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DI LOTTI E DI GOVERNO - CHI E’, CHI NON E’, CHI SI CREDE DI ESSERE LUCA LOTTI, IL PREDILETTO DEL ROTTAMATORE - ORA RENZI LO VORREBBE COME VICEPREMIER: SI FIDA DI LUI COME DI NESSUN ALTRO NON ESSENDO ALTRO CHE UN PRECISO ESECUTORE: PER CONTO DEL LEADER PD SI OCCUPA DI BACCHETTARE I DIRETTORI DEI GIORNALI CHE SCRIVONO NOTIZIE SGRADITE - L’ALTRA SUA PASSIONE SONO I SERVIZI

RENZI BOSCHI LOTTIRENZI BOSCHI LOTTI

Giacomo Amadori per Libero Quotidiano

Sembra che Matteo Renzi non lascerà Palazzo Chigi o per lo meno non lo farà il suo «avatar», Luca Lotti da Montelupo Fiorentino, classe 1982, sino a oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Per lui, nelle stanze segrete, si parla di un posto da vicepremier, per poter continuare a controllare tutto, a fare e disfare alle spalle di Paolo Gentiloni, uno abituato a partecipare più che a vincere.

 

È stato Luca lunedì a convincere Matteo a non lasciare la segreteria del partito, dopo che il leader del Pd aveva annunciato ai più stretti collaboratori questa intenzione. Una notizia che aveva gettato nel panico i miracolati del renzismo, piazzati un po’ ovunque sulla direttrice Roma-Firenze.

RENZI BOSCHI LOTTIRENZI BOSCHI LOTTI

 

Ma ci ha pensato Lotti a tranquillizzare tutti (se stesso per primo) e a chiedere a Matteo di resistere sulle barricate della «Svolta buona». «Per guidare la sinistra prima bisognava prendere il possesso della macchina, e bisognava averle noi le chiavi in tasca, non altri» aveva detto al Foglio, parlando del partito. E ora vuole che quelle chiavi restino in tasca sua. In fondo, Renzi, si fida di lui come di nessun altro.

 

Forse perché non gli fa ombra, non essendo un fenomeno, ma un preciso esecutore. Infatti Lotti non va mitizzato. Non è uno specialista di nulla. Certo non è un tecnico: ha un diploma allo Scientifico (voto 90/100) e una laurea triennale in Scienze di governo e dell’amministrazione, conseguita non proprio a tempo di record.

 

RENZI LOTTIRENZI LOTTI

Ma non è nemmeno un purosangue della politica, né un trascinatore di folle. Anche se Luca, in un certo senso, è figlio d’arte: il padre Marco, bancario di lungo corso, è stato per un decennio consigliere comunale della Democrazia cristiana, sinistra di base, quella di Ciriaco De Mita, mentre il figlio ha preso il testimone 19 anni dopo, come esponente della Margherita. Ma in quasi due lustri tra i banchi del Comune in pochi si ricordano di un suo intervento. Già, perché la dote di Luca non è certo l’oratoria. Una buona parte dell’entourage renziano, una volta conquistata Roma, ha seguito corsi di dizione, recitazione e controllo della voce, per poter parlare in pubblico. Lotti è quello che ha avuto più difficoltà, perché si emoziona davanti a una telecamera o a una platea e non sempre riesce a controllare la spiccata e colorita parlata toscana.

 

Soprattutto quando si arrabbia. Sfuriate che conviene evitare: Luca ha una memoria da elefante che lo porta, inevitabilmente, a essere vendicativo. Lo sa bene l’ex portavoce di Renzi, Marco Agnoletti, che in un’intervista ebbe l’imprudenza di ricordare che Lotti era stato nominato dirigente in Comune senza averne i titoli. Da allora è stato relegato nel sottoscala del renzismo.

 

Oltre a Matteo, lo spigoloso Lotti non è vicino a nessun altro del Giglio magico ed è considerato l’antagonista (vincente) di Maria Elena Boschi. L’unico vero amico che abbia tra i politici, oltre ovviamente al premier dimissionario, è il sottosegretario all’istruzio - ne Gabriele Toccafondi. Ma perché Luca è così importante nella mappa del potere renziano? È il più svelto di tutti ad annusare le intenzioni del Capo e a trasformarle in pensiero proprio. Intuisce e capisce.

RENZI LOTTIRENZI LOTTI

 

Sa dove portare la barca del suo mentore. È storia arcinota come si siano conosciuti (a Montelupo durante una visita dell’allora presidente della Provincia, Renzi) e che Matteo si innamorò subito di quello studente-catechista, frequentatore del circolo del Movimento cristiano lavoratori della frazione di Samminiatello. A colpirlo fu anche la condivisa passione per il calcio. Tanto che l’ex Rottamatore lo ingaggiò nel suo staff. All’epoca il capo della segretaria era Marco Carrai, futuro ufficiale di collegamento renziano nel mondo della finanza. Ma Marchino aveva due cose che non andavano per quel ruolo: era senza laurea e si svegliava tardi. «Lampadina» (come è soprannominato per i capelli color grano) no, lui aveva gli stessi bioritmi del Capo e all’alba era già al telefono a prendere la comanda del giorno.

 

Quando Renzi non poteva essere in due posti diversi, mandava Lotti. Appena diventato sindaco di Firenze se lo è scelto come capo di gabinetto; quindi lo ha spedito, senza farlo passare dalle primarie, alla Camera a guidare le (allora) sparute truppe renziane; infine lo ha messo all’organizzazione del partito. «Per vincere bisogna avere le chiavi della macchina» aveva detto. Ma anche dei giornali. Per questo Matteo gli ha conferito la delega all’editoria.

 

RENZI E LOTTIRENZI E LOTTI

Da qui smista il traffico delle veline per i quotidiani, frequenta personalmente gli editori e i direttori e, se serve, bacchetta i cronisti che scrivono qualcosa di sgradito. Gli editori lo adorano o lo temono. A volte non distinguono i sentimenti. Quando Libero pubblicò una notizia su suo padre, l’editore Giampaolo Angelucci telefonò furioso all’allora direttore, Maurizio Belpietro: «A Mauri’, ma a che gioco stai a gioca’?» gli chiese. E poi gli intimò di mettersi in ferie. I servizi segreti sono la seconda grande passione di Lotti dopo i giornali. In Selci, a Roma, la sede dei nostri 007, ricordano quando si presentò per la prima volta per discutere in modo risoluto la composizione della scorta di Matteo.

 

Lampadina è una specie di monaco guerriero: non fuma, beve raramente e non ama la vita notturna. È abituato a lavorare in una stanza da solo, ama il silenzio e l’ordine. Ha due figli, è sposato con Cristina (che ha conosciuto nello staff di Renzi) ed è fedele. Gli amici ricordano ancora il filo spietato che gli fece la figlia di un direttore di giornale, senza riuscire a farlo capitolare.

 

Appena è diventato parlamentare ha comprato casa in un’anonima palazzina fuori dal centro di Firenze, anche se vive con la famiglia in un edificio più elegante. Va e viene in treno da Roma, dove dorme il meno possibile, e la mattina la stazione di Campo di Marte diventa il suo ufficio. Qui, prima che parta il Frecciarossa delle 8 e rotti, incontra chi ha da mandare un messaggio a Renzi, da Denis Verdini a Tiziano Renzi, che quando è in rotta con il figlio consegna a Luca i suoi pizzini. La gente sa che le parole che escono dalla sua bocca sono quelle di Matteo.

 

RENZI LOTTIRENZI LOTTI

Anche se in Parlamento non brilla per iniziativa, è bravissimo a piazzare le sue pedine. Come ha raccontato il giornalista David Allegranti in articolo di Panorama inti - tolato «I lottizzati». L’ex compagno di scuola e di consiglio comunale Marco Pucci, avvocato, è stato chiamato a Roma a occuparsi come consulente giuridico «delle iniziative celebrative degli anniversari di interesse nazionale». Un altro montelupino doc, l’ex vicesindaco e insegnante Giacomo Tizzanini, è stato infilato nello staff del sottosegretario Davide Faraone. Da Montelupo è scesa nella capitale anche Carolina Bitossi, fotografa, assistente parlamentare e bis-cugina di Lotti.

 

La segretaria particolare di Luca, Eleonora Chierichetti, viene invece dal paese di Renzi. Nel suo personale spoil system, ai tempi del Comune di Firenze, Lampadina è riuscito a piazzare al vertice di una municipalizzata persino un suo ex allenatore di calcio. Nonostante stia sempre al telefono a tessere accordi, a gestire nomine e a ricevere ordini, il suo nome nelle cronache giudiziarie non compare praticamente mai.

 

renzi e luca lottirenzi e luca lotti

Qualcuno ha ipotizzato un suo ruolo in una presunta turbativa d’asta per un appalto del Comune di Firenze, ma la Procura ha negato e lui ha annunciato querela. A Genova è stato sentito come persona informata dei fatti suo padre Marco per un discusso finanziamento concesso, con la sua firma, dalla banca per la quale lavorava, il Credito cooperativo di Pontassieve, a Tiziano Renzi. Il mutuo è successivamente andato in sofferenza e per questo è stato coperto con fondi regionali. Graziano Cioni, per anni assessore all’Urbanistica e vicesindaco di Firenze, regala l’ultimo cameo: «Luca Lotti era quello che portava il caffè quando andavi a parlare in Provincia con Matteo». Adesso l’ uomo della macchinetta potrebbe diventare il vicepremier. Ha collaborato Christian Campigli

luca lotti e matteo renzi al pittiluca lotti e matteo renzi al pitti

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