
IL FUOCO È CESSATO. E POI? – STEFANO STEFANINI E I DUBBI SULLA FASE DUE DEL PIANO TRUMP PER GAZA: “COSA SUCCEDE A GAZA NEL PERIODO INTERMEDIO FRA RITIRO DELLE FORZE ISRAELIANE E L’ENTRATA SUL TERRENO DELLA FORZA INTERNAZIONALE DI STABILIZZAZIONE? A CHI CONSEGNA LE ARMI HAMAS? CHI NE DISTRUGGE LE STRUTTURE ANCORA FUNZIONANTI? SE ISRAELE SI LIMITA A CONTROLLARE IL 53% DELLA STRISCIA, COSA SUCCEDE NEL RESTANTE 47%? DIVENTA TERRA DI NESSUNO, CON ABBONDANZA DI ARMI E GRANATE?”
Estratto dell'articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
[…] Per un sipario che cala su due anni di guerra nella Striscia e sull'angoscia degli ostaggi, un altro si alza sul dopoguerra a Gaza e sul futuro della Palestina. […]
Cosa c'è nell'accordo firmato da Israele e da Hamas? A contenuto non pienamente divulgato, i punti principali sono quattro: fine della guerra e parziale ritiro israeliano; rilascio degli ostaggi vivi e consegna delle salme dei deceduti;
liberazione di 1950 palestinesi detenuti da Israele, dei quali 200 condannati all'ergastolo (non di Marwan Barghouti, pur richiesto da Hamas); afflusso immediato di aiuti umanitari, dai 400 ai 600 camion al giorno.
Rispecchiano fedelmente i primi passi del piano Trump. Da compiere entro 72 ore, già allungate dallo stesso Presidente che ha parlato di rilascio degli ostaggi "lunedì o martedì". L'esecuzione è sempre più complicata dei piani.
Fin qui benissimo. A parte il rischio di incidenti involontari o provocati, costante rischio nei cessate il fuoco, sono tutte misure unilaterali che sta a ciascuna parte mettere in atto.
Avendole concordate lo faranno purché convinte nella reciprocità della controparte e nel rispetto della sequenza fine guerra-liberazione ostaggi-liberazione detenuti specificamente prevista nel piano.
Da quanto ne sappiamo, l'accordo si ferma qui. Fa tacere le armi – di per sé un grosso risultato, enorme per la popolazione di Gaza. Ma poi?
Il "poi" del piano prevede un'amministrazione palestinese tecnocratica senza Hamas, la supervisione internazionale di un "Consiglio per la pace" con Donald Trump presidente e Tony Blair in veste di Ad e la forza di stabilizzazione arabo-internazionale. Tutti da costruire.
[…] Ammesso che si possano rapidamente individuare i "tecnocrati" palestinesi, fra i quali è subito affiorato il nome di Salam Fayyad, che le riserve di Hamas su Blair siano messe a tacere e il Consiglio possa subito costituirsi, una forza internazionale di stabilizzazione (Isf) non si improvvisa.
SOLDATO ISRAELIANO IN UN TUNNEL DI HAMAS
A prescindere dai problemi, tutt'altro che trascurabili, di chi vi partecipa, componente araba e non, chi la comanda, logistica in una Striscia che non ha un porto funzionante ecc. Mettiamo che sia già tutto progettato e pronto a partire.
Ci vuole tempo – settimane? – per lo spiegamento. Cosa succede a Gaza nel periodo intermedio fra ritiro delle forze israeliane e entrate sul terreno dell'Isf? Tra il "poi" previsto dal piano sull'amministrazione interinale della Striscia e l'attuazione, nell'arco di pochi giorni, dell'accordo raggiunto da Israele e Hamas a Sharm el-Sheikh c'è per forza un intervallo di tempo e trattativa.
In quel periodo, fra l'altro, deve avvenire il disarmo di Hamas e la partenza per l'esilio di quanti lo scelgano, quasi sicuramente quello che rimane della dirigenza militare. A chi consegna le armi Hamas? Chi ne distrugge le strutture ancora funzionanti?
Se, nel giro di pochi giorni, Israele si limita a controllare il 53% della Striscia, cosa succede nel restante 47%? Diventa terra di nessuno in un dopoguerra di distruzione e scarsità di tutti i generi di prima necessità, ma di abbondanza di armi e granate?
Colmare la transizione evitando un vuoto di potere è il prossimo ostacolo da superare. Forse conviene che l'Idf non si ritiri troppo in fretta… Adesso Donald Trump inizia il giro d'onore in Egitto e Israele. Ha promesso, che l'accordo Israele-Hamas porterà a una "pace duratura".
Il lavoro è appena iniziato e Il suo ruolo rimarrà decisivo. I Paesi arabi gli daranno una mano. Netanyahu dovrà tenere a bada la mina vagante dei coloni in Cisgiordania e rinunciare al grilletto facile dei carri armati. I palestinesi dovranno mettere in piedi una credibile capacità di autogoverno – senza il terrorismo di Hamas e senza la stanca corruzione dell'Autorità palestinese. Se noi europei vogliamo avere un ruolo, dovremo pensare a come inserirci, con fatti e non con parole, in questa ragnatela mediorientale. Che comincia appena a dipanarsi.
miliziani di hamas in tiro per la cerimonia di rilascio degli ostaggi
blair trump netanyahu
IL PIANO DI PACE DI TRUMP - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
marwan barghouti 2
netanyahu hamas
i tunnel di hamas sotto gaza 7
i tunnel di hamas sotto gaza 3
soldati israeliani entrano in un tunnel di hamas a khan younis, gaza
soldati israeliani che smantellano i tunnel di hamas 2
i tunnel di hamas sotto gaza 9
Yahya Sinwar in fuga nei tunnel di hamas