enrico letta siena

LETTA SU SIENA SI SCOTTA - LA VITTORIA DI ENRICHETTO ALLE SUPPLETIVE DEL COLLEGIO TOSCANO NON È COSÌ SCONTATA: RUOTA TUTTO INTORNO A MATTEO RENZI, CHE IN QUELLE TERRE ANCORA PUÒ ESSERE DECISIVO - SE IL SEGRETARIO DEM SI PRESENTERÀ CON CINQUE STELLE E ITALIA VIVA, POTREBBE VINCERE CON 6-10 PUNTI DI VANTAGGIO. MA SE MATTEUCCIO NON VUOLE FARLO STARE SERENO…

Fabio Martini per "la Stampa"

ENRICO LETTA A CORTONA

 

L'insolito destino di Enrico Letta si materializza alle sei della sera. I compagni di Cortona lo stanno aspettando sotto i portici del teatro cittadino, il Signorelli, uno di quei bei teatroni ottocenteschi della tradizione leopoldina: in attesa ci sono quarantatré persone, sedute all'aperto su sedioline di plastica una diversa dall'altra e quando finalmente Enrico Letta appare, militanti e cittadini lo guardano passare e restano in silenzio, a mani conserte.

 

Tocca al segretario del Pd di Arezzo riscaldare l'atmosfera, Francesco Ruscelli prende il microfono ed esordisce così: «Facciamogli un applauso calorosissimo!». Per un'ora e un quarto Enrico Letta, rispondendo alle domande di un giornalista aretino, parlerà dell'universo mondo, accompagnato da battimani discreti, puntuali ad ogni conclusione di risposta.

 

enrico letta piercarlo padoan

E questo stesso "format" - interviste pubbliche e piccole folle - da qui all'inizio dell'autunno (quando si voterà per amministrative e suppletive) si ripeterà altre 33 volte, perché per realizzare la sua mission di conquistare il collegio di Siena-Val di Chiana, Enrico Letta confida il suo programma: «Andrò in tutti i 35 Comuni del collegio».

ENRICO LETTA A CORTONA

 

È dura - e paradossalmente anche un po' "fredda" - una campagna elettorale a luglio. Mentre Letta arringa la piccola folla, gli sfilano attorno fiumane di turisti, attratti dal carpaccio di chianina e dalla vetrina del "Cacio brillo". D'altra parte Enrico Letta ci ha pensato molto prima di candidarsi nel collegio lasciato libero da Pier Carlo Padoan che si è dimesso da deputato dopo aver accettato la presidenza di Unicredit.

 

Ci ha pensato perché le insidie non mancano, ma alla fine si è convinto con questo ragionamento: «Può un segretario di partito restare fuori del Parlamento? Può restarci durante l'elezione del Capo dello Stato? No, non può». Ma una volta che ha deciso, si è squadernato davanti a Letta un destino davvero insolito.

 

stefano scaramelli matteo renzi

Dopo essere stato nel 2013 il primo presidente del Consiglio nella storia del Pd. Dopo essere stato sfiduciato dal suo stesso partito per incoronare Matteo Renzi. Dopo un volontario "esilio" all'estero, durato 7 anni. Dopo essere stato richiamato dalla "riserva" quattro mesi fa come salvatore della patria dai notabili del Pd.

 

Dopo la decisione, una settimana fa, di conquistarsi un posto in Parlamento lottando in un collegio, l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, eletto in Parlamento come segretario del Pd e alleato di centro-sinistra, ha fatto una dichiarazione pubblica, consigliando a Letta che - per conquistarsi l'appoggio di Italia Viva - avrebbe dovuto «fare una telefonata al nostro Scaramelli».

 

MATTEO RENZI ENRICO LETTA MEME

Letta in effetti ha chiamato il summenzionato Scaramelli (e non Renzi) ma poi ci ha tenuto a drammatizzare: se non vengo eletto a Siena mi dimetto da segretario del Pd. E ha aggiunto, con frecciatina a Renzi: «E non l'ho detta come un altro che la disse anni fa, anche perché se non venissi eletto il mio ruolo di segretario sarebbe dimidiato».

 

Ma davvero le insidie maggiori per la conquista del collegio vengono da un alleato di centro-sinistra piuttosto che dal centro-destra? Davvero siamo all'ennesima maledizione della sinistra italiana che si dilania in personalismi ego-centrati?

 

Bruno valentini

Lo chiediamo a Letta al termine del comizio-intervista di Cortona: «Ma no, non è così. Io terrò la larga la coalizione». Come dire, senza ancora dirlo: Letta punta a mettere assieme a suo sostegno una maggioranza giallo-rossa. E d'altra parte come farà ad opporsi Renzi, che fa governi con i Cinque stelle da due anni? Insomma, in cuor suo, Letta non crede ad uno sgambetto in pubblico col Matteo fiorentino che gli candida contro una esponente di Italia Viva. Tirerà un po' la corda ma non la spezzerà.

 

Certo, con Renzi, si sa, non c'è mai da star sereni, ma per lui il rischio di un Letta alla fine eletto, con Iv contro, pare ai lettiani uno scenario improbabile. Ecco le ultime parole di Renzi: «Letta sta parlando con il nostro responsabile locale e stanno valutando insieme un'alleanza. Ovviamente a me farebbe piacere».

 

RENZI LETTA

Eppure, se a settembre il quadro si presentasse incerto, la tentazione di un disimpegno sotterraneo, un trappolone a fari spenti, potrebbe venire non soltanto a Renzi ma anche a tutti coloro che nel Pd puntano a fare la "festa" a Letta. Fantapolitica? Uno dei personaggi politici più rispettati a Siena, l'ex sindaco Bruno Valentini, ultimo primo cittadino dem, non trascura le difficoltà oggettive: «Ci sono due aree del collegio da presidiare con attenzione. I cinque Comuni aretini dove, nel complesso, il centrodestra è maggioranza. E Siena, dove abbiamo perso dopo 70 anni per una manciata di voti».

 

stefano scaramelli matteo renzi

Tre anni fa alle Politiche del 2018 Pier Carlo Padoan fu eletto per il Pd col 36,3 per cento, con soltanto tre punti in più rispetto al centrodestra e con i Cinque stelle che correvano da soli. E proprio Padoan, prima presentandosi di rado a Siena e poi accettando la presidenza di Unicredit, concorrente del Monte dei Paschi, non ha certo incoraggiato gli elettori Dem.

 

Proprio per questo il pisano Letta intende proporsi come garante per gli elettori, come lascia intendere il segretario provinciale del Pd Ruscelli: «La candidatura di un leader nazionale si profila come una garanzia per i cittadini del collegio, come una sorta di "investimento" e ovviamente è ben vista dagli elettori del Pd che finalmente avrebbero un deputato del territorio». .

 

MONTE DEI PASCHI

Certo, Letta ripete che la conquista del collegio non è scontata e i suoi smentiscono in modo lapidario che esistano sondaggi che abbiano testato la fattibilità dell'impresa. Ma il sondaggio esiste, è stato commissionato proprio per capire se l'impresa fosse rischiosa e i risultati sono chiari: se Letta si presenterà sostenuto da una coalizione dai Cinque stelle a Italia Viva, il suo successo sarebbe larghissimo: tra i 6 e i 10 punti di vantaggio sullo sfidante di centro-destra.

monte-dei-paschi-di-siena-sedemonte dei paschi di siena

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO