
L'ITALIA DI GIORGIA MELONI: UNA COLONIA DEGLI USA - SU RICHIESTA DI WASHINGTON, IL GOVERNO ITALIANO CHIEDE ALL'AGENZIA DELLE ENTRATE DI RIDURRE UNA MULTA DA 3 MILIARDI DI EURO COMMINATA AD AMAZON PER EVASIONE: IL FISCO HA ESEGUITO, PROPONENDO AL COLOSSO AMERICANO UN PATTEGGIAMENTO DA 600 MILIONI - IL VICEMINISTRO MELONIANO, MAURIZIO LEO, INCONTRA IL PM A CAPO DELLA PROCURA DI MILANO MARCELLO VIOLA PER CHIEDERE DI ESSERE PIÙ "INDULGENTE" CON LE BIG TECH USA - IN UN SOL MAZZO ABBIAMO BUTTATO ALL'ORTICHE LA SEPARAZIONE DEI POTERI (ESECUTIVO E GIUDIZIARIO) E LA SOVRANITA' NAZIONALE (TRUMP CHIEDE, PALAZZO CHIGI ESEGUE)
Estratto dell'articolo di Ilaria Carra e Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
A farsi portavoce dell'insofferenza delle big tech americane è l'amministrazione Trump. Il messaggio recapitato da Washington a Palazzo Chigi recita così: le multinazionali che investono in Italia sono penalizzate. Nel mirino ci sono la web tax, la minimum global tax al 15% e altre imposte europee. Non solo. L'irrequietezza riguarda anche gli accertamenti fiscali: troppi e troppo spesso con un'appendice penale. In ballo ci sono centinaia di milioni di investimenti.
Il tema al centro delle interlocuzioni in corso tra il governo statunitense e l'esecutivo italiano è la prospettiva di questi investimenti. I timori delle big tech sono legati al rischio che il Fisco italiano possa risultare eccessivamente invasivo, rendendo di fatto sconveniente l'impegno in Italia.
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È proprio in questa questione di geopolitica economica che si inserisce l'inchiesta milanese su Amazon. La procura di Milano, con il pm Elio Ramondini a coordinare la Gdf di Monza, ha acceso un faro da tempo sulla multinazionale dell'e-commerce per una presunta evasione fiscale da 1,2 miliardi di euro.
Cifra che, calcolate anche sanzioni e interessi, arriverebbe fino a 3 miliardi per il periodo 2019-2021. Nel mirino degli inquirenti milanesi, in particolare, c'è l'algoritmo predittivo della multinazionale dell'e-commerce che non terrebbe in considerazione gli obblighi tributari in capo a chi mette in vendita sul proprio market-place in Italia merce di venditori extraeuropei, in questo caso prevalentemente cinesi, senza però dichiararne l'identità e i relativi dati all'Agenzia delle Entrate per il pagamento del 21% di Iva da parte dei venditori extraeuropei.
Un tema dunque caldo per i rapporti con Cina e Stati Uniti. Dopo mesi di accertamenti, ora l'inchiesta penale per il reato di dichiarazione fraudolenta sta andando avanti, ma l'Agenzia delle Entrate prova a chiudere la partita fiscale riducendo assai le pretese. Dopo un incontro in cui erano presenti, tra gli altri, il procuratore capo Marcello Viola e il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, l'Agenzia ha notificato al colosso del big tech due giorni fa una «proposta» con una cifra molto ridotta per sanare la posizione: 600 milioni di euro, anziché 3 miliardi. [...]
MAURIZIO LEO - GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
La vicenda Amazon non è un caso isolato. Il timore che la querelle con il Fisco possa coinvolgere altri colossi ha indotto l'esecutivo italiano ad alzare il livello di guardia. Di fatto un lavoro di monitoraggio. È all'interno di questo scenario che si colloca l'incontro tra Leo e i vertici della procura di Milano.
Secondo quanto si apprende da fonti di governo, il viceministro avrebbe ricondotto la vicenda di Amazon al ragionamento più ampio sulle multinazionali Usa che investono in Italia e, quindi, a questioni che intercettano i rapporti istituzionali tra l'autorità di governo italiana e quella statunitense.
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donald trump giorgia meloni foto lapresse