haftar serraj

LA PARTITA INTERNAZIONALE SULLA LIBIA - IL GENERALE HAFTAR HA DECISO DI ATTACCARE DOPO AVERE OTTENUTO IL VIA LIBERA DELL'ARABIA SAUDITA - ORA HA IL SOSTEGNO ANCHE DI EMIRATI ARABI ED EGITTO - UNA SCELTA DI CAMPO, QUELLA DEI PAESI DEL GOLFO, INDOTTA DALLA NECESSITÀ DI CONTROBILANCIARE L'APPOGGIO DEL QATAR, ALLE MILIZIE DI MISURATA - GLI STATI UNITI? OSCILLANO. SOSTENEVANO SERRAJ, ORA FLIRTANO CON HAFTAR - E LA RUSSIA…

1 - A TRIPOLI SI COMBATTE, FALLISCE LA TREGUA ONU

Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

 

al serraj haftar giuseppe conte

[…] Lo scontro aperto tra Haftar e Sarraj rischia di mettere in pericolo i fragili accordi che hanno portato al controllo dell' immigrazione verso l'Italia attraverso il Mediterraneo, e di provocare un esodo verso la Tunisia, con la quale la Libia condivide una frontiera terrestre lunga 460 chilometri che dista neanche 200 km da Tripoli. Ieri il ministro della Difesa tunisino ha posto l'esercito in stato di allerta, mentre dal governo partiva in parallelo un rituale invito ad abbandonare le armi e a tornare al dialogo in vista della conferenza organizzata dall' Onu per metà aprile.

 

[…] A partire dal 2016 il signore della guerra Haftar ha cercato e ottenuto una rispettabilità da statista anche presso alcune capitali occidentali, prima fra tutte Parigi. Non a caso ieri il premier Sarraj secondo la rete Al Jazeera ha parlato con l'ambasciatrice francese a Tripoli Béatrice du Hellen accusando la Francia di sostenere Haftar. È più probabile invece che il generale Haftar abbia deciso di attaccare dopo avere ottenuto il via libera dell'Arabia Saudita, nella visita a Riad di fine marzo. Ora Haftar, sostenuto anche dagli Emirati Arabi e dall'Egitto, abbandona il negoziato, torna signore della guerra e sembra deciso a giocare la partita finale.

haftar serraj

 

2 - TRUMP NON OSTACOLA IL GENERALE «UN FAVORE AD ABU DHABI E RIAD»

Marco Ventura per “il Messaggero”

 

Gli americani abbandonano Palm City, nel distretto libico di Janzour a ovest di Tripoli, sui gommoni dell' Africa Command, il comando unificato combattente degli Stati Uniti diretto da Stoccarda e competente per tutta l'Africa tranne l' Egitto. È l'immagine plastica del disimpegno statunitense dal caos libico neanche una settimana dopo la designazione di Trump del nuovo ambasciatore in Libia, Richard Norland, già consigliere politico del Pentagono.

 

Dopo l'assassinio dell' ambasciatore USA Chris Stevens nel 2011 a Bengasi a opera di milizie islamiste (un trauma per Washinton e una grave ipoteca sulla candidatura presidenziale di Hillary Clinton), non c'erano stati altro che incaricati d'affari. Di recente, gli Stati Uniti avevano espresso il vice dell'inviato dell' Onu per la Libia, la diplomatica Stephanie Williams grande esperta di Medio Oriente.

 

LA CABINA DI REGIA

MACRON SERRAJ HAFTAR

Lo stesso Donald Trump aveva investito l'Italia di un ruolo di leadership politica per la Libia garantendo il suo appoggio direttamente al premier Conte. Si ventilava pure l'ipotesi di una cabina di regia comune tra Casa Bianca e Palazzo Chigi. Segnali che sembravano convergere verso un ritorno di interesse americano per il Nord Africa, oltretutto nella linea giusta del riconoscimento di Fayez al-Serraj capo del governo libico di concordia nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite e dall'UE. Ma qualcosa è successo. E per usare le parole di Alfredo Mantici, già direttore degli analisti del Sisde, «il giocattolo si è rotto nelle mani dei bambini americani». Espressione forse colorita, ma che inquadra le oscillazioni del pendolo americano.

 

haftar

Prima in appoggio alla guerra di Sarkozy contro Gheddafi, poi con Al-Serraj, e adesso fuori dalla mischia ma in riavvicinamento al generale Haftar. Sul New York Times è apparso tre giorni fa un commento di Frederic Wehrey e Jeffrey Feltman, autore il primo di un libro sulla battaglia per la nuova Libia e il secondo già vice-segretario generale dell'ONU per gli Affari politici, per i quali gli USA dovrebbero intervenire per fermare la guerra civile, accogliendo gli appelli del Palazzo di Vetro ad arginare il crescente sostegno internazionale a Haftar. Wehrey e Feltman citano «diplomatici stranieri» con cui hanno parlato, per spiegare che di recente «sembra che l'amministrazione Trump si sia avvicinata al Generale».

 

L'ALLINEAMENTO

haftar

Supporto che la allinea «ai legami della Casa Bianca con i sostenitori di Haftar ad Abu Dhabi e Riyadh, e alla preferenza del presidente Trump per i leader autoritari».

Dietro il colpo di mano del Generale vi sarebbero in effetti Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Una scelta di campo, quella dei Paesi del Golfo, a sua volta indotta dalla necessità di controbilanciare l' appoggio del cugino ribelle, il Qatar, alle milizie di Misurata. In Libia la diplomazia procede su binari paralleli.

 

Le parole e i fatti. I negoziati e la guerra. Sul sito del Dipartimento di Stato si legge che gli USA hanno un interesse strategico a «una Libia stabile e prospera, e in collaborazione con l' ONU e altri partner internazionali appoggiano la transizione democratica». In realtà, a Trump interessa davvero poco della Libia e del Mediterraneo, così come relativamente della stessa Europa. Il volume degli scambi USA-Libia è di appena 1 miliardo e 500 milioni nel 2017. Unico motivo di preoccupazione è il terrorismo, ma Haftar è visto come un grande nemico dell'Isis.

VINCENZO MOAVERO MILANESI CON IL GENERALE KHALIFA HAFTAR

 

L'INDISCREZIONE

Però non dev' essere piaciuta l' indiscrezione del britannico The Telegraph su 300 mercenari russi della società Wagner legati all' Intelligence militare e sbarcati a Bengasi in supporto a Haftar con artiglieria, carri, droni e munizioni. Tre settimane fa l'incaricato d' affari USA per la Libia, Peter Bodde, trasferito con la sua missione a Tunisi, era andato in visita a Tripoli insieme al comandante generale di Africom, Thomas Waldhauser, e al premier Al-Serraj aveva promesso altri 500mila dollari in aggiunta a 30 milioni già versati per rafforzare la sicurezza di Tripoli. La tragica realtà è che in Libia conta la forza, come sempre è stato, e che dietro i capi-clan si muovono le potenze regionali. Prende punti chi mostra i muscoli. Salvo perdere tutto se si rivela un bluff. È il rischio a cui va incontro oggi Haftar.

AL SISSI HAFTAR

Ultimi Dagoreport

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...