MAXXI PASTICCIO - ORNAGHI E MELANDRI HANNO FATTO SUBITO CAPIRE DI NON SAPERE COSA FARE DEL MUSEO - CAMBIAMENTI RADICALI GIà DECISI (DA CHI?), PROMESSE DI FINANZIAMENTO TARDIVE E INSUFFICIENTI (6 MLN € CONTRO I 130 DEL POMPIDOU), UNA GENERICA ‘INTERNAZIONALIZZAZIONE’ AL POSTO DI UN PIANO CONCRETO - BONAMI: LA MELANDRI NON SA NEANCHE LA DIFFERENZA TRA DIRETTORE E PRESIDENTE DELLA TATE MODERN…

 

1- MAXXI PASTICCIO
Alessandra Mammì per L'Espresso.it - http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/10/24/maxxi-pasticcio/

A volte le conferenze stampa sono inutili o scontate. Ma questa indetta, disdetta (a 10 minuti dall'inizio) e di nuovo indetta un paio d'ore dopo dal ministro Ornaghi per presentare Giovanna Melandri come nuovo presidente del MaXXI e che ha fatto saltellare i giornalisti tra il MaXXI e il ministero è stata una conferenza stampa piuttosto cupa.

Si doveva presentare un nuovo presidente di una fondazione e si è presentata la ristrutturazione di un museo che forse non sarà più neanche esattamente un museo,
di uno statuto modificato ma che non è ancora pronto per esser presentato,
di un curatore internazionale che dovrebbe calare con pieni poteri a capo dell'attuale MaXXI a governare sia le sue arti che le sue architetture ampliando i suoi territori anche alla fotografia in un MaXXI già talmente ampio da essere stato commissariato perché i costi hanno superato le entrate (o non è così?) di un consiglio di amministrazione i cui membri però sono ancora da nominare, di sponsor privati di là da venire, di radicali cambiamenti già invece decisi (quando, come e da chi se il consiglio non c'è?).

Si son dette cose strane come: modificare la struttura attuale che contiene due musei (arte e architettura) in dipartimenti. E non è la stessa cosa. Perchè un museo ha compiti complessi di conservazione, di collezione, di studio scientifico mentre il dipartimento ha compiti esclusivamente formativi. Ma Ornaghi lo sa ?

Si sono usate parole inglesi e molto internazionali, ma non si è capito se l'internazionale curatore che avrà potere di prestito e di acquisto sulle nostre nazionali collezioni sarà scelto da un pubblico concorso. O invece arriva come un magico attaccante stile Ibrahimovic. Se sarà uno storico dell'arte o un well-connected curator ottimo come exhibition maker ( se si vuole parlar la lingua dell'impero) ma non come sovrintendente di un museo.

Si è parlato di grandi musei d'oltralpe come modello del Futur MaXXI. Ma il ministero promette un finanziamento aggiuntivo ai costi base di sei milioni di euro ( e un giornalista ha giustamente chiesto "non poteva darli prima visto che è stato commissariato per molto meno?') . E poi: 6 milioni al MaXXI là dove lo stato francese nutre il Pompidou con 130 milioni.

Non si è parlato invece del fatto che questo museo è costato tra opere acquisite e costruzione oltre 200 milioni di euro ai cittadini italiani, che oggi in deposito conta nelle Arti circa 300 opere e nell'Architettura 200mila disegni più archivi foto lettere collage e maquette. Ma si invece parlato di dare tutto questo in mano a un Independent Curator, creativo e globetrotter.

Non si è parlato del fatto che per essere internazionali bisogna avere un identità nazionale molto forte ( come la Tate e il Pompidou). E neanche del fatto che questo museo internazionale è stato fin dalla nascita e continua ad esserlo (vedi la splendida attuale mostra su Le Corbusier e l'Italia aperta durante i tempi del commissariamento che in un solo giorno ha già contato 1400 visitatori e quelle a venire subito dopo, tipo Kentridge e Koons ).

E allora. Si era salutata la Melandri come un possibile buon presidente, che prendesse in mano una situazione compromessa più dalla politica del Ministero che dagli errori culturali e scientifici. Che lavorasse sull'esterno, sulla ricerca di consensi e fondi, più che puntare a destrutturare l'interno. Che lasciasse crescere più che espiantare. E invece ci siamo trovati di fronte a programmi velleitari e confusi, in una nebbia di luoghi comuni che invocava una generica internazionalità. E l'atmosfera si è incupita. E il volto di chi conosce la materia preoccupato.

Giovanna Melandri ha detto che il MaXXI è una Ferrari con il freno tirato. No, neopresidente: il MaXXI è semmai una Ferrari senza benzina. Che come tutte le macchine, se si lascia il freno senza accendere i motori di solito va a sbattere.

 

2- COME FA LA MELANDRI A PARAGONARSI AL DIRETTORE DELLA TATE MODERN?
Lettera di Francesco Bonami al "Corriere della Sera"

La nomina al Maxxi Nonostante i miei dubbi sulla nomina di Giovanna Melandri non posso crederla così sprovveduta da aver dichiarato di voler essere equiparata ai «colleghi» della Tate Modern che hanno un gettone annuo di 300 mila sterline (come riportato sul Corriere). Se così fosse la neopresidente del Maxxi confonderebbe il ruolo di presidente con quello di direttore.

Nessun presidente di museo nel mondo anglosassone prende uno stipendio, caso mai è colui che dona più fondi di altri al museo stesso per le sue attività. Il ruolo del presidente di un Consiglio di amministrazione di un istituzione culturale è quello di tirar su denari per mandare avanti la baracca, non quello di ritirare la busta paga.

Come se Agnelli, Della Valle, Berlusconi, Moratti etc. etc. si dessero un mensile. Il presidente non è l'allenatore, che nel caso del museo sono il direttore e i curatori. È bene che prima d'insediarsi sulla sua poltrona Giovanna Melandri si chiarisca le idee su questa «Maxxi» differenza altrimenti sono guai seri.

 

 

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