BACIAMI STUPIDO! - HOLLANDE, STRITOLATO TRA SEGOLENE E VALERIE, NON RIUSCI’ A GODERSI NEMMENO LA SERATA DEL TRIONFO ELETTORALE - UN BACIO SULLE GUANCE DELL’EEX MOGLIE FECE IMBESTIALIRE LADY ROT-WEILER – PIU’ STRONZA DI CARLA’, I FRANCESI NON SOPPORTANO LA GIORNALISTA-(EX) CONCUBINA - E ORA ATTENTI ALLE BELLE MINISTRE DEL GOVERMO HOLLANDE! SE LA SQUALA DELL’ELISEO LE PRENDE DI MIRA SONO CAZZI…..

Leonardo Coen per "il Venerdì di Repubblica"

Cherchez la femme! L'affabile François Hollande, fresco presidente di Francia, dice di essere «normale», anzi ne ha fatto l'essenza della sua campagna elettorale. Ma, a cominciare dai suoi affari domestici, sembra proprio che la sua vita - privata e pubblica, così intrecciate da non dipanarsi mai - non sia affatto «normale», bensì assai complicata, e siamo sicuri di non esagerare.

Per trent'anni ha convissuto con Ségolène Royal, fascinosa compagna di studi dell'Ena, l'École nationale d'Administration, fucina della classe dirigente francese, dove si erano conosciuti nel 1980. Hanno avuto quattro figli, insieme hanno fatto carriera nel Partito socialista.

Poi, nella loro vita si insinua un'altra donna, anch'essa affascinante e grintosa, una giornalista intraprendente, che si era spesso occupata professionalmente della coppia, di cui diventa amica, dopo una sdolcinata intervista in occasione della nascita di Flora, nel 1992, la quarta figlia.

Valérie Trierweiler scrive per Paris Match, raccoglie le confidenze di Ségolène quando è ancora ricoverata in maternità, comincia a frequentarli e attira su di sé l'attenzione di François, il cui aspetto banalmente anonimo non è proprio quello di un Casanova, e tuttavia tra le donne riscuote passioni e considerazione: in politica, oltre che in amore, una garanzia.

D'altra parte, nessuno prima di lui è riuscito a mettere in piedi un governo in cui la presenza femminile è fifty-fifty, diciassette ministre su 34, una scelta che ha scatenato i mass media e la stampa «rosa» (senza dimenticare le 104 deputate socialiste, su 280 seggi conquistati dal partito, elette domenica 17 giugno). Mai come in questo caso, comunque, la politica fu così galeotta. Quando Ségolène e François divennero deputati, avevano l'abitudine di trascorrere i weekend nelle loro circoscrizioni elettorali. Forse l'amicizia fra Hollande e Valérie si consolidò in quel periodo.

Di certo, l'adultero Hollande e l'ambiziosa Royal covavano il desiderio di candidarsi alle presidenziali. Fu Ségolène ad anticipare i giochi: una rivalsa squisitamente femminile. Vuole punire il compagno che ormai preferiva Valérie. Nel 2005 chiama uno dopo l'altro i suoi amici più cari e influenti, li convince che lei merita l'appoggio alle primarie, «lo confermano i sondaggi».

François non la perdonerà. Indispettito dalle trame della sua compagna, innesca il meccanismo «dei grandi sentimenti devastatori», come dice Sylvain Courage, acuto giornalista del Nouvel Observateur, molto addentro alle vicende del triangolo Royal-Hollande-Trierweiler, anzi della guerre des ex...

François rompe con Ségolène: concordano su una cosa, che la separazione non diventi di dominio pubblico, e non comprometta le loro carriere. In cambio, perfidamente, lei pretende che Valérie smetta di scrivere sulla sinistra in genere e in particolare, sui socialisti. Mobilita due dei figli, Thomas, il maggiore, e suo fratello Gérard, perché convincano la direzione di Paris Match, il prestigioso settimanale di cui Valérie è una delle firme più note. La missione va in porto. Valérie è costretta a cambiare: la piglia ovviamente male. Da quel momento, medita la vendetta.

Fatto sta che diventa sempre più difficile non notare le interferenze tra il privato e il pubblico, tra l'intimo e la politica, nelle azioni di Hollande e delle sue donne. Royal capisce che non tutta la dirigenza socialista l'appoggia pienamente. La campagna presidenziale mostra luci e parecchie ombre: il sogno di diventare la prima presidente francese s'infrange contro Sarkozy, che la spunta. Nel maggio del 2007, il primo segretario socialista e la candidata sconfitta tentano di salvare le apparenze, si mostrano sorridenti ai fotografi, ma la tregua dura poco, sino alle legislative del 2007.

È Ségolène che annuncia la fine della loro storia. Vuole la rivincita su «colui che le è mancato», sia sul piano politico come sul piano privato. I francesi scoprono che la campagna della sinistra (come peraltro quella della destra) si è giocata tra un uomo e una donna che si stavano lasciando. La separazione ufficializzata mette in evidenza rancori e furori. I quattro figli ne sono vittime. Soffrono.

Pure Hollande soffre: «Quando François, di recente, ha parlato di ritornare, io gli ho detto che non era una buona idea», rivela la Royal in un suo libro. Dal maligno titolo: Ma plus belle histoire d'amour, c'est vous. Non Hollande... Chiosano Raphaelle Bacqué e Ariane Chemin, brillanti giornaliste di Le Monde: «Fine di una coppia, inizio di un odio ordinario». Le due donne che si sono contese Hollande hanno in realtà parecchie cose in comune. Una bellezza classica alla francese, delle radici provinciali. Ma, soprattutto, un carattere autoritario. E una rivalità che le oppone da sette anni.

Frullata dalla gelosia di Valérie, macerata dalla colpevolezza di François, distillata dal desiderio di rivincita di una madre, Ségolène. La quale non intende perdere ciò in cui aveva creduto, ossia il suo fiero destino politico. Mentre l'altra è convinta che sia stata lei ad avere impedito a Hollande di presentarsi alle presidenziali e vincerle, in quel confuso 2007. Amorosa e possessiva, Valérie vuole essere la sola e unica donna di Hollande. È stufa d'essere la sua compagna nell'ombra. Una clandestina.

Così mette in piedi uno scoop. Un'intervista di Hollande al settimanale Gala, in cui François confessa: «Valérie è la donna della mia vita». Qualche anno dopo, nel febbraio del 2011, dirà: «È duro vivere all'ombra di Ségolène». Gli ingredienti per un sano vaudeville ci sono tutti. Apriti cielo! Ségolène s'infuria. Ma più di tanto non può. La dame de Poitou si è infatti già consolata, vive con l'uomo d'affari André Hagège: «Le mie relazioni con François sono soltanto politiche» dichiara, e s'intuisce il rancore di chi è abbandonato. Nel frattempo, medita di ricandidarsi alle primarie del 2011.

Il 28 agosto i sei pretendenti socialisti salgono sulla tribuna di La Rochelle, dove si conclude l'université dell'estate, i corsi politici del partito (è qui che Hollande e Valérie trovarono nel 2005 la complicità di Olivier Falorni, l'organizzatore, che favorì la loro relazione). Ségolène si sistema accanto a Martine Aubry, altra donna dell'entourage politico di Hollande, attuale segretaria del Ps. Poi si sposta dalla parte di Hollande. Gli prende la mano. Un gesto apparentemente affettuoso. In sala stampa i giornalisti sghignazzano, non si accorgono che alle loro spalle c'è Trierweiler: «È meglio che Valérie non lo veda...».

Valérie gira le spalle ed esce, scura in volto come un'Erinni. In ottobre, Hollande è in testa alle primarie, Royal è sgominata. La batosta è tale che passano due giorni prima che si decida a dare il suo «leale» appoggio al vincitore. Valérie le invia un tweet molto generoso: «Omaggio a Ségoléne Royal per il suo appoggio sincero, disinteressato e senza ambiguità». Si saprà molto dopo che solo dopo una tribolata cena coi quattro figli e una laboriosa colazione coi suoi collaboratori Royal si arrende ed accetta d'appoggiare Hollande. Il team elettorale del futuro presidente fa di tutto per evitare che lui e Royal s'incrocino nei meetings della campagna elettorale.

Il passato dei due è come sfumato, quasi cancellato. Valérie forza i giochi. Tende la mano. Capita a Rennes, il 4 aprile, che la giornalista l'allunghi a Royal e che questa non possa rifiutarsi di stringerla: subito immortalata da nugoli di fotoreporter. Il giorno dopo, Royal s'arrabbia con Manuel Valls, consigliere speciale di Hollande e futuro ministro degli Interni: «È la prima e l'ultima volta che mi freghi!». La ripicca è immediata. Il settimanale Vsd del 12 aprile 2012 esce con una copertina polemica, velenosa: Ségolène Royal, perché Hollande non può vincere. Una coltellata alla schiena.

Hollande diventa presidente il 6 maggio 2012. La sera, in piazza della Bastiglia, il neopresidente saluta la folla, applaude assieme ad altri noti socialisti il successo della sinistra. A un certo punto, lascia il suo posto e raggiunge quello di Ségolène per abbracciarla e baciarla sulle gote. Appena torna, Valérie lo fulmina con un'occhiataccia e sibila: «Baciami sulla bocca!». Hollande esegue. Passa qualche giorno e Trierweiler chiarisce la situazione una volta per tutte: «Lei è la donna politica, io la donna del politico».

E al Times dirà: «Non c'è più storia sentimentale tra i due da sette anni». Tombale. Come ne esce, Hollande? A pezzettini. La scena l'hanno conquistata le sue donne. Incombono le elezioni legislative, Royal è candidata - guarda caso - a La Rochelle, dove Olivier Falorni non solo non accetta di farsi da parte, ma sfida l'establishment del partito, si fa espellere, e vince il ballottaggio con i due terzi dei voti. Pochi giorni prima, aveva ricevuto il famoso tweet di incoraggiamento.

Scritto da Valérie: 135 caratteri al cianuro: «Coraggio, Olivier Falorni, che non ha demeritato e si batte da anni al fianco degli abitanti di La Rochelle con impegno disinteressato». L'imbarazzo di Hollande non cancella la gaffe. I socialisti, a cominciare dal premier Ayrault, si schierano dalla parte di Ségolène. Daniel Cohn-Bendit definisce il messaggio «un'indecenza politica». Cose che non si devono fare. Royal affronta l'ennesimo scacco con molta dignità. Accusa i maschilisti di destra ma anche quelli di sinistra.

Cita Victor Hugo: «Il tradimento tradisce sempre il traditore». L'annuncio della sua sconfitta pare un'orazione funebre: «Nulla mi è stato risparmiato». Il twittweilergate non l'ha certo aiutata... Un sondaggio condotto da Harris Interactive per conto del settimanale Gala stabilisce che il 49 per cento della gente ha una pessima opinione di Valérie. Il 45 per cento la trova troppo implicata nella vita politica, la sua ingerenza non piace affatto e i più severi nei suoi confronti sono i simpatizzanti della sinistra. La sovrapposizione tra sfera pubblica e sfera privata confonde i francesi, che concordano su una cosa: il movente del tweet è stato determinato dalla gelosia che ha spinto ad agire irresponsabilmente Trierweiler.

Meglio non immaginare che reazioni potrebbe avere la focosa Valérie se soltanto un giorno decidesse di assistere alle riunioni ministeriali. Spiccano infatti i volti nuovi, come quello di Najat Vallaud-Belkacem, molto attiva durante la campagna presidenziale: viene dal Rif marocchino e da Amiens, porta fieramente la sua doppia nazionalità, è carinissima, ha un sorriso fantastico, è giovane (non ha ancora 35 anni). Ed è stata portavoce di Royal prima di diventarlo del governo, oltre che ministro dei diritti delle donne.

Altra stella che brilla, dopo avere con intelligenza illuminato la difficile campagna elettorale di Hollande, è quella dell'attraente Aurélie Filippetti, ministro della Cultura e della Comunicazione, nipote di minatori italiani della Lorena, deputata e romanziera (Les Derniers Jours de la classe ouvrière)... Senza dimenticare la cineasta franco-algerina Yamina Benguigui, 55 anni portati magnificamente, autrice, realizzatrice e produttrice del telefilm Aicha andato in onda su France 2, seguito da cinque milioni di telespettatori (miglior audience del 2009 per una fiction francese).

Ricorda tanto Magali Noel, con due occhi che ti trafiggono, come il suo impegno per l'integrazione e contro la discriminazione. Dulcis in fundo, la nomina a sorpresa della longilinea Sophie Hatt, 44 anni (e tre figli) a capo del Gspr (Groupe de Sécurité de la Presidence de la République), le forze di sicurezza presidenziali. È la prima donna ad ottenere questo delicatissimo comando: a Hollande l'ha segnalata Lionel Jospin. A lei il compito, non semplice, di riorganizzare la sicurezza dell'Eliseo. Il Gspr è simbolicamente importante. Ai tempi di Mitterand era composto da soli gendarmi, con Chirac si aggiunsero elementi della polizia, sotto Sarkozy i gendarmi erano stati estromessi. Tocca a Sophie rimettere insieme, ai suoi ordini, gendarmi e poliziotti. Quante, fra di loro, siano donne, non è dato di sapere.

 

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