
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...
DAGOREPORT
giorgia meloni intervista al tg5 6
Al netto delle roboanti dichiarazioni (senza contraddittorio) via Tg5, Giorgia Meloni ha gli otoliti “on fire” per la contorta e autodistruttiva vicenda Almasri.
Certo, il Tribunale dei Ministri, un collegio di tre magistrati sorteggiati per questo delicato incarico, scagionando la Statista della Garbatella e rinviando a giudizio i due ministri e il sottosegretario addetto ai servizi segreti, ha aperto una botola dove, dall'alto del suo dilentattismo politico, Meloni ci è clamorosamente caduta.
Archiviandola, infatti, le hanno offerto infatti la possibilità di rivendicare la responsabilità la responsabilità della scarcerazione del generale libico con ritorno a casa con un volo di Stato (Aise).
Assumersi la responsabilità politica è così diventata un boomerang: se infatti la Ducetta, quando andrà in Parlamento a difendere i ministri Nordio e Piantedosi, e il sottosegretario Mantovano, si prenderà la “colpa” di quanto accaduto tra il 19 e il 21 gennaio, di fatto sconfesserà i tre caballeros del Governo, che invece nei loro interventi in Parlamento hanno cercato di minimizzare la volontà “politica” dell’esecutivo, sciorinando una bugia dopo l'altra.
INFORMATIVA DI MATTEO PIANTEDOSI E CARLO NORDIO ALLA CAMERA SUL CASO ALMASRI - FOTO LAPRESSE 2
La posizione di Nordio, in particolare, è molto traballante: l’ex magistrato ha detto di non essere stato informato formalmente dell’arresto del criminale libico, sottolineando le anomalie del mandato di arresto (che non sarebbe stato tradotto dall’inglese, avrebbe avuto allegati in arabo e con incongruenze logiche), salvo poi essere via via smentito su tutta la linea, e indirettamente, dai suoi stessi collaboratori.
In primis, involontariamente, è stata la "zarina" di Gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, che afferma di sentire il Guardasigilli “quaranta volte al giorno, sempre, ogni cosa che arriva... io quando ricevo gli atti glieli mando”, ma il destino cinico e baro vuole che gli avrebbe nascosto la bozza predisposta dall’Ufficio tecnico sul dossier Almasri. Le dichiarazioni di Bartolozzi, secondo i giudici del Tribunale dei Ministri, sono “smentite” da lei stessa: “la sua versione è da ritenersi sotto diversi profili inattendibile, anzi mendace”.
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Ma se ci sono così tante “prove” contro la biondissima e rampantissima ex deputata Di Forza Italia, perché non è stata indagata? Bella domanda. Forse i giudici devono aver immaginato che il Governo avrebbe subito innalzato lo “scudo” di cui stanno parlando in questi giorni i quotidiani: l’appiglio, come riporta “Repubblica” è un passaggio della legge costituzionale 219 del 1989, che consentirebbe di estendere il diniego dell’autorizzazione pure a chi ha agito ‘in concorso’ con esponenti di governo, ‘anche se non ministro né parlamentare’.
In soldoni, la tesi di difesa di Palazzo Chigi è che la Procura di Roma diretta da Lo Voi non potrebbe indagare Bartolozzi senza chiedere la preventiva autorizzazione a procedere alla Camera. Ma la "zarina" di via Arenula non essendo stata rinviata a giudizio "in concorso" con il suo ministro Nordio, il governo non può estendere la guarentigia costituzionale espressamente prevista per la Presidente del Consiglio e per i Ministri anche al capo di gabinetto del Ministro della Giustizia.
Insomma, lo "scudo per Giusi", scrive Matteo Renzi su X, ''commetterebbe un atto contro la Costituzione, contro le Istituzioni, contro la Giustizia. Su questo punto non si scherza: la guarentigia costituzionale vale per la Premier e per i Ministri. Non vale per i capi di gabinetto. Se qualcuno provasse a sostenere il contrario si aprirebbe uno scontro istituzionale senza precedenti''.
Dunque, anche se arriverà il voto del Parlamento che negherà ai giudici del Tribunale dei Ministri l'autorizzazione a procedere contro Piantedosi, Nordio e Mantovano, la Procura di Roma non avrà alcuno ostacolo a rinviare a giudizio la Bartolozzi.
La questione del mancato rinvio a giudizio della cocca di Nordio fa molto discutere i Palazzi romani: davvero i magistrati romani, consapevoli del voto in aula sui due ministri e il pio sottosegretario, avrebbero escluso Bartolozzi dal “primo round” di indagini? Non è certo un caso Nordio si sia infuriato leggendo la dichiarazione del presidente dell’ANM, Cesare Parodi, che ha parlato di una “ricaduta politica, neanche tanto indiretta, sulle persone coinvolte”.
E la ricaduta politica, è indubbio, c’è stata: nel centrodestra sono in molti a chiedere un la testa della “zarina” di via Arenula, che in questi anni è riuscita in una scalata rapida e inesorabile.
Ma il “suo” ministro, Nordio, l’ha sempre difesa a spada tratta. Oggi, l’ex toga con la passione per gli spritz, ha offerto il collo per lei: “Ritengo puerile ipotizzare che il mio capo di gabinetto abbia agito in autonomia.
Ribadisco che tutte, assolutamente tutte le sue azioni sono state esecutive dei miei ordini, di cui ovviamente mi assumo la responsabilità politica e giuridica".
Finendo per smentire anche se stesso: se Giusi Bartolozzi ha eseguito i suoi ordini, significa che il 19 gennaio Nordio era a conoscenza dell’arresto di Almasri, e la sua balbettante difesa di questi mesi era solo un fragile castello di menzogne.
giorgia meloni intervista al tg5 7
L'altra domanda che rumoreggia è questa: come mai il Governo non ha optato per il segreto di Stato sulla questione Almasri?
Nessuno sarebbe stato a conoscenza dei dettagli delle riunioni in cui si è deciso di rimpatriare il torturatore libico, con volo di Stato, e l’esecutivo si sarebbe evitato una bella rogna. È stato il solito, semplice, mix di arroganza e di incompetenza di Giorgia Meloni e dei suoi camerati.
Hanno deciso di evitare di secretare tutto per una mera valutazione politica (non essendoci ragioni tecniche per farlo): temevano che, se fosse uscita, la notizia avrebbe assunto contorni ancora più preoccupanti, dando adito a ogni tipo di speculazione da parte dell'opposizione.
La Thatcher della Garbatella, quando era all’opposizione, ha sempre chiesto la desecretazione di molti atti: nascondere la liberazione di Almasri avrebbe prestato il fianco a chi la accusa di essere una “camaleonte” traditrice del suo stesso passato…
NORDIO, AZIONI BARTOLOZZI ESECUTIVE DEI MIEI ORDINI
(ANSA) - "Dopo una continua, pubblica e ininterrotta diffusione di notizie sul ruolo della mia capogabinetto, dottoressa Giusi Bartolozzi, ho letto la motivazione del tribunale dei ministri e le illazioni che ne hanno tratto alcuni giornali.
mantovano meloni nordio piantedosi
Come la presidente Meloni ha ritenuto surreale che i suoi ministri abbiano agito senza il suo consenso, così anch'io ritengo puerile ipotizzare che il mio capo di gabinetto abbia agito in autonomia.
Ribadisco che tutte, assolutamente tutte le sue azioni sono state esecutive dei miei ordini, di cui ovviamente mi assumo la responsabilità politica e giuridica". Così in una nota il ministro della Giustizia Carlo Nordio a proposito del presunto ruolo della sua capo di gabinetto nel caso Almasri.
CARLO NORDIO ALBERTO RIZZO GIUSI BARTOLOZZI
"La sola ipotesi, che ho appreso con raccapriccio, che un'eventuale incriminazione della mia collaboratrice sia un escamotage per attribuire alla giurisdizione penale un compito che ora è squisitamente parlamentare mi fa inorridire, perché costituirebbe una strumentalizzazione politica della Giustizia. Mi auguro che queste insinuazioni finiscano, e che il Parlamento, secondo la Legge Costituzionale, si pronunci definitivamente sul ruolo del mio ministero, di cui, ripeto, sono l'unico e responsabile capo", conclude il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
CHI SONO I DIRIGENTI E I FUNZIONARI CHE HANNO AGITO NELLE RETROVIE
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Estratto dell’articolo di Irene Famà per “la Stampa”
Protagonisti e stuntman: ecco come si possono riassumere i personaggi principali della partita del caso Almasri. A raccontarlo sono le carte dell'inchiesta del tribunale dei ministri in cui si susseguono nomi e testimonianze di funzionari di governo e vertici istituzionali.
Al centro ci sono le riunioni organizzate i giorni dopo l'arresto del generale libico il 19, 20 e 21 gennaio. Non c'è traccia di verbali e, si legge negli atti, «non è nemmeno certo se si siano tenute tutte online o almeno alcune in presenza».
A rotazione partecipano in diversi, tra cui gli indagati: il sottosegretario Mantovano, il ministro Piantedosi. L'unico che manca quasi sempre è il Guardasigilli. Ma c'è il suo capo di gabinetto Giusi Bartolozzi. Al tribunale dei ministri, si legge negli atti, racconta di «aver avuto notizia dell'arresto nella tarda mattinata di domenica 19, su Signal, da parte del capo della polizia. E di aver informato il ministro».
giorgia meloni intervista al tg5 5
Di aver partecipato a una riunione il giorno stesso. Incontro «riservatissimo». E dice pure che le era «stato chiesto di mantenere l'assoluto riserbo». Al punto tale da non averne parlato nemmeno con i suoi funzionari. «Dichiarazioni che risultano smentite».
La sua versione, si legge nelle carte, è «da ritenersi sotto diversi profili inattendibile, anzi mendace». Afferma di sentire il Guardasigilli «quaranta volte al giorno, sempre, ogni cosa che arriva... io quando ricevo gli atti glieli mando». Ma la bozza predisposta dall'Ufficio tecnico sulla faccenda sembra avergliela nascosta. «Non l'ho ritenuto opportuno», avrebbe detto.
Per i giudici del tribunale dei ministri «è logicamente insostenibile che lei si sia arrogata il diritto di sottrarre al ministro» un tale elemento. Inoltre, agli atti, ci sono tutte le email che gli uffici tecnici, in particolare l'ex capo del dipartimento degli Affari di giustizia Luigi Birritteri, poi esautorato, aveva inviato a Bartolozzi.
Quella in cui segnalava l'eventualità che il ministro Nordio avrebbe dovuto compiere «un atto urgente» necessario per tenere in carcere il generale, la bozza del provvedimento. Il supporto degli uffici tecnici […] è stato tempestivo. Poi, tra inerzia e incomprensioni, qualcosa si è bloccato.
Vittorio Rizzi, direttore generale del Dis, dipartimento che coordina le attività di intelligence interne ed estere, partecipa agli incontri del 19 e 20 gennaio. Ai giudici dichiara di «essere stato più che altro spettatore, avendo solo di recente assunto l'incarico di direttore del Dis e non avendo tale organismo competenze operative». […]
E il capo della polizia Vittorio Pisani racconta che «al termine della riunione del 20 gennaio non era stata presa nessuna decisione su quale fosse la procedura corretta: non si era parlato nemmeno della possibilità di richiedere l'applicazione di misura cautelare, a prescindere alla convalida, né discusso delle conseguenze o implicazioni giuridiche o politiche della mancata risposta alle richieste della Cpi».
[…]
I giudici ricostruiscono le riunioni tramite le dichiarazioni dei partecipanti che però ritengono «in una certa misura reticenti e contraddittorie». Secondo il tribunale dei ministri non è vero che, al termine degli incontri, non sarebbe stata presa nessuna decisione.
Ma in realtà si sarebbe deciso «di attendere la decisione della Corte d'Appello, che, in caso di scarcerazione di Almasri, ne sarebbe stata disposta l'espulsione, che avrebbero eseguito tale espulsione utilizzando un volo di Stato predisposto sino dal 20 gennaio». E, si legge nelle carte nessuna alternativa viene vagliata.
giorgia meloni intervista al tg5 1
giorgia meloni intervista al tg5 4
Carlo Nordio e Luigi Birritteri
Gigi Birritteri
GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - ALFREDO MANTOVANO
GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - ALFREDO MANTOVANO