMIRANTE, ARRIVÒ PERFINO A PARLARE IN SUO NOME (“GIORGIO NON L'AVREBBE MAI FATTO”). PIACEVA A DESTRA MA NON DISPIACEVA AFFATTO A SINISTRA" - QUELLA CONFUSIONE SU CRAXI…

Massimo Malpica per “il Giornale”

 

ASSUNTA ALMIRANTE

Ci sono leader e leader, cognati e cognati. Lei lo sapeva bene. Regina madre della destra italiana, Assunta Almirante già da moglie di Giorgio giocò un ruolo importante nel Msi. Fu proprio lei, ricordava, a «imporre» al marito nel 1987 la scelta di un 35enne Gianfranco Fini come segretario.

 

Una decisione ponderata, spiegava Donna Assunta, che all'epoca apprezzava quel giovane politico ma che poi ne sarebbe diventata una spina nel fianco.

P.I!i «Sfiduciandolo» dopo la svolta di Fiuggi, per poi ripudiarlo quando, a fine luglio 2010, esplose lo scandalo della casa di Montecarlo.

 

Quella lasciata in eredità perla «buona battaglia» al partito dalla contessa Anna Maria Colleoni, e finita svenduta per 300mila euro a una serie di società offshore, che avevano scelto come inquilino Giancarlo Tulliani, il fratello della compagna del fondatore di An, Elisabetta.

 

giorgio assunta almirante

La storia è nota, la reazione di Fini all'inchiesta del Giornale che la rivelò pure: Fini derubricò tutto a campagna di delegittimazione, sostenne che il giovane Tulliani aveva affittato quella casa a sua insaputa, sminuì l'evidenza solare del ridicolo prezzo di vendita, e promise di dimettersi se fosse stato provato che Tulliani era il vero proprietario dell'appartamento.

 

Il caso spaccò la destra, molti ex missini gli voltarono le spalle dandogli del traditore, altri seguirono l'allora presidente della Camera nella sua ultima avventura politica, la nascita di Futuro e Libertà, appena due giorni dopo la pubblicazione del primo articolo sull'affaire monegasco del Giornale. Il seguito della storia sbugiardò l'ex leader di An. Prima un documento del governo di Saint Lucia, l'isola caraibica sede delle offshore (Printemps, Timara, Jaman Directors), attestò che proprio il cognato era il proprietario di fatto di quelle società, e quindi della casa. Poi, anni dopo, la vicenda riemerse come punta dell'iceberg di un'indagine per maxiriciclaggio connessa al «re delle slot» Francesco Corallo.

 

FINI ASSUNTA ALMIRANTE

Per gli inquirenti, proprio con i soldi di quest' ultimo Tulliani avrebbe «saldato» il prezzo d'occasione pagato ad An per l'appartamento, mentre metà dei soldi incassati rivendendolo (al vero prezzo di mercato, assicurandosi una plusvalenza da 1,2 milioni di euro) dopo lo scandalo erano finiti sui conti dei Tullianos, compresa Elisabetta. Fini si difese dandosi del «coglione». Ma per le Fiamme Gialle, l'affaire immobiliare era stato concordato da Corallo e dai Tulliani, «nella piena consapevolezza» di Fini. Che, nel 2018, fu rinviato a giudizio per riciclaggio con compagna, cognato e suocero per aver trasferito fondi del gruppo Corallo a società offshore.

 

Fini, oggi 70enne, si è eclissato. Il processo da quattro anni tarda a ingranare. Ma Donna Assunta ha fatto in tempo a emettere il suo verdetto, anche se solo morale e politico: una condanna senza appello. Disse che l'ex delfino, rinviato a giudizio, doveva restituire i soldi alla fondazione An. Ricordò che Giorgio Almirante, «non aveva cognati», tanto da trasferire subito al partito «altri appartamenti» donati dalla stessa contessa Colleoni. E, su Fini, tagliò corto: «Vorrei non averlo mai conosciuto».

 

FINI ASSUNTA ALMIRANTE

 

DONNA ASSUNTA, LA VEDOVA FIAMMEGGIANTE

Marcello Veneziani per “La Verità”

 

Assunta Almirante restò missina fiammante per tutta la vita. Anche se per lei il Movimento sociale italiano era il nome d'arte del suo grande amore, Giorgio Almirante, di cui lei era stata la grande fiamma e poi sua moglie.

 

Donna Assunta era fiammeggiante nel temperamento, scoppiettante nel carattere e leggermente ustionante nel parlare, con lieve inflessione calabrese, nei colori vivaci a cui l'associo (me la ricordo come un quadro di Andy Warhol). Restò per la destra postfascista la Custode inflessibile del Fuoco di Vesta della Fiamma missina.

 

Donna Assunta ha resistito al 25 aprile ed è morta alle prime ore di ieri; aveva già compiuto cento anni, ai nostalgici piacerà ricordare che è morta nel centenario della Marcia su Roma. Ma Donna Assunta era diventata dopo la morte di Almirante, un personaggio di prima fila nella vita pubblica italiana.

 

GIORGIO ALMIRANTE CON DONNA ASSUNTA E PINO RAUTI

Dico prima fila non a caso perché avrò visto Donna Assunta in prima fila in eventi politici, spettacolari, teatrali, mondani e istituzionali almeno trecento volte. Non poteva mancare, a volte la sua presenza sanciva l'importanza dell'evento. E tra le tante sue prime file me ne ricordo una. Ero sul palco per un mio «comizio d'amore all'Italia» e in un video che lo accompagnava, con la colonna sonora Ritornerai di Bruno Lauzi, apparve il volto di Almirante in comizio.

 

Lei sbarrò gli occhi, ebbe un sussulto e disse alzando le braccia «Madonna mia». La sua spontaneità espansiva, la sua mimica, la sua gestualità, raccontavano il personaggio.

Anche quando era in platea era sul palcoscenico.

 

Donna Assunta diventò una celebrità dopo la scomparsa di Almirante. Fu vista di volta in volta come la Regina madre, la Vedova indomita, la Suocera della destra nazionale, la Maestra di catechismo almirantiano, la Madonna pellegrina della missineria impenitente; ma restò soprattutto la combattiva signora senza peli sulla lingua che non risparmiava nessuno.

assunta almirante maurizio gasparri foto ansa

 

Piaceva a destra ma non dispiaceva affatto a sinistra, e lei sapeva essere ammiccante anche con loro. Raccontò di molti incontri tra Almirante ed Enrico Berlinguer, forse più di quelli realmente accaduti e cavalcò l'onda del paragone tra i giganti gloriosi del passato e i nani infami del presente. Strapazzava i missini, poi aennini, poi fratellini, senza riguardi, ma loro devotamente pendevano dal suo rossetto. Trattava anche maturi ultrasessantenni come ragazzini.

 

Picchiò duro su Gianfranco Fini dopo il suo «tradimento» e su tutti i colonnelli, a turno o insieme. Ricordo sue telefonate interminabili e appassionate su di loro, sulla Fondazione, magari in seguito a miei scritti. Negli ultimi tempi ricordo pure qualche piccola confusione: come quando disse che Almirante, sdegnato per come avevano trattato Bettino Craxi, andò a trovarlo nel suo esilio di Hammamet. Ma Almirante era morto cinque anni prima.

In realtà lei proiettava su Almirante, sentendosi la sua propaggine, la sua simpatia per Craxi. Ma, salvo qualche defaillance, la lucidità l'accompagnò nella lunga vecchiaia e nei 34 anni di onorata vedovanza.

gianni alemanno assunta almirante foto ansa

 

Qualcuno le attribuì la colpa di aver suggerito lei ad Almirante di nominare Fini, e pure lei alla fine ci credette. Ma la scelta di Almirante fu dettata da due ragioni politiche comprensibili: Fini consentiva il salto generazionale postfascista ed era un leader adatto per un partito fondato sui comizi e l'oratoria. Gli altri notabili missini erano poco più giovani di Almirante se non più vecchi (come Pino Romualdi), non avevano capacità oratorie e televisive o esprimevano una linea di opposizione ad Almirante, per giunta con un'indole meno «politica» (come Pino Rauti o Beppe Niccolai).

 

Lei magari aveva espresso un parere favorevole sul giovanotto Fini ma non è sensato pensare che Almirante, che considerava il Msi come la sua vita, decidesse di scegliere il suo successore su consiglio muliebre, seppure della sua sveglia consorte.

 

Donna Assunta, al secolo Raffaela Stramandinoli, non volle mai scendere in politica e godere del voto riflesso, in memoria di Almirante; preferì esserne la custode e la vestale, arrivando perfino a parlare in suo nome («Giorgio non l'avrebbe mai fatto»).

Donna Assunta fu l'esempio di come una donna possa essere rispettata e perfino temuta, pur non essendo femminista né disponendo di alcun potere.

 

marcello veneziani foto di bacco

Gestì con salda e signorile noncuranza le voci sull'infedeltà di suo marito, ritenendole parentesi passeggere e irrilevanti, perché sapeva di essere lei saldamente al centro della sua vita affettiva e privata. La chiamavano tutti Donna Assunta, ma quel Donna stava anche nel significato classico di Domina.

 

Con lei ho avuto un rapporto affettuoso e un po' omertoso: non ebbi mai il coraggio di dirle il mio dissenso da Almirante, né mai le raccontai uno scambio epistolare polemico con lui con sgradevoli conseguenze. Ma non volli mai rivangare con lei quei dissapori; il tempo è gran signore e i signori dimenticano, soprattutto per non dispiacere le signore.

 

francesco cossiga assunta almirante foto ansa

Negli anni scorsi Donna Assunta restò imbottigliata nel traffico stradale: mi riferisco alle vie che si volevano intitolare ad Almirante in tutta Italia o che si voleva impedire di farlo, quelle che furono negate o cancellate appena cambiò la giunta dei Comuni. Donna Assunta fu tirata di qua e di là per esprimere pareri, giudizi, plausi e condanne, ma mantenne gelosamente la sua dignitosa indipendenza. Paradosso vuole che oggi sarebbe più facile dedicare una via a lei, Donna Assunta, che a suo marito. Sarebbe per lei una trionfale, postuma sconfitta.

 

assunta almirante foto di baccodonna assunta almirante (2)ASSUNTA ALMIRANTEdonna assunta almirantegiuliana de medici con la mamma assunta almiranteassunta almiranteignazio la russa maurizio gasparri e donna assunta almirantedonna assunta almirante con la figlia giulianaGIORGIO ALMIRANTE E DONNA ASSUNTAassunta giorgio almirante

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO