IL FLOP TV DEGLI EURO-MONITI DI NAPOLITANO INTERVISTATO (SI FA PER DIRE) DA FAZIO DIMOSTRA CHE AL “QUADRO DI VALORI” DELL’EUROPA “UNICA VIA” NON CREDE PIÙ NESSUNO E CHE L’AUSTERITY HA DISTRUTTO LE NOSTRE VITE

Mario Giordano per ‘Libero Quotidiano'

In attesa che torni indietro l'Europa, torna indietro l'Auditel. Prima ancora di uscire dall'euro, infatti, Napolitano fa uscire dai gangheri i telespettatori, che non a caso girano le spalle al presidente della Repubblica in versione tele-europeista: l'intervista esclusiva di Fabio Fazio totalizza solo l'11,91 per cento di share,uno dei peggiori risultati della stagione. Colpa di un format un po' bollito? Forse.

Colpa di un conduttore che dopo Sanremo non sembra più in palla? Può essere. Ma soprattutto colpa di una minestra riscaldata, quella dell'europeismo di maniera, che gli italiani non riescono più a sopportare nemmeno se viene trasmessa a reti unificate.

Dire che la riduzione del debito Ue è «un dovere verso i giovani», come ha fatto il Capo dello Stato, con quel solito tono grave e solenne di circostanza, è un'offesa all'intelligenza delle persone perché:

a) le politiche di austerity imposte dell'Europa in questi anni hanno ucciso l'economia ma non hanno affatto ridotto il debito;

e b) perché ridurre il debito costringendo il 50 per cento dei giovani alla disoccupazione è qualcosa peggio di un crimine: è un crimine inutile e assurdo. E ripetere stancamente le parole d'ordine del «quadro di valori» e della «pace nel cuore del Vecchio Continente » è una pratica irritante che ottiene ormai solo due effetti: prima fa girare le balle,poi fa girare canale.

IL PARTITO UNICO
Se i solerti fan del Pude (Partito unico dell'euro) vogliono convincere gli italiani della bontà del progetto devono scendere dal piedistallo dei concetti astratti e misurarsi sulle proposte concrete, se ne hanno. Perché finora hanno pensato di vincere la partita senza nemmeno giocarla, cioè sulla base di preconcetti o, peggio, sulla base del terrorismo psicologico, quello in base al quale fuori dall'euro c'è solo pianto e stridor di denti.

E non si sono resi conto che il pianto e lo stridor di denti sono hic et nunc, qui e ora, la gente sta soffrendo, sta male, e non è disposta ad accettare ulteriori penitenze in nome di vaghe promesse di felicità eterna che non arriverà mai. Non è più tempo per fatwe teologiche,gli ayatollah della religione europea se ne facciano una ragione: è arrivata anche qui l'età dei lumi. O ci sono argomenti per difendere la moneta unica e la politica di Bruxelles,oppure la gente chiederà di prendere un'altra strada. Cioè l'unica che garantisce la sopravvivenza.

Quello che colpisce, nello scontro in atto, è proprio l'assoluta genericità degli argomenti pro euro. L'altra sera,dopo la partecipazione a una trasmissione televisiva, si fa vivo un mio vecchio compagno di università, oggi economista a Ginevra. «La vostra è una posizione sbagliata», mi dice. Ok, dimostramelo, gli dico, sfidandolo come ai tempi in cui preparavamo econometria insieme. E lui mi manda il link di un papello confuso, scritto da altri. Tutto qui? Anche il documento eurista di Lorenzo Bini Smaghi e altri, pubblicato sul Corriere il 9 aprile, del resto, è di una pochezza impressionante. Tanto che lo stesso Corriere della Sera ieri pubblicava un editoriale di Elido Fazi che diceva: «Sono convinto anch'io che uscire dall'euro sarebbe una follia. Ma bisogna usare migliori argomenti».

In effetti: bisognerebbe usare migliori argomenti. Ma, forse, per usarli bisognerebbe averli. Sabato sono stato tutto il giorno al convegno di Asimmetrie, cui partecipavano alcuni dei maggiori economisti europei euroscettici e eurocritici. Ecco lì ho sentito davvero degli argomenti, dei numeri, dei dati. Per dire: il professor Alberto Bagnai, anima dell'incontro,ha distrutto numeri alla mano addirittura la principale arma usata dai sostenitori della moneta unica, cioè quello secondo cui, se uscissimo dall'euro, la benzina volerebbe alle stelle.

In realtà,ha dimostrato Bagnai. l'aumento sarebbe contenuto, anche nel peggior scenario possibile. Di questo, ovviamente, il Corriere non ha scritto una riga, Bini Smaghi non saprà nulla e il mio ex compagno d'università neppure. Che ci volete fare? Ormai si sono disabituati al contraddittorio, e restano convinti che per respingere le ragioni altrui sia sufficiente il pronunciamento loro. «Basta la parola», come nella pubblicità del celebre confetto lassativo. E non si accorgono che anche l'effetto di questa pratica risulta, alla fine, molto simile a quello del confetto.

Fra le 500 persone che partecipavano al convegno di sabato, in effetti, non ho incontrato nemmeno un fanatico (ovviamente qualunquista e demagogo). Ho trovato persone che volevano capire. Se trovassero, se trovassimo, qualcuno che anziché imporci verità teologiche dall'alto («Ridurre il debito è un dovere verso i giovani») provasse a convincerci, magari potremmo ricrederci. Invece no.

GLI STESSI SLOGAN
Gli euristi continuano a ripetere gli stessi slogan. Per esempio: l'euro è necessario per combattere la Cina che è cresciuta. Ma se la Cina è cresciuta diventa un mercato interessante: il modo migliore per combatterla non sarebbe quella di invaderla con i nostri prodotti? E come facciamo a invaderla se i nostri prodotti sono fuori mercato a causa dell'euro fortissimo? E se i prodotti sono fuori mercato e le imprese chiudono, come lo riduciamo il debito? Mettendo un'altra tassa sulla casa?

O sul patrimonio? Il convegno organizzato da Bagnai si è aperto con un reportage meraviglioso sulla Grecia. C'era Monti che diceva: «La Grecia è il più grande successo dell'euro». E poi si vedeva la devastazione di Atene, un Paese ridotto alla fame. Il più grande successo dell'euro? L'antropologo Panagiotis Grigoriou ha detto: «Sono da qualche giorno qui in Italia e mi sembra di vedere la situazione del mio Paese nel 2009, prima della catastrofe».

In sala c'è stato un brivido di terrore: saremo noi il prossimo grande successo dell'euro? Forse siamo ancora in tempo per evitare la catastrofe totale: se Napolitano e gli altri sostenitori del Pude hanno qualche proposta concreta la facciano. Altrimenti gli italiani si difenderanno come possono, in fondo già lo stanno facendo.Ed è per questo, in effetti, che quando si parla di Europa sono pronti a cambiare programma. Per fortuna non solo in Tv.

 

 

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