maria elena boschi e matteo renzi

“MATTEO NON TIRIAMO TROPPO LA CORDA: SE SI VOTA SCOMPARIAMO”, I PARLAMENTARI DI ITALIA VIVA HANNO PAURA DI ANDARE A CASA E PROVANO A FAR RAGIONARE MATTEUCCIO SUI RISCHI DI UNA CRISI AL BUIO IN PIENA PANDEMIA: “NON E’ ATTO DI CORAGGIO MA DI SPREGIUDICATEZZA” - OGGI 48 DI LORO HANNO UN POSTO (E UNO STIPENDIO) ASSICURATI FINO AL 2023. MA SE LE URNE ANTICIPATE DIVENTASSERO UNA STRADA OBBLIGATA, CHE FINE FAREBBERO TUTTE LE CERTEZZE DI OGGI? LA TRUPPA RENZIANA RISCHIA DI RIDURCI A 5 UNITA’ IN CASO DI VOTO ANTICIPATO…

Claudio Bozza per corriere.it

 

maria elena boschi matteo renzi

«Matteo non tiriamo troppo la corda: se si vota scompariamo». E poi: «Aprire una crisi al buio mentre la pandemia di Covid provoca centinaia di morti al giorno non è coraggio ma spregiudicatezza». Mentre Renzi prosegue nel suo asfissiante braccio di ferro per cercare di sostituire il premier Giuseppe Conte, diventa pressante pure il tam tam di buona parte dei 48 parlamentari di Italia viva. Per la precisione: 30 deputati e 18 senatori. Che oggi sono protagonisti della scena politica in quanto decisivi per la tenuta della maggioranza con Pd e M5S. Ma domani?

 

maria elena boschi matteo renzi

Il futuro non porta grandi certezze alla variegata truppa renziana, composta da ex dem ma anche di trasfughi arrivati da più partiti. L’apertura di una crisi di governo, sempre più probabile visto il cannoneggiamento di Renzi (con la sponda silente del Nazareno) contro Palazzo Chigi, garantirebbe centralità a Italia viva solo se gli azionisti della maggioranza riuscissero a controllare nel dettaglio ogni fase, ma soprattutto l’arrivo al traguardo.

 

La massima aspirazione del leader di Italia viva sarebbe sostituire Conte e rafforzare la propria presenza al governo, anche se si accontenterebbe di un ampio rimpasto di governo con almeno due poltrone di peso in più.

cena dei renziani boschi

 

Ma le crisi, come insegnano i numerosi precedenti nella storia della Repubblica, possono sempre riservare testacoda improvvisi. Ed è proprio il rischio di una crisi al buio che terrorizza i parlamentari renziani. Oggi 48 di loro hanno un posto (e uno stipendio) assicurati fino al 2023, oltretutto dopo aver teoricamente partecipato all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Ma se la crisi finisse fuori controllo, come più volte ha avvertito il capo dello Stato Sergio Mattarella, e le urne anticipate diventassero una strada obbligata, che fine farebbero tutte le certezze di oggi?

 

 

Il limite di Italia viva è palese: in quasi tutti i sondaggi viene data sotto al 3%. Ciò significa che in caso di urne i seggi per i renziani diventerebbero al massimo 5. Perché è di 5 la stima massima dei seggi ottenibili (con questa legge elettorale) grazie ad un accordo con un altro partito (il Pd, ça va sans dire) in altrettanti seggi uninominali blindati.

MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI

 

MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI

Uno scenario, aggravato dalla riforma del taglio dei parlamentari, che terrorizza la compagine dei renziani, che finirebbe ridotta del 90% rispetto a oggi. Senza contare che la rappresentanza parlamentare e di governo odierna, conti alla mano, tra rimborsi ai gruppi di Camera e Senato e posti negli staff di due ministri e sottosegretari garantisce a Italia viva una liquidità di circa 2,5 milioni annui. Soldi che sono vitali per il funzionamento della macchina politica di Renzi, che non può più contare sui finanziamenti a pioggia nelle casse della fondazione Open, chiusa da tempo e finita sotto martellanti indagini da parte della procura di Firenze.

matteo renzi a pistoia boschi rosatomatteo renzi luigi marattin maria elena boschi

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