IMPRESENTABILI D’ITALIA - IL GOVERNO SI IMPEGNA A INSERIRE L’INCANDIDABILITÀ DEI CONDANNATI IN PARLAMENTO ANCHE PER LE ELEZIONI 2013 - CON LA NUOVA LEGGE SULLA CORRUZIONE, I PROCESSI A PENATI E BERLUSCONI NON SAREBBERO PRESCRITTI, MA DI PIETRO SI LAMENTA: “SE SI PUNISCE ANCHE LA VITTIMA DELLA CONCUSSIONE, NON AVREMO PIÙ NESSUNO CHE DENUNCERÀ IL MALAFFARE” - SABELLI, CAPO ANM: “IL PROBLEMA È CHE IL REATO SI PRESCRIVE PRIMA DEL FURTO DI UN AUTORADIO”…

1 - CAMERA, OK ODG PD SU DELEGA PER INCANDIDABILITA'
(ANSA) - Il governo è impegnato ad esercitare in tempo utile per le prossime elezioni la delega per adottare un testo in materia di incandidabilità alle cariche elettive e di governo dei condannati: lo prevede un ordine del giorno del capogruppo del Pd Dario Franceschini al ddl anticorruzione su cui il governo ha espresso parere favorevole.

Il governo ha accolto anche un ordine del giorno di Pierluigi Mantini (Udc), in base al quale risulta impegnato "ad esercitare la delega in tema di incandidabiità in Parlamento dei condannati con sentenza definitiva per reati gravi in tempo utile affinché le norme possano essere vigenti ed applicabili entro la scadenza naturale dell'attuale legislatura e prima delle elezioni previste per il 2013".

2 - CORRUZIONE:SABELLI,PRESCRIZIONE PIU'BASSA DI FURTO AUTORADIO
(ANSA) - "Il problema della prescrizione va affrontato in termini generali. Resta però il fatto che per il reato di corruzione abbiamo termini massimi di prescrizione inferiori a quelli previsti per il furto di un autoradio da una macchina in sosta" . Il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli è intervenuto così nel corso di "Coffe break" in onda su La7 sul ddl anti-corruzione. Una legge che -ha osservato -"segna un passo avanti, ma è abbastanza illusorio pensare però che risolva il problema della corruzione".

Tutto questo "perché ogni riforma va inquadrata in una prospettiva di efficienza che si realizza anche intervenendo sugli strumenti processuali". "E' importante rivedere alcune ipotesi di reato - ha proseguito Sabelli- ma se non si risolvono i problemi legati alle difficoltà di notifica o se non si interviene sul processo degli irreperibili, se non si introduce la sospensione del processo con la messa alla prova, un intervento di settore come questo potrebbe essere non risolutivo".

3 - MANTINI, AVEVAMO RAGIONE SU INCANDIDABILITA'
(ANSA) - "Dopo una lunga battaglia parlamentare dell'Udc siamo riusciti ad impegnare il governo ad esercitare la delega sull'incandidabilità dei condannati in parlamento in tempo utile per le prossime elezioni. Il nostro emendamento proponeva l'immediata vigenza dell'incandidabilità, ma va bene così. Ci fa ancora più piacere che a questa posizione abbiano infine aderito gli altri gruppi, che pure si erano opposti in Commissione. Ora Grillo potrebbe ufficialmente essere incandidabile anche se auspico che siano nel decreto legislativo solo i più gravi reati dolosi e non quelli colposi". Lo afferma Pierluigi Mantini, responsabile riforme istituzionali dell'Udc.

4 - TRE SÌ ALL'ANTICORRUZIONE IN VERSIONE MORBIDA
INCANDIDABILITÀ DAL 2018 E PASTICCIO CONCUSSIONE
Eduardo Di Blasi per il "Fatto quotidiano"

Ci sono voluti tre voti di fiducia, ma ancora non bastano. E non solo perché la discussione sul ddl anticorruzione, che ieri ha passato a Montecitorio l'esame di una fiducia triplice e inconsueta, continuerà oggi, sempre alla Camera, il proprio cammino parlamentare. I tre tronconi in cui è stato spezzettato il provvedimento, infatti, rischiano di ritrovarsi inutilmente ammonticchiati nell'aula del Senato nelle settimane a venire.

Non solo. Le norme sull'incandidabilità dei condannati rischiano di iniziare a valere solo dal 2018, vale a dire dal finire della prossima legislatura. Questo perché nel testo dell'articolo 10 sul quale ieri la Camera ha espresso la sua prima fiducia, viene data la delega al governo di adottare un decreto legislativo che attui quelle misure "entro un anno". Un tempo giudicato da tutti eccessivo, che rischia per l'appunto di rimandare tutto alle calende greche delle politiche 2018, ma che, inserito nel corpo del provvedimento da un emendamento in Senato a firma del Pdl Lucio Malan, lì è rimasto anche nel delicato passaggio parlamentare.

Non è l'unico problema che il ministro Guardasigilli Paola Severino e il suo omologo alla Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, dovranno affrontare, ma certo è il più visibile. Tanto che, mentre la Camera è riunita, entrambi sono costretti a esternare il proprio ottimismo sul fatto che si farà tutto entro il 2013. La prima, che meglio ha imparato a conoscere gli incerti della navigazione parlamentare, chiarisce: "Se ci saranno le condizioni politiche e generali possiamo approvarla anche prima. Faremo di tutto per mantenere la promessa". Che non è proprio la dichiarazione di chi conservi una certezza.

Ancora una volta i nodi politici da sciogliere sono ancora tutti lì. Nonostante i tre voti bulgari (461 voti favorevoli sull'emendamento numero 10, 431 sul numero 13 e 430 sul 14), infatti, tra maggioranza e opposizione rimbalzano accuse e recriminazioni.

Se sull'emendamento sull'incandidabilità (il 10), Fli si astiene proprio a seguito della tempistica priva di buon senso (la presidente della commissione Giustizia alla Camera constata come "non si può fare che la legge sia uguale per tutti tranne che per i politici"), sulla riscrizione dei reati di corruzione e concussione (l'emendamento votato all'articolo 13 contiene anche il nuovo reato del traffico di influenze), si consuma una battaglia doppia, con l'Idv Antonio Di Pietro che tuona contro una legge che alla fine salva corrotti e concussi, e il Pdl che spara contro il Pd rinfacciandogli come la norma, così come è scritta, faccia un regalo a Filippo Penati, annunciandogli una prescrizione imminente.

Il discorso di Di Pietro è chiaro. Afferma il leader Idv che attraverso l‘utilizzo dei reati di corruzione e concussione, i magistrati del pool di Milano riuscirono a fare Mani Pulite. Adesso, con la modifica dell'articolo 317 del codice penale (la "concussione per induzione"), si finisce per mettere in crisi l'intero sistema. "Lei, con questa proposta - dice Di Pietro dai banchi dell'opposizone - fa sì che, laddove la concussione avviene per induzione, sono tutti e due colpevoli, tutti e due rispondono del fatto commesso (sia chi dà denaro sia chi lo riceve).

Lei vuole dire che, ogni volta che la concussione non avviene per violenza o per minaccia ma avviene per induzione, in quel caso non deve rispondere solo più chi induce ma deve rispondere anche chi è indotto. Sfido a leggere milioni di pagine di carte che, in quest'ultimi vent'anni, hanno rappresentato gli atti giudiziari di questo Paese e a trovarmi un solo reato di concussione per violenza". I pubblici ufficiali, i politici, gli amministratori, continua Di Pietro, non usano violenza per stringere accordi corruttivi.

Ma se un imprenditore concusso rischia di finire in carcere così come il corrotto, perchè dovrebbe denunciare il patto? È questa per Di Pietro la norma che rischia di mettere in barca l'intero provvedimento. Non solo. Il Pdl, per bocca di Fabrizio Cicchitto, annuncia che l'emendamento sull'articolo 13 (il traffico di influenze) deve essere riscritto al Senato: "Rischia di dare ai pubblici ministeri una discrezionalità del tutto eccessiva", afferma.
E il ministro Severino annota a fine serata: "Quando si tratta di testi così complessi il desiderio di apportare delle migliorie è tanto. Ma a volte mi chiedo se il meglio non sia davvero nemico del bene".


5 - QUELLA NORMA NON SALVA NÉ PENATI NÉ BERLUSCONI PRESCRIZIONE NEL 2017 PER IL PROCESSO A MONZA NEL 2019 PER IL CASO RUBY
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

Non salva Penati dall'inchiesta di Monza sulle tangenti rosse e non salva Berlusconi dal processo Ruby: se si parla poco delle sensibili lacune e reali incongruenze della nuova legge, è paradossalmente perché da destra su Penati e da sinistra su Berlusconi si continuano a sbandierare due inesistenti «al lupo al lupo».

Non è vero che la legge contenga una norma destinata a mandare al macero il processo che la Procura di Monza è orientata a chiedere per l'ex capo della segreteria politica del segretario pd Bersani: per il semplice fatto che la legge non inciderà sulla prescrizione delle due imputazioni di corruzione e delle due ipotesi di violazione della legge sul finanziamento dei partiti datate 2008-2009 e 2008-2010, che continueranno a prescriversi dopo 7 anni e mezzo, tra la metà 2016 e metà 2017.

Poi ci sono tre accuse di concussione, l'attuale articolo 317 che punisce da 4 a 12 anni «il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente denaro od altra utilità». La nuova legge vuole scinderlo in due fattispecie: il nuovo articolo 317 che con pena da 6 a 12 anni punirà il pubblico ufficiale che costringe il privato (vittima non sanzionata); e il 319-quater che punirà sia il pubblico ufficiale (da 3 a 8 anni) che induce il privato, sia il privato (fino a 3 anni) indotto a dare o promettere.

Questo abbassamento delle pene si riverbera sulla prescrizione, parametrata sul massimo della pena più un quarto. I capi A e B, che per l'area ex Ercole Marelli a Sesto accusano l'allora sindaco Penati d'aver indotto due imprenditori a una iniqua permuta di terreni, risalgono al 2000 e oggi si prescriverebbero nel 2015 in 15 anni (12 di pena massima più 3), mentre con la nuova legge si sarebbero già prescritti nel 2010 in 10 anni (8 più 2).

Diverso l'impatto sul capo C, che imputa a Penati di aver indotto un costruttore a promettergli 20 miliardi di lire, versargliene 4 e affidare incarichi per 1,8 milioni di euro a due professionisti delle coop rosse per l'area ex Falck: l'accusa è fino al 2004, sicché l'attuale prescrizione, ancorata al 2019, con la nuova legge arriverebbe già nel 2014: termine stretto per tre gradi di giudizio, anche se per la storia va ricordato che nel 2011 il gip negò ai pm l'arresto di Penati perché qualificò i fatti non come concussioni ma come corruzioni già prescritte.

Neppure è vero che la nuova legge farà saltare il processo Ruby dove Silvio Berlusconi, oltre che di prostituzione minorile, è imputato di concussione per induzione dei funzionari della Questura di Milano che il 27 maggio 2010 all'esito delle sue telefonate notturne affidarono la minorenne marocchina a Nicole Minetti.

I timori che non vi sia continuità normativa tra il vecchio 317 e il nuovo 319-quater sembrano dimenticare che per la posizione del pubblico ufficiale Berlusconi tutte le ipotesi ricomprese nel vecchio articolo 317 andrebbero a finire o nel nuovo 317 o appunto nel 319-quater, in una successione meramente modificativa di leggi penali (indicata già da studiosi come Dolcini e Palazzo) sulla base dei criteri fissati dalla Cassazione a sezioni unite nella sentenza 25887 del 26 marzo 2003.

È vero invece che la prescrizione scende da 15 a 10 anni, ma per il processo Ruby (già in stadio avanzato in Tribunale) si traduce in maggio 2019: grottesco, se non si farà in tempo a celebrare tre gradi di giudizio, accollarne la colpa alla nuova legge.

 

 

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