1- FULL MONTI METTE ‘O GUARGUAGLIONE ALLA PORTA E LUI FA FINTA DI NON CAPIRE: “ERA SOLO UNA BATTUTA, NESSUNO MI HA CHIESTO DI LASCIARE. INDAGATO? SPESSO È UN ATTO DOVUTO. DA CATRICALÀ NESSUNA CONVOCAZIONE, L’INCONTRO L’HO CHIESTO IO” 2- MA DA PALAZZO CHIGI IL MESSAGGIO È CHIARO: “NOI ANDIAMO AVANTI. LUI ORMAI È FUORI” 3- “REPUBBLICA” RACCONTA "LA CADUTA DELL'ULTIMO BOIARDO CHE GIANNI LETTA HA SEMPRE DIFESO", TENTANDO GOFFAMENTE DI AFFIBBIARLO A COMUNIONE & FATTURAZIONE, QUANDO GUARGUAGLINI (E SIGNORA) E' UN NOTO MANGIAPRETI. PIÙ' AMICO DI FINI, D'ALEMA E CASINI, NONCHE' DELLA MAREMMA MAIALA, CHE NON DELLA GIACULATORIA 4- ED È PER QUESTA RETE DI MAZZETTE E VALIGETTE A CURA DELL’ANTICA MANGIATOIA FINMECCANICA, CHE BUTTARE LA COPPIA NEL CASSONETTO DEI RIFIUTI METTE PAURA A TUTTI

1 - "NON MOLLO, NON SONO MICA BERLUSCONI... "
Marco Lillo per "il Fatto quotidiano"

Nessuno mi ha chiesto di farmi da parte. Né il presidente del consiglio Mario Monti perché la sua era solo una battuta, né il sottosegretario Antonio Catricalà, nel discorso che ci siamo fatti ieri a Palazzo Chigi. E non ho nessuna intenzione di andarmene". Parola di Pierfrancesco Guarguaglini, il presidente di Finmeccanica accusato dal suo ex collaboratore e consulente Lorenzo Cola di essere a conoscenza del sistema di corruzione che si celava dietro gli appalti per centinaia di milioni di euro affidati dall'Enav al suo gruppo e poi smistati agli imprenditori che poi pagavano mazzette alla politica e ai manager pubblici.

Il Fatto Quotidiano ha contattato il presidente del gruppo leader nel settore difesa in una delle serate più difficili della sua vita. Guarguaglini è indagato per frode fiscale e false fatturazioni mentre la moglie, Marina Grossi, amministratrice della Selex Sistemi Integrati, la controllata del gruppo al centro dell'indagine, si vede contestare anche la corruzione. Le pressioni per le dimissioni di entrambi, dopo la frase di Mario Monti che si aspetta "una soluzione rapida e responsabile", sono aumentate di ora in ora. Quando in mattinata Guarguaglini varca il portone di Palazzo Chigi per parlare con il sottosegretario alla presidenza del consiglio, sono in tanti a darlo per spacciato.

Presidente Guarguaglini cosa vi siete detti con Catricalà?
Abbiamo fatto un incontro per analizzare insieme la situazione.

Le agenzie titolano: Catricalà convoca Guarguaglini. Le ha fatto pressioni per dimettersi dopo l'ultimatum del premier?
Catricalà non mi ha chiesto di dimettermi e nessuno nel Governo mi sta facendo pressioni in questo senso. Quella di Monti era solo una battuta. Non c'è stata nessuna convocazione. Sono stato io a chiedere un incontro con il sottosegretario. Tutti dicono che io resisto al mio posto e nessuno capisce che cerco solo di capire quale è il bene della mia società.

Sembra di sentire parlare Berlusconi prima delle sue dimissioni. Non pensa che, come per il premier, proprio le dimissioni farebbero il bene generale?
Se permette io penso di distinguermi da Silvio Berlusconi per varie ragioni. Primo: io non ho nemmeno ricevuto un avviso di garanzia; per la questione Digint non sono stato nemmeno indagato e ad oggi nessun manager del mio gruppo è stato nemmeno rinviato a giudizio. Quindi io penso che il mio compito è solo quello di capire cosa pensa l'azionista di maggioranza della società, cioé il Governo. Poi devo prendere le decisioni giuste.

Presidente lei è indagato. Lo hanno scritto tutti i giornali. Non lo sa?
Le spiego come è andata: ai primi di luglio mi è arrivata una comunicazione del Gip di Roma sulla quale era scritto che il pm Paolo Ielo stava indagando su di me. Ma non c'era scritto perché. Quindi non lo so né nessuno mi ha mai convocato. Non dimentichiamo che l'iscrizione poi è spesso un atto dovuto.

Presidente lei ha letto il verbale di Lorenzo Borgogni pubblicato dal ‘Fatto'? Il suo direttore centrale per le relazioni esterne e istituzionali si era fatto un tesoretto in Svizzera da 5,6 milioni di euro, poi scudati, grazie a società in rapporti con Finmeccanica. Non pensa di avere controllato male il suo braccio destro?
Di errori ne faccio tanti. Già ho ammesso in tv con Report di averne fatto uno con Lorenzo Cola e questo potrebbe essere il secondo.

Sì ma Cola era un consulente esterno, strapagato, ma esterno. Borgogni era il suo braccio destro da tanti anni. Quando ha letto sul ‘Fatto' che incassava 2 milioni di euro dall'Italbroker per prorogargli il contratto. Si è sentito tradito?
Abbiamo avviato un audit per verificare se è vero. Sarebbe una cosa che non va bene e dobbiamo andare in fondo.

Lo dice Borgogni stesso a verbale, sarà vero. O no?
Aspetto l'esito delle indagini interne che abbiamo avviato.

Sua moglie è amministratrice di Selex Sistemi Integrati, la società al centro delle indagini, perché non si dimette?
Ho fiducia in lei e sono sicuro che ne uscirà completamente pulita. Lei aveva già un posto importante quando sono arrivato in Finmeccanica. È una persona valida professionalmente e moralmente forte. Lei pensa che restando al suo posto fa l'interesse della società e dei dirigenti perché le dimissioni sono interpretate come un'ammissione di colpevolezza.

Anche lei resta per questo?
Io sono in una situazione diversa. Non ho ricevuto nessuna contestazione. Non sono situazioni equiparabili.

2 - DALLA RESISTENZA ALLA RESA I QUATTRO GIORNI DI FUOCO DELL´ULTIMO BOIARDO DI STATO
Roberto Mania per "la Repubblica"

Pier Francesco Guarguaglini non avrebbe mai pensato che proprio a Palazzo Chigi sarebbe finita la sua carriera di boiardo di Stato. Lì aveva trovato sempre alleati e protezione. Ma l´ultima sua difesa ieri pomeriggio, in quella stanza al primo piano, davanti al sottosegretario Antonio Catricalà e non più davanti a Gianni Letta, è stata inutile. Impacciata e cacofonica. Non sarà più lui l´uomo al vertice del più grande gruppo industriale pubblico italiano, con oltre 71 mila dipendenti in tutto il mondo, un fatturato che sfiora i 18 miliardi di euro, e i conti profondamente in rosso.

Lo scandalo senza fine dei fondi neri lo ha travolto. Lui è indagato per false fatturazioni e frode fiscale. La moglie Marina Grossi (anche lei sotto indagine), è l´ad della Selex Sistemi Integrati. Ed è al centro di quella che appare sempre più la nuova Tangentopoli, il "caso Enav". Lorenzo Borgogni, potente uomo delle relazioni esterne del gruppo e suo braccio destro da anni, si è autosospeso e ha cominciato a collaborare con i magistrati napoletani e ad ammettere un intreccio inquietante tra politici e faccendieri, intorno a un giro di appalti pilotati. Lui avrebbe fatto il "collettore".

Poi ci sono i consulenti: da Lorenzo Cola a Valter Lavitola. Per finire con Gianpi Tarantini da Bari. Tutti sotto inchiesta. Due teste sono già cadute: si sono dimessi il direttore generale della holding, Paolo Pozzessere, e Salvatore Metrangolo, consigliere di amministrazione della Seicos, una delle società controllate. Una ragnatela che ha avvolto l´impero di Finmeccanica.

Dunque, si volta pagina, si chiude l´epoca dell´ingegner Guarguaglini cominciata nel 2002 a piazza Monte Grappa. Ieri gli è stato dato il benservito, al temine di quattro giorni di fuoco, iniziati con gli arresti di sabato. Il governo ha deciso che se ne deve andare. Subito. «Noi andiamo avanti. Lui ormai è fuori», spiegavano con nettezza a Palazzo Chigi. Lì non c´è più Gianni Letta che di Guarguaglini è stato il grande protettore. Eppure il settantaquattrenne da Castagneto Carducci, uomo capace di lotte durissime senza esclusione di colpi, allenato sui terreni impervi degli scontri per la conquista delle commesse mondiali degli armamenti, ha provato a resistere.

Pensava di farcela anche questa volta. «Sono innocente. Ho ricevuto un solo avviso di garanzia. Non c´è nulla di penalmente rilevante», diceva ieri. Lo diceva nonostante solo il giorno prima il presidente del Consiglio, Mario Monti, ministro ad interim dell´Economia (azionista di controllo con il 30,2 per cento di Finmeccanica), fosse stato chiaro: «Mi aspetto una rapida e responsabile soluzione».

Lo diceva, Guarguaglini, convinto di potersi salvare. Come la consorte Marina Grossi che, nonostante la sfiducia pubblica dell´amministratore delegato del gruppo, Giuseppe Orsi, non si è dimessa, salvata, tre giorni fa, dal voto a maggioranza di un consiglio di amministrazione della Selex designato per metà proprio da Guarguaglini. Lei e lui hanno usato le stesse parole a propria difesa, i medesimi argomenti. Quelli espressi con impaccio e linguaggio decadente domenica scorsa davanti alla telecamera di Report di Marina Gabanelli. A tratti, però, è sembrato di rivedere il drammatico interrogatorio di Arnaldo Forlani davanti ai giudici milanesi di Mani Pulite. La fine, appunto, di un´epoca. Marina e Pier Francesco, una coppia d´affari e di potere. Ma ora lo smottamento dell´impero è iniziato. Dopo Guarguaglini dovrà andarsene anche lei. Entrambi senza più protezioni.

Perché è stato l´ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta a voler confermare Guarguaglini per la quarta volta alla presidenza della Finmeccanica. «Dobbiamo essere orgogliosi di avere Guarguaglini», disse in pubblico Letta così attento in altri casi a non esporsi troppo. Giulio Tremonti, che più volte si era scontrato con Guarguaglini (in particolare dopo la decisione del manager di acquistare a caro prezzo negli Stati Uniti la Drs Technologies) non lo voleva più.

Emma Marcegaglia rinunciò ad avere Guarguaglini nella sua squadra di Confindustria quando capì che le inchieste giudiziarie non si sarebbero affatto fermate alla moglie. Così nell´ultima tornata di nomine pubbliche Guarguaglini è stato depotenziato, ma non fatto fuori: presidente con alcune deleghe, relazioni esterne, strategie e audit interno. Alla guida della holding, invece, ci andò Orsi proveniente dall´Agusta che ha il suo quartiere generale nel varesotto.

E proprio per questo uomo sostenuto dalla Lega Nord nella spartizione delle poltrone pubbliche. Ma soprattutto uomo vicinissimo a Comunione e Liberazione. Da anni la sua è una presenza costante al Meeting estivo di Rimini. È nel mondo cattolico, nel nuovo Centro rinforzato e ringalluzzito dal governo dei tecnici al quale si oppone proprio solo il Carroccio, che Orsi si sta muovendo, cercando nuove (o rafforzando le vecchie) sponde per non rischiare di essere travolto anche lui.

Le dimissioni di Guarguaglini le vuole il governo, ma le vuole anche Orsi. Che dopo una iniziale pacifica convivenza ha deciso di andare allo scontro con il presidente. E ha detto basta alla diarchia imposta dal duello Letta-Tremonti. Tanto che alla riunione dell´ultimo consiglio di amministrazione (quello che ha approvato i conti disastrosi dei primi nove mesi dell´anno), Guarguaglini non ha partecipato per dissenso.

Una battaglia sotterranea che ha eroso alcuni pezzi del potere di Guarguaglini all´interno del gruppo. Negli ultimi tempi sono già saltati due manager vicinissimi al presidente: Renzo Meschini amministratore delegato di Finmeccanica Group Services, e Mauro Tanzi, di Finmeccanica Group Real Estate. Ora tocca al pesce grosso, all´ultimo grande boiardo dello Stato imprenditore.

 

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