LA “PURPETTA” AVVELENATA - PER FAR FUORI COSENTINO, ANGELINO E CALDORO HANNO “UTILIZZATO” LUIGI CESARO - GIGGINO ’A PURPETTA, RICANDIDATO IN CAMBIO DEL “TRADIMENTO” DI NICK, E’ UN BEL TIPINO FINO -TIRATO IN BALLO NEL 2008 (MA MAI INDAGATO) DALLO STESSO PENTITO CHE ACCUSA COSENTINO, NEGLI ANNI ‘80 VENNE ARRESTATO IN UNA RETATA CONTRO LA NCO DI CUTOLO: ASSOLTO IN CASSAZIONE - L’INFORMATIVA DEI CARABINIERI…

Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"

Luigi Cesaro, alias "Giggino ‘a purpetta", lunedì scorso non ha perso tempo. Nemmeno un minuto. Mentre Nitto Palma, il commissario del Pdl in Campania, inseguiva Nicola Cosentino, scappato con la documentazione necessaria per presentare le liste, la solerte "Purpetta" si apprestava a pugnalare l'ex amico Nick ‘o mericano. In politica succede. Cesaro è stato il Bruto di "Cesare" il casalese.

Quando "Giggino" ha capito che il destino di Cosentino era segnato, nel ruolo di capro espiatorio degli impresentabili, ha chiamato Palma e Verdini e ha rivoluzionato la lista del Pdl di Campania 1 per la Camera. Del resto era stato sempre Cesaro il primo ad avvisare Roma che era scomparso Cosentino con il prezioso faldone da consegnare alla Corte d'Appello di Napoli.

La prima trattativa è stata su se stesso. Ha preteso e ottenuto il secondo posto alla Camera, dietro il capolista Gianfranco Rotondi. Addirittura, rivela un maggiorente del Pdl napoletano, avrebbe osato di più: lui al Senato, proprio al posto di Cosentino, il numero tre, e per Montecitorio il figlio Armando, capetto dei giovani azzurri che ha parecchio sofferto per la riconferma di Annagrazia Calabria alla guida del movimento. Palma e Verdini gli hanno fatto capire che era un po' troppo e poi hanno cominciato a sbianchettare i nomi dei cosentiniani nella lista.

Quattro: Mafalda Amente, ex sindaco di Melito; Marco Mansueto, consigliere comunale a Napoli; Pasquale Giacobbe, nel gruppo del Pdl alla Regione; Giannino Pianese, primo cittadino di Giugliano. La prova? Tutti si sono presentati lunedì pomeriggio all'hotel Terminus di Napoli per rifirmare la candidatura qualora Cosentino non si fosse trovato. Ha detto uno di loro, Mansueto: "Ho firmato per la mia candidatura due volte davanti a un notaio, una volta nella sede del Pdl l'altra all'hotel Terminus. Ma il mio nome nelle liste non c'è, pur essendo stato io il più votato a Napoli. Aspetto che il partito mi spieghi il perché".

È la solita, spietata regola del "mors tua vita mea". Cesaro contro Cosentino era fantapolitica fino a qualche giorno fa. Nel suo viaggio verso Roma, dopo la conferenza stampa di mercoledì a Napoli, lo stesso Cosentino ha detto ad Antonello Caporale: "‘A purpetta' è un trafficone nato. Si tiene buoni tutti: questo e quello". Insomma, il tradimento lo aveva messo nel conto, Nick ‘o mericano. Ieri, da parte di Cesaro, è stata tutta una corsa a smentire la rottura: "Non ero alla conferenza stampa ma ho mandato mio figlio e mio fratello. Vogliono farci implodere ma il Pdl è unito".

Il senso della famiglia è molto forte per Cesaro, che si è dimesso da presidente della Provincia di Napoli per correre in Parlamento (ma il consiglio non è decaduto per far percepire gettoni di presenza). Cosentino è di Casal di Principe, lui di Sant'Antimo, paesone del Napoletano. Qui la famiglia ha una cittadella sportiva dove viene in ritiro il Milan berlusconiano. C'è un albergo di lusso, l'Olimpia, dove il Cavaliere avrebbe dormito parecchie notti ai tempi dei suoi blitz a Napoli per la munnezza, che poi erano anche i tempi di Noemi Letizia.

A differenza di Cosentino, che ha due processi per camorra, Cesaro si vanta di un'archiviazione per associazione per delinquere in una delle inchieste sull'ex amico "Nick". In realtà la "Purpetta" è un impresentabile di rango. Racconta nel 2008, il pentito Gaetano Vassallo: "Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell'occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti".

La camorra è sempre stata un problema per Cesaro. Negli anni ottanta venne arrestato in una retata contro la Nco di Raffaele Cutolo. Fu condannato a cinque anni in primo grado. In Appello venne assolto per insufficienza di prove. A salvarlo fu la Cassazione di Corrado Carnevale: assolto per non aver commesso il fatto.

Cesaro si vide l'onore restituito ma nel 1991 un'informativa dell'Arma lo descrive così: "Cesaro Luigi, nato a Sant'Antimo, avvocato non praticante, assessore alla provincia di Napoli eletto nelle liste del Psi, risulta di cattiva condotta morale e civile. In pubblico gode di scarsa stima e considerazione. È solito associarsi a pregiudicati di spicco della malavita organizzata operante a Sant'Antimo".

Oggi la procura della Corte dei conti gli contesta un danno erariale di 700mila euro per consulenze d'oro nel settore dei rifiuti. Per il momento è sopravvissuto al terremoto Cosentino. Questo gli consentirà di fare altre gaffe con la lingua italiana (l'ultima: "Repubblica Taliana") e di mandare mozzarelle al Cavaliere. Ma quest'ultimo non ne può più, secondo uno sfogo con il governatore campano Caldoro: "Stefano questo Cesaro mi abboffa di mozzarelle, non ce la faccio più".

 

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