
MAURIZIO LANDINI PREPARA LA DISCESA IN CAMPO (NONOSTANTE IL FLOP DEL REFERENDUM) – IL SEGRETARIO DELLA CGIL STAREBBE PENSANDO DI ANTICIPARE IL CONGRESSO AL 2026, PER INDIRIZZARE LA SUA SUCCESSIONE E FARE IL GRANDE SALTO IN PARLAMENTO, L’ANNO SUCCESSIVO – IL GUAIO È CHE ANDREBBE A SOVRAPPORSI AL PD DI ELLY SCHLEIN, ORMAI “LANDINIZZATO”, AL DESCAMISADO DI VOLTURARA, GIUSEPPE CONTE, E AL DUO COMICO BONELLI-FRATOIANNI: CHE SPAZIO CI PUÒ ESSERE SE SONO TUTTI PENDENTI A SINISTRA?
Estratto dell’articolo di Carlo Tarallo per “La Verità”
Correva l’anno 2015, Maurizio Landini aveva 54 anni, i capelli più scuri ed era segretario della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil.
A Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi. Con una intervista al Fatto Quotidiano, Landini annunciò la sua (quasi) discesa in campo in politica, lanciando la Coalizione Sociale: «Il sindacato», disse Landini, «si deve porre il problema di una coalizione sociale più larga e aprirsi a una rappresentanza anche politica».
Guerra totale a Renzi e al Pd: Landini convocò anche una riunione a porte chiuse della Coalizione Sociale, alla quale parteciparono tra gli altri Emergency, Arci, Articolo 21, Libertà e giustizia. Si scatenò un putiferio, dal Pd fioccarono accuse, Susanna Camusso, allora leader della Cgil, convocò il discolo Landini, che alla fine rinunciò a candidarsi per il Parlamento e nel gennaio 2019 successe proprio alla Camusso alla guida del sindacato.
Riconfermato segretario nel 2023, il mandato di Landini scade nel 2027, in concomitanza con le prossime politiche. L’idea di Landini, stando alle voci che circolano nei corridoi della Cgil, sarebbe quella di anticipare il congresso al 2026, indirizzare la sua successione per garantirsi una poderosa influenza, e fare il grande salto in Parlamento.
Del resto, è il destino dei leader della Cgil: scorrendo a ritroso l’elenco dei segretari generali, troviamo la stessa Camusso, attuale senatrice del Pd; Guglielmo Epifani, ex deputato e pure segretario del Pd, passato poi con Leu; Sergio Cofferati, sindaco di Bologna ed europarlamentare del Pd, poi sconfitto alle primarie per il candidato a presidente della Liguria da Raffaella Paita.
Se tre indizi fanno una prova, tre precedenti consecutivi fanno una (quasi) certezza: Landini, poco più di dieci anni dopo il primo tentativo, alle prossime politiche sarà, salvo clamori imprevisti, in campo. In quale veste? «Come candidato premier non credo proprio», dice alla Verità uno dei più autorevoli esponenti della sinistra italiana, «in una lista, Pd o Avs, non lo escluderei. Del resto Epifani, Camusso, Cofferati e Furlan lo hanno fatto».
[…] C’è anche chi ipotizza un Landini pentastellato, con un accordo di ferro con Giuseppe Conte, ma il M5s non sembra l’approdo più probabile per un personaggio come Landini, che potrebbe fare ombra a Giuseppe Conte, e fare ombra a Giuseppe Conte è una cosa che può permettersi solo la signora Olivia Paladino […].
Riuscirà Landini a indirizzare la sua successione? Non si sa: quello che si sa è che il malcontento all’interno della Cgil nei confronti della linea del segretario è sempre più diffuso. Il flop dei referendum, estremamente politicizzati, ha ammaccato Landini, così come le vicende dei contratti della sanità e del pubblico impiego, firmati nonostante il «niet» di Cgil e Uil, grazie al via libera dei sindacati autonomi.
Anticipare il congresso al 2026, quindi, potrebbe essere il modo migliore per Landini per lanciarsi nella campagna elettorale senza dover subire le accuse di aver sfruttato il suo ruolo sindacale fino all’ultimo minuto come trampolino politico.
Il problema per il centrosinistra è che Landini andrebbe, come profilo, a sovrapporsi perfettamente ai vari Conte, Elly Schlein, Bonelli e Fratoianni, tutti ormai radicalizzati a sinistra, mentre se l’opposizione vuole avere qualche possibilità di vincere (o almeno pareggiare) le prossime elezioni deve necessariamente trovare qualche figura in grado di intercettare i voti moderati.
Ci stanno provando in tutti i modi, i «riformisti» (che non hanno mai fatto una riforma) del Pd a creare in laboratorio una Margherita 2.0, ma l’unico in grado di articolare qualche concetto compiuto in quella direzione sembra Matteo Renzi, il che fa ben comprendere le gigantesca difficoltà di questa operazione (a proposito, vedere (Renzi e Landini nella stessa coalizione e magari anche sullo stesso palco sarà estremamente divertente). […]
schlein landini conte
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maurizio landini
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