di maio camusso

FERMI TUTTI! IL 'COMPAGNO' DI MAIO LANCIA SEGNALI ALLA SINISTRA - TECNICI VICINI ALLA ZARINA DELLA CGIL SUSANNA CAMUSSO HANNO COLLABORATO AL DECRETO DIGNITA’ VOLUTO DAL MINISTRO – E I GRILLINI TENGONO APERTO IL FORNO CON PEZZI DI SINISTRA E DI PD: E’ IL PIANO B IN CASO DI CRISI CON IL CARROCCIO

Diodato Pirone per il Messaggero

 

susanna camusso al corteo antifascista a roma

«Questo governo parla alla nostra gente». Parole di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, pronunciate durante la faticosa nascita dell' esecutivo gialloverde. A distanza di un mese, il decreto dignità ,lanciato in queste ore dal ministro del lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio, segna il primo incrocio significativo fra la traiettoria del nuovo governo e quella dei sindacati italiani.

 

Un segnale forte che si aggiunge a rendez vous degni di nota come il voto pentastellato da parte del 33% degli iscitti Cgil e la recente elezione di una sindacalista Uil a sindaco di Imola da parte del M5S.

 

Il primo bilancio di questo flirt è netto: il decreto non ha portata epocale, non scalfisce il Jobs Act, né prevede norme innovative ad esempio sulle partite Iva o sull' uso delle nuove tecnologie sui posti di lavoro e tuttavia raccoglie, anzi talvolta saccheggia e rilancia, alcune proposte care al sindacato, in particolare alla Cgil e ad una parte del Pd.

 

luigi di maio

IL CONSULENTE Non è un segreto che alcuni giuslavoristi vicini alla Cgil, come il professore emiliano Giovanni Alleva, siano stati fra gli artefici del decreto, contribuendo anche a scriverne puntute poi sono saltate come quella che prevedeva lo smantellamento dello staff leasing (ovvero di lavoratori a tempo indeterminato che vengono prestati da agenzie specializzate ad aziende).

 

Nei giorni scorsi l' ex sindacalista dalla Cgil nonché ex deputato Pdl Giuliano Cazzola ha svelato che un intero pezzo della bozza del decreto (quello sulle causali che le imprese dovranno tornare a presentare quando assumeranno un lavoratore a tempo determinato dopo i primi 12 mesi) era copiato dall' articolo 50 della Carta dei Diritti universale dei lavoratori che la Cgil nelle scorse settimane ha presentato ai presidenti delle Camere.

 

LANDINI

Smentisce invece una sua attiva partecipazione alla stesura del decreto Maurizio Landini, ex segretario Fiom oggi salito in Cgil. «Posso fare una battuta? - risponde al telefono Landini, divertito - Se davvero l' avessi scritto io non avrei iniziato a smontare il Jobs Act. L' avrei smontato». L' ex numero uno della Fiom, però, dà atto a Di Maio d' aver inviato alcuni segnali «giusti» ma al tempo stesso sottolinea «la mancanza di coraggio e di organicità del provvedimento». Una promozione a metà, dunque? «No - sottolinea Landini - La Cgil, non io, giudicherà il governo sulla base di fatti concreti. Vedo qualcosina ma nulla di organico, né sul lavoro né sulle delocalizzazioni né sul fisco».

 

cesare damiano

Chi a sinistra invece mastica amaro è Cesare Damiano, un lungo passato nella Fiom, poi ministro del Lavoro e infine esponente della minoranza Dem che nella scorsa legislatura fece approvare un emendamento (poi bocciato dal governo Gentiloni) che aumentava il costo dei licenziamenti illegittimi esattamente nella misura prevista dal decreto Di Maio. «Quello fu un errore ideologico del Pd guidato da Renzi - si sfoga Damiano - Il Pd ha perso così la sua carta identitaria di partito del lavoro regalando voti a M5S e Lega».

Tuttavia il giudizio di Damiano sul decreto Dignità è assai negativo. «Tra i molti errori c' è quello di attaccare il lavoro somministrato che oggi costa il 20% in più di quello indeterminato - spiega Damiano - Non c' è nulla di male nel concedere all' impresa più flessibilità in cambio di un aumento del costo del lavoro. In Parlamento ci batteremo per cambiare queste norme che penalizzano sia le imprese che i lavoratori».

 

L' obiettivo del Pd, o almeno dei dem che gravitano intorno alle correnti più di sinsitra, sembra essere quello di posizionare i primi cunei nelle possibili crepe del rapporto fra 5Stelle e Lega in vista della fine della luna di miele del governo. «Il decreto è a costo zero per l' esecutivo. Così come fermare due navi non costa nulla - sottolinea Damiano - Ma presto saranno dolori». E in fondo una linea di intelligenza fra M5S e spezzoni di sinistra fa comodo anche ai pentastellati: fa parte di quel piano B da manutenzionare con cura con un alleato scomodo come il Carroccio.

fico di maio

 

Ultimi Dagoreport

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...