OGGI, 8 SETTEMBRE, DATA “SPORCA” DELLA STORIA D’ITALIA - RETROSCENA DI UN ARMISTIZIO PASTICCIATO DA BADOGLIO E RE SAVOIA CHE SPINSE EISENHOWER A RIVELARLO PER SALVARE IL PAESE DAI NAZISTI

Mirella Serri per Sette-Corriere della Sera

Il generale Ike, ovvero Dwight David Eisenhower, che dal 1953 risiederà alla Casa Bianca, uscendo dalla tenda piantata tra mandorli e ulivi, a Fairfield Camp, nella località di Cassibile non lontana da Siracusa, strappò un rametto e lo sventolò sotto il naso dell'operatore che riprendeva la scena. Quello fu il solo segnale di distensione e di pace nell'incontro risolutivo, almeno per il momento, dello "sporco affare".

Così Ike aveva definito in privato le giravolte e i contorcimenti di parte italiana che portarono, il pomeriggio del 3 settembre, nell'accampamento americano, al cosiddetto armistizio corto. La firma dell'armistizio fu accolta con enorme sollievo dagli alleati che fino alla fine avevano temuto un ripensamento degli italiani: il testo sanciva la cessazione immediata "di ogni attività ostile" da parte del Regno d'Italia nei confronti delle forze alleate (rimandando a più tardi la stesura definitiva dell'"armistizio lungo", siglato a Malta il 29 settembre, che fissava le durissime condizioni della resa italiana).

A quello storico incontro erano stati delegati da Ike il generale britannico Harold R. Alexander, al comando di tutte le forze alleate presenti in Italia, il suo capo di stato maggiore, Walter Bedell Smith, e il responsabile del servizio informazioni inglese, il gigantesco Kenneth Strong. In doppiopetto scuro, scriminatura centrale nei capelli impomatati, un candido fazzoletto al taschino, l'azzimato emissario del governo Badoglio, il 50 enne Giuseppe Castellano, sudava copiosamente quando siglò il documento in 12 punti.

Era uno dei generali più giovani e l'avventura che lo aveva portato sotto la tenda di Fairfield Camp era iniziata ad agosto. Vittorio Ambrosio, capo di stato maggiore dell'esercito, gli aveva affidato un delicatissimo incarico. Pietro Badoglio, fin da quando era subentrato al governo al posto di Mussolini, era ben consapevole che bisognava avviare un negoziato con gli angloamericani.

Il generale Castellano, in un clima denso di sospetti e di incertezze, partì il 12 agosto per Lisbona, avendo come bagaglio il suggerimento di traccheggiare, esporre la nostra situazione militare, ascoltare le intenzioni degli angloamericani e "soprattutto far capire che noi non possiamo liberarci della Germania senza il loro aiuto". Castellano e i suoi mandanti però si illudevano.

Pensavano di essere accolti quasi come nuovi alleati e di poter ottenere persino consistenti sbarchi (15 divisioni) tra Civitavecchia e la Spezia. All'incontro con gli interlocutori, Castellano capì che le previsioni erano state esageratamente rosee: Bedell Smith, freddo e scostante, gli lesse gli articoli dello "short military armistice". Il governo italiano fu posto di fronte all'accettazione di un armistizio militare, i cui termini potevano essere modificati "nella misura in cui gli italiani avessero dimostrato sul campo una reale capacità di lottare contro la Germania".

Stipulato in gran segretezza, il patto sarebbe entrato in vigore dal momento del suo annuncio pubblico. Ma dopo la firma di Cassibile prendeva avvio una commedia degli equivoci in un pazzesco tourbillon di inganni, segreti e bugie. "Badoglio tardò a prendere contatto con i governi angloamericani per paura dei nazisti i quali, a loro volta, erano convinti che le trattative fossero già in corso e cercavano le prove del tradimento italiano.

E' probabile che il re e Badoglio abbiano continuato fino all'8 settembre a tenere aperte due alternative", afferma Elena Aga Rossi che, con il suo "Una nazione allo sbando. L'armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze" (Il Mulino) ha portato nuove acquisizioni a questo decisivo spartiacque.

"C'era la possibilità dell'armistizio con gli angloamericani, nel caso lo sbarco alleato fosse così massiccio da costringere i tedeschi a ritirarsi, e quella di una sconfessione dell'armistizio e di una continuazione della cooperazione con Hitler. L'8 settembre è stato a lungo dimenticato dagli storici. Soprattutto perché si voleva rimuovere la memoria del criminale sodalizio con il Reich: con l'armistizio finalmente l'Italia si dissociava dal progetto tedesco, che aveva pienamente condiviso, del dominio in Europa e dell'instaurazione di un Ordine nuovo fondato sulla razza".

Il 3 pomeriggio Badoglio mentì a Raffaele De Courten, responsabile della Marina, ad Antonio Sorice, ministro della Guerra e a Renato Sandalli dell'Aereonautica, dicendo che erano in corso trattative e non che il patto era già stato firmato. Il generale Alexander era convinto che gli italiani, secondo gli accordi presi, si stessero organizzando per opporsi ai nazisti - con attacchi alle formazioni, con il controllo delle strade intorno a Roma, con la sorveglianza dei porti di La Spezia, Taranto, Brindisi.

Hitler, da parte sua, sospettava oscure trame ed era sul punto di formalizzare in un ultimatum pressanti richieste, come la libertà di movimento delle truppe tedesche in ogni parte del territorio italiano, il controllo delle installazioni della marina militare, la modifica della catena di comando in proprio favore.

Eisenhower, il 7 settembre, per verificare in che modo gli italiani stessero preparando i proprio schieramenti per supportare l'arrivo di paracadutisti americani, spedì a Roma una missione formata dal generale di brigata Maxwell D. Taylor e da un colonnello. I due emissari non trovarono nessuno ad accoglierli: Giacomo Carboni, responsabile del Sim, Servizio informazioni militari, era irrintracciabile; Ambrosio, era a Torino; Badoglio era sotto le coltri fin dalle nove, Mario Roatta, capo di stato maggiore dell'esercito, cenava in famiglia.

Carboni, finalmente raggiunto, buttò giù dal letto Badoglio che si spese con i due militari perché intercedessero presso Ike al fine di rinviare l'annuncio dell'armistizio. Eisenhower, avvisato che nulla procedeva secondo i programmi, fece annullare il volo dei paracadutisti che già stavano decollando dalla Sicilia. Decise di rendere noto il trattato di Cassibile e alle 18 e 30 dell' 8 settembre venne emanato il comunicato.

Con una dichiarazione dell'agenzia Reuter e con un radiomessaggio di Eisenhower, la notizia dell'uscita dell'Italia dalla guerra divenne pubblica. Alle 19.45, dai microfoni dell' Eiar, come ricordò lo speaker, Giovanni Battista Arista, fu interrotta la canzone "Una strada nel bosco". Dopo una breve introduzione, il capo del governo annunciò la fine dei combattimenti contro gli alleati e proseguì: "l'esercito italiano reagirà contro gli attacchi di qualsiasi altra provenienza".

Il giornalista Ruggero Zangrandi, in un suo pamphlet ferocemente critico nei confronti del Maresciallo, scriverà che il discorso lo pronunciò "quasi in italiano". Il 13 ottobre l'Italia dichiarava guerra alla Germania e il 14, con una bella dose di improntitudine, Badoglio, dalla Puglia, dove era fuggito con gli esponenti della Casa Reale, in una lettera a Eisenhower, "senza alcuna esaltazione", sottolineava gli effetti positivi in campo militare e politico del suo governo.

Ma non tutti saranno d'accordo su questo giudizio autocelebrativo sul Regno del Sud, che avrà sede prima a Brindisi e poi a Salerno. "L'ambiente si era nuovamente avvelenato, e l'odore di cadavere che ammorbò l'Italia per tanti anni saliva da tutta la vecchia classe dirigente morta e non rimossa", scriveva Corrado Alvaro ne "L'Italia rinunzia? 1944: il Meridione e il Paese di fronte alla grande catastrofe" (ora ripubblicato da Donzelli).

Infatti i "cambi della guardia, dal fascismo al post regime, non erano sufficienti se a muovere le leve del comando non arrivavano uomini nuovi", ha osservato Paolo Mieli sul "Corriere della Sera" (16 ottobre 2012), "non solo per avere idee e programmi inediti ma anche per azzerare odi pregressi, vecchie rivalità, sedimentati pregiudizi, cosa che avverrà solo e solo in parte nel dopoguerra".

Nel teatrino delle incomprensioni e delle promesse tradite, però, fin dalla sera dell'8 settembre, la Wehrmacht e le Ss presenti in tutta la penisola avevano fatto scattare i piani segretissimi predisposti da Hitler già da tempo e avevano occupato tutti i centri nevralgici in Italia settentrionale e centrale, fino a Roma incluse ampie zone del Mezzogiorno.

 

HITLER E MUSSOLINI A COLORI FOTO DI HUGO JAEGER PER LIFE MAGAZINE HITLER E MUSSOLINI A COLORI FOTO DI HUGO JAEGER PER LIFE MAGAZINE Mussolini e Hitlermussolini 007 hitlerLA FIRMA DELL ARMISTIZIO A CUI AVREBBE PARTECIPATO VITO GUARRASI mussolini dal bancone di piazza veneziaarmistizioHITLER E MUSSOLINI A COLORI FOTO DI HUGO JAEGER PER LIFE MAGAZINE HITLER E MUSSOLINI A COLORI FOTO DI HUGO JAEGER PER LIFE MAGAZINE BadoglioIL GENERALE DWIGHT D EISENHOWER E LA MOGLIE MAMIE HITLER E MUSSOLINI A COLORI FOTO DI HUGO JAEGER PER LIFE MAGAZINE Benito MussoliniEISENHOWER

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…