huawei

DON’T GO HUAWEI – ANCHE IL REGNO UNITO ESTROMETTE HUAWEI DAL 5G. E L’ITALIA CHE ASPETTA? IL VICEPRESIDENTE DEL COPASIR URSO: “SE DECISIONI SIMILI LE HANNO ASSUNTE REGNO UNITO E GRECIA, TANTO PIÙ È DOVEROSO FARLO PER L’ITALIA. IL NOSTRO PAESE È FRONTIERA E CROCEVIA FONDAMENTALE DI TUTTO IL SISTEMA DI INFORMAZIONE EUROPEO E ATLANTICO….”

 

 

 

Gabriele Carrer per www.formiche.net

 

boris johnson

Dopo Hong Kong, anche il 5G. L’età dell’oro tra Regno Unito e Cina, inaugurata dall’ex premier David Cameron e dal suo fidato cancelliere dello Scacchiere George Osborne, sembra prossima alla fine. In risposta alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino su Hong Kong, il governo britannico ha deciso di facilitare il regime dei visti per gli abitanti dell’ex colonia.

 

“Ora verranno ripensati altri elementi delle relazioni bilaterali tra Regno Unito e Cina”, dichiara Stefano Mele, presidente della commissione Sicurezza cibernetica del Comitato atlantico italiano. “A partire dall’estromissione di Huawei dalle strutture 5G del Regno Unito, ormai certa.

HUAWEI

 

Ed è già in fase di studio una legislazione modellata sul Magnitsky Act (usata inizialmente dagli americani contro i russi) in modo che i funzionari pubblici cinesi coinvolti in violazione dei diritti umani vengano sanzionati con una moratoria sui visti e il congelamento dei conti bancari internazionali”.

 

BORIS JOHNSON USA UN TELEFONO HUAWEI

Infatti, come raccontato nelle scorse ore da Formiche.net, Hong Kong rappresenta soltanto una delle ragioni dell’allontanamento tra Londra e Pechino. L’esecutivo londinese è, infatti, prossimo a un clamoroso dietrofront rispetto alle precedenti aperture fatte a Huawei: dopo gli avvertimenti degli Stati Uniti, il Regno Unito è pronto a bandire il colosso di Shenzhen dalla sua rete 5G per motivi di sicurezza.

bandiera coloniale britannica in un centro commerciale di hong kong 1

 

I motivi di scontro tra Londra e Pechino non si fermano però qui, a Hong Kong e Huawei, temi che pur hanno già spinto l’ambasciatore cinese a Londra, Liu Xiaoming, a minacciare “conseguenze” contro il Regno Unito: l’autorità per le comunicazioni britanniche (Ofcom) ha messo nel mirino il canale televisione Cgtn di proprietà del governo cinese; il parlamento di Londra sta premendo sul ministro degli Esteri Dominic Raab affinché imponga sanzioni su Carrie Lam, governatrice di Hong Kong; il governo britannico sta lavorando per rivedere il trattato di estradizione con l’ex colonia.

 

enrico borghi

Inoltre, poche ore dopo l’indiscrezione riportata dai giornali britannici, anche il capo dell’agenzia di sicurezza informatica francese Anssi, ha annunciato una stretta su Huawei: “Ciò che posso dire è che non ci sarà un bando totale”. Ma “per quanto riguarda gli operatori che non utilizzano ancora Huawei, li stiamo invitando a non sceglierla”. E, come spiegato da Formiche.net questa mattina, anche Parigi sta cercando di sostenere il mercato interno alternativo ai fornitori cinesi.

 

LE REAZIONI POLITICHE: IL PD…

“La decisione del premier Johnson, in controtendenza rispetto ad alcune iniziali aperture di alcuni mesi fa, pone un tema sul quale è opportuno riflettere anche in Italia”, si legge in una nota di Enrico Borghi, della presidenza del Partito democratico a Montecitorio e membro del Copasir.

 

HUAWEI

“La Grecia nei mesi scorsi ha formalmente deciso di puntare su Ericsson per implementare la propria rete di accesso, escludendo il ricorso alla tecnologia di origine e produzione cinese per la realizzazione del 5G nel territorio ellenico. Già nello scorso dicembre, nella relazione al Parlamento sui rischi cibernetici, il Copasir ha richiesto al governo di valutare con grande attenzione l’esclusione delle aziende cinesi nella realizzazione delle reti 5G in Italia”.

 

VICTOR ZHANG HUAWEI

Secondo Borghi “non si possono infatti che ritenere in gran parte fondate le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G”.

 

Nella nota, il deputato Pd ha anche riferimento all’impiego delle risorse del Recovery fund “per lo sviluppo di una tecnologia europea per le reti 5G in grado di assicurare sicurezza e qualità alle nostre infrastrutture e non dipendenza da soggetti estranei al nostro perimetro di alleanza”.

 

…E IL CENTRODESTRA

ADOLFO URSO SI FA UN PISOLINO

Per Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir, “la svolta di Boris Johnson, che segue peraltro la decisione inaspettata e per questo ancora più importante della Grecia, ci induce a fare la stessa riflessione in Italia”. Raggiunto telefonicamente da Formiche.net spiega: “Le infrastrutture italiane sono ben più significative e decisive per tutta l’Europa e l’alleanza atlantica rispetto a quelle della Grecia e del Regno Unito.

 

Infatti, il nostro Paese è frontiera e crocevia fondamentale di tutto il sistema d’informazione europeo e atlantico, pensiamo soltanto ai cavi sottomarini. Se decisioni simili le hanno assunte Regno Unito e Grecia, tanto più è doveroso farlo per l’Italia”.

 

xi jinping con il ceo di huawei ren zhengfei

Non a caso, continua Urso, “alla fine di oltre un anno di analisi, il Copasir ha prodotto un documento approvato all’unanimità. Tuttavia, a quel rapporto presentato al Parlamento e quindi al governo non è conseguita alcuna azione da parte degli organismi istituzionali preposti alla luce delle avvisaglie emerse.

 

Fino a questo momento è apparsa mancare una piena consapevolezza. Noi ci aspettiamo che venga compiuto un atto di chiarezza doveroso. Su questo non possiamo avere tentennamenti o ulteriori ritardi perché sulle infrastrutture 5G dobbiamo scommettere per il rilancio del Paese”.

 

PAOLO GRIMOLDI

“Bene ha fatto il Regno Unito a fermare il 5G made in China del loro colosso Huawei alla luce del nuovo scenario geopolitico e dopo il chiaro rischio sulla sicurezza informatica e non solo. Il regime di Pechino nell’illegale e violenta repressione delle proteste di Hong Kong sta dimostrando di non rispettare gli accordi internazionali assunti in precedenza, e di non rispettare i diritti umani”, ha dichiarato in una nota Paolo Grimoldi, deputato della Lega, componente della commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione italiana all’Osce. “Anche l’Italia dovrebbe assumere una posizione analoga”.

 

IL PARERE DELL’ESPERTO

XI JINPING GIUSEPPE CONTE

“Il rapporto tra Huawei e il Regno Unito è una special relationship non paragonabile a quello con altre nazioni occidentali”, spiega a Formiche.net Alessandro Aresu, direttore scientifico della Scuola di Politiche e autore di Le potenze del capitalismo politico (La nave di Teseo, 2020).

 

“Infatti, l’ascesa globale dell’azienda nasce nel 2005, attraverso un importante contratto con BT, e da quel momento il Regno Unito è stato la base per le operazioni internazionali di Huawei. Nel corso di questi anni, come ho ricordato anche nel mio libro Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina, abbiamo assistito a due fenomeni”, prosegue l’analista.

 

luigi di maio xi jinping

“In primo luogo, l’azienda è stata ampiamente monitorata dall’intelligence britannica, che, come sanno anche i sassi, ha storiche capacità di analisi, crittografia e valutazione, peraltro rafforzate nell’ultimo decennio con la costituzione del National Cyber Security Centre (Ncsc); in secondo luogo, Huawei non ha lesinato il reclutamento di figure britanniche per ruoli manageriali e di rappresentanza.

 

L’esempio principale è John Suffolk, civil servant britannico che è stato chief information officer del governo, e nel 2011, dopo aver lasciato il suo incarico l’anno precedente, è andato a lavorare con Huawei, di cui ora è il responsabile globale della cybersicurezza. Per fare un altro esempio, Mike Rake, ex presidente di BT, è entrato di recente nel consiglio di amministrazione di Huawei UK”.

ALESSANDRO ARESU

 

Secondo Aresu, “il caso Huawei nel Regno Unito quindi è anche uno scontro tra due élite: quella di una certa idea di Global Britain, vicina anche professionalmente all’azienda o alla Cina (come lo stesso ex premier David Cameron), e quella della stretta aderenza all’alleanza di sicurezza con gli Stati Uniti. Quest’ultima élite si rafforza, come ha mostrato l’intervento sul Financial Times dell’ex capo dell’MI6 John Sawers”.

 

LA DIMENSIONE GEOSTRATEGICA

C’è, infine, da considerare la dimensione geostrategica. “A mio avviso l’élite della sicurezza avrebbe vinto comunque”, ci spiega Aresu: “I Five Eyes non possono fare a meno dell’occhio di Londra, a meno che non cambi radicalmente il mondo.

 

Ciò che in parte cambia è la tempistica delle decisioni, anche se sulla vicenda britannica, come su altre, i governi devono di fatto trattare con le compagnie di telecomunicazioni che hanno forniture in corso, anche per ragioni tecniche. In ogni caso, la vicenda Huawei è molto lunga e complessa, e non bisogna adottare formule semplicistiche, dichiarandone la conclusione o la vittoria di uno dei ‘contendenti’.

i cavi di huawei in africa

 

La recente discussione nel Regno Unito tocca comunque un nodo importante, di cui parleremo ancora in futuro: una delle vulnerabilità principali dell’azienda cinese riguarda proprio la sicurezza dei suoi sotto-fornitori cinesi, nel momento in cui la sua supply chain riceve smottamenti radicali dalle decisioni di capitalismo politico degli Stati Uniti”.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...