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“KIEV DIVENTI UN PORCOSPINO D’ACCIAIO” – IL DIKTAT DELLA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE URSULA VON DER LEYEN ALLA VIGILIA DELL’INCONTRO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP CON ZELENSKY E I "VOLENTEROSI" - LA LINEA CONCORDATA DA GRAN BRETAGNA, FRANCIA E GERMANIA È QUELLA DI PROVARE AD ARGINARE LA VOGLIA DI WASHINGTON DI CHIUDERE IN QUALUNQUE MODO LA PARTITA RUSSO-UCRAINA. PER LE CANCELLERIE EUROPEE REGALARE TERRE AL CREMLINO È “UN PRECEDENTE PERICOLOSO” – BERLINO, PARIGI E LONDRA SI SONO DETTI PRONTI A A INVIARE SUL TERRENO I LORO MILITARI. SI TRATTA DI UNA “GARANZIA” CONSIDERATA INDISPENSABILE. SU QUESTO PERÒ NON C’È L’ACCORDO DEL CREMLINO E CI SONO I DUBBI DI TRUMP – IL RUOLO DELLA CINA EVOCATO DA PUTIN

Claudio Tito per la Repubblica - Estratti

 

URSULA VON DER LEYEN - DONALD TRUMP

Rifiutare o almeno circoscrivere la proposta Trump-Putin. Perché le concessioni territoriali, per come sono state presentate, sono inaccettabili.

 

 

Il presidente ucraino Zelensky si è rivolto nelle ultime 24 ore ai leader europei chiedendo aiuto. Ricevere il loro sostegno per tenere testa a Donald Trump e sottolineare i tanti punti negativi dell’intesa raggiunta in Alaska tra il tycoon e Vladimir Putin. «Se vado da solo alla Casa Bianca – è stato il ragionamento svolto dal capo di Kiev – non sarò in grado di resistere. Ho bisogno che veniate con me».

 

 

DONALD TRUMP - VOLODYMYR ZELENSKY - TERRE RARE UCRAINA MINERALI

In effetti la linea concordata prima tra i “paesi-guida” dei “Volenterosi” – ossia Gran Bretagna, Francia e Germania – e poi con gli altri membri dell’Unione europea è quella di provare ad arginare la voglia di Washington di chiudere in qualunque modo la partita russo-ucraina. Anche perché il tema delle concessioni territoriali viene considerato anche una questione di «sicurezza europea». Il principio di fondo allora è che «nessun accordo sui territori può essere approvato senza il consenso dell’Ucraina». Non si tratta solo di una norma basilare del diritto internazionale, ma anche della necessità politica di non perdere così il concetto di “aggressore e aggredito” che – secondo gli europei – è stato completamente rimosso durante il summit di Anchorage.

DONA AL TRUMP - MEME SU VOLODYMYR ZELENSKY BY EMILIANO CARLI

 

In secondo luogo, sull’asse Londra-Parigi-Bruxelles-Berlino si fa notare che accogliere le istanze del Cremlino sul Donetsk e sulla Crimea equivale ad aprire la strada ad altri attacchi russi in futuro. Ossia un problema che riguarda direttamente il Vecchio Continente. Un “precedente” troppo pericoloso. Anche se il Cremlino sarebbe pronto a fare un passo indietro teorico e non irreversibile sulle zone sottoposte al referendum a favore dell’adesione alla Russia. La pretesa poi di “russofonare” l’Ucraina viene considerata una lesione ai caratteri fondamentali che distinguono le nazioni.

 

L’altro aspetto discusso nelle ultime ore da Zelensky e i leader Ue si concentra poi sulle garanzie circa la tenuta dell’eventuale intesa e lo “scudo” affinché non si ripeta un’invasione russa. Come ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «l’Ucraina deve essere un porcospino d’acciaio». E quindi accettare l’imposizione del Cremlino secondo cui l’Ucraina non dovrà mai entrare nella Nato solleva più di una perplessità: «Non ci devono essere limiti alle forze armate ucraine – ha ripetuto ancora von der Leyen -, né limitazioni alla cooperazione con Paesi terzi o ricevere assistenza da Paesi terzi».

 

Ursula von der leyen e donald trump a Turnberry in Scozia - foto lapresse

Anche su questo capitolo ci sono almeno tre nodi che dovranno essere sciolti durante il vertice di oggi a Washington. Il primo riguarda proprio l’Alleanza atlantica: che dovrebbe continuare per ora a coordinare gli aiuti a Kiev e ad assicurare l’addestramento delle truppe ucraine. In questo quadro l’appoggio logistico americano è indispensabile. E la disponibilità di Trump, che ha riferito anche al segretario generale della Nato, Mark Rutte, l’esito dell’incontro in Alaska, è una precondizione ineliminabile.

 

DONALD TUSK - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA

Il secondo concerne il tipo di Forza di interposizione da formare a difesa della pace. La strada immaginata ad Anchorage è quella di un contingente multinazionale di cui dovrebbe far parte anche la Cina. La richiesta di Putin è questa: il coinvolgimento di Pechino. Ad un gruppo del genere dovrebbero aderire anche paesi come India, Corea, Giappone e Australia. E potrebbe essere accompagnata da una risoluzione Onu. Il ruolo della Turchia è valutato tenendo conto che si tratta di un membro dell’Organizzazione atlantica. L’Europa, attraverso i “Volenterosi”, chiede di essere presente nei territori ucraini non di confine.

 

KEIR STARMER - EMMANUEL MACRON - FRIEDRICH MERZ - IN TRENO PER KIEV

Germania, Francia e Regno Unito nella telefonata di ieri si sono detti pronti a a inviare sul terreno i loro militari. Si tratta di una “garanzia” considerata indispensabile. Su questo però non c’è l’accordo del Cremlino e ci sono i dubbi di Trump. Che nei contatti più recenti, infatti, è tornato ad evocare la possibile presenza “imprenditoriale” americana in Ucraina (lo sfruttamento delle miniere). A suo giudizio sarebbe tutelata anche da una presenza armata (non necessariamente esercito) statunitense. E sarebbe quindi una forma di deterrenza di fatto nei confronti della Russia.

 

Insomma i punti interrogativi sono tanti. E a Bruxelles in pochi scommettono sulla possibilità di rispondere a tutti in poco tempo, tanto meno in un giorno. La paura che la fine della guerra sia ancora lontana e che il presidente russo punti solo ad una vittoria netta, militare o diplomatica, rappresenta il retropensiero che guida tutte le mosse degli europei. 

 

(...)

STRETTA DI MANO TRA ZELENSKY E TRUMP AL VERTICE NATO DELL'AJA

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