luigi di maio

DI MAIO IN PEGGIO! PERNA: "DOPO ESSERE STATO INCORONATO FUTURO PREMIER DA GRILLO, IL LORD BRUMMEL DEL M5S È INCAPPATO IN UNA SERIE DI INFORTUNI CHE NE HANNO APPANNATO LA STELLA - LA VICENDA ROMANA NE HA RIVELATO IL CARRIERISMO MESCHINO”

GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIOGRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO

Giancarlo Perna per La Verità

 

Nonostante si dimostri pure lui mediocre, Luigi Di Maio continua a rappresentare il meno peggio del M5s. Come tale, Beppe Grillo insiste a considerare il vicepresidente della Camera un gioiello di famiglia. Ma siamo al classico ogni scarrafone è bello a mamma soja.

 

Fin dall' inizio, gli osservatori hanno elevato Di Maio sopra la massa grillina per pura disperazione. Gli si riconosceva la superiorità dell' orbo in terra dei ciechi. Ricordate gli M5s della prima ora?

 

Ragazzotti scostumati e ragazzette erinniche che a Montecitorio assaltavano il banco della presidenza, salivano sul tetto del Palazzo gridando ai passanti, insultavano in aula e fuori. Di fronte ai camisardi, il ventiseienne di Pomigliano d' Arco parve lord Brummel. Era educato, ben vestito, senza tatuaggi. Poiché si fermava a parlare con chi gli rivolgeva la parola - giornalisti o avversari politici - fu giudicato dialogante.

GRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTAGRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTA

 

Andava in tv nonostante i divieti di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che per lui chiudevano un occhio, e fu considerato telegenico. Così, prese piede l' opinione che fosse il cavallo di razza del grillismo. Tanto che un giorno, lo stesso Beppe Grillo, ammirato dall' aplomb del giovanottello - nel frattempo invecchiato di due anni gli disse in pubblico, tra serio e faceto: «Maledetto Di Maio, tu sei il leader». Divenne per tutti il candidato premier dei grillini. L' uomo che, prima o poi, avrebbe incrociato la lama con Matteo Renzi contendendogli la leadership di questo disgraziato Paese.

 

GRILLO DI MAIO DI BATTISTA GRILLO DI MAIO DI BATTISTA

Da allora, molte volte il sole è sorto e tramontato. Renzi è ormai avvolto nella nebbia e lo si intravede rimpicciolito sullo sfondo. I grillini, singolarmente e in mucchio, hanno perduto consensi e credibilità. Il guru Casaleggio è svanito nel cosmo, sostituito quaggiù dal figlio Davide, un mezzo muto, troppo insicuro per parlare con la stampa e farsi conoscere. Grillo, restato solo, gira a vuoto. Con la pirlata di Bruxelles - lasciare gli anti Ue per i filo Ue e tornare precipitosamente sui suoi passi - ha mostrato che dietro al comico c' era il comico. Per tacere dell' amara farsa recitata dal sindaco di Roma, Virginia Raggi. Una graziosa e incapace creatura che da otto mesi pasticcia nelle stanze del Campidoglio senza un briciolo di costrutto. La tipica acqua cheta che suscita amori e intrighi come Teodora di Bisanzio e, intanto, la spazzatura tracima in città.

 

DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICODI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO

Sulla vicenda romana è inciampato anche il nostro Luigino. Ha sostenuto Virginia contro un gruppo di suoi nemici, capeggiato da due menadi, le deputate Roberta Lombardi e Paola Taverna, che sono le punte del grillismo ortodosso. Quello pane e manette sul quale concordano tutti, finché la tagliola dei pm non scatta su uno di loro. A quel punto, cominciano distinguo ed eccezioni.

 

L' episodio che riguarda Di Maio è in sé insignificante ma ne ha rivelato il carrierismo meschino. Poiché Grillo lo aveva delegato per la questione romana, la Taverna ha scritto a lui una email avvertendolo siamo ai primi di agosto 2016 - che l' assessore all' Ambiente, Paola Muraro, era indagata per fatti poco chiari legati alle immondizie. Un modo per mettere in cattiva luce Raggi e comunque una brutta botta per la giunta. Di Maio, però, invece di rendere pubblica la denuncia, tenne l' email nel cassetto. Quando di lì a poco la storia venne fuori, si scatenò un can can. Mezzo M5s cominciò a guardarlo storto, accusandolo di tradire la trasparenza e di violare l' etica grillina. Lui che non ne aveva sbagliata una, stavolta aveva fatto la frittata. Al che si cosparse il capo di cenere, disse di avere capito male il messaggio ta " vernesco e farfugliò di un qui pro quo che non convinse nessuno.

GRILLO DI MAIOGRILLO DI MAIO

 

Poi, per giorni piombò nell' abulia, come Mussolini dopo il delitto Matteotti. Annullò apparizioni tv e si rese irreperibile. La stampa lo ribattezzò Luigino il fuggiasco. Finché, per rompere l' accerchiamento, sbottò: «Io mi sono scusato perché ho sottovalutato l' email. A Roma c' è un sindaco, chiedete a lei se deve scusarsi, io ho risposto per me». Per salvare sé stesso, buttava a mare Virginia, che ora difende di nuovo perché glielo ha ordinato Grillo. Tutti capirono allora, dentro e fuori il movimento, che non era un leader ma un cuor di coniglio.

 

Sembra incredibile ma quando uno in auge fa un capitombolo è come se si rompesse l' incantesimo. Le negatività si susseguono e il grand' uomo è in breve ridotto una macchietta. Sentite a Luigino quante gliene sono capitate prima di ritrovare l' equilibrio.

 

DI MAIO GRILLO BY BENNYDI MAIO GRILLO BY BENNY

Un giorno, attaccò Renzi sul blog paragonandolo al generale Pinochet, ma scrisse che il dittatore era venezuelano anziché cileno. Provenendo dal vicepresidente di un ramo del Parlamento, lo svarione scatenò il web. «È un po' debole in storia», scrisse uno . «È il suo tallone da killer». Apro una parentesi. Da un annetto, Luigino convive in Trastevere con Silvia Virgulti, un' affascinante signora di dieci anni maggiore di lui. È una glottologa, consulente della comunicazione di M5s.

 

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO

«Che sia bella e sexy mi rende orgoglioso», dichiarò Di Maio a Vanity Fair informando che il loro accordo nel talamo era eccellente. Nonostante questa premessa, una sera del gennaio scorso, Di Maio si sedette, ahi lui, al computer anziché trascorrerla in coccole. Sentiva infatti l' impulso di commentare l' arresto dei fratelli Occhionero accusati di hackeraggio e ingaggiò invece un impari lotta col congiuntivo di spiare. In un primo tentativo delle 19,44 scrisse: «Se c' è il rischio che soggetti spiano le massime istituzioni dello Stato... ecc.». Alle rimostranze del web, azzardò alle 22,08 una nuova versione: «Se c' è il rischio che soggetti venissero spiati...ecc». Convinto stavolta di averla azzeccata, tornò di là da Silvia e passò la notte.

 

virginia raggi luigi di maiovirginia raggi luigi di maio

L' indomani, si accorse di essere stato sommerso di " improperi. Chi lo accusava di avere dato solo tre esami a Legge, chi di guadagnare troppo in Parlamento per essere il ciuccio che era. Punto nell' orgoglio e incaponito a non chiedere aiuto a Silvia, si buttò nel terzo conato, scrivendo: «Se c' è il rischio che due soggetti spiassero le massime...ecc». Fu la fidanzata a impedirgli di rendersi ridicolo una quarta volta, trascinandolo all' osteria per metterlo a suo agio.

 

Sono tutte, va detto, sciocchezze e non pregiudicano il nerbo di un uomo. Ma solo se il nerbo c' è e viene fuori. Purtroppo, in Di Maio - aldilà del riconosciuto garbo, della correttezza con cui conduce l' aula quando la presiede e di qualche qualità minore - tutto è piccolo cabotaggio. Mai un' idea sua. Ogni volta che apre bocca è il ventriloquo, orgoglioso di esserlo, della linea di Sant' Ilario, la villa di Grillo sul golfo di Zena. Ma se non ha un tocco suo, è intercambiabile. Il pappagallo oggi lo fa lui, domani un altro.

 

DI MAIO RAGGIDI MAIO RAGGI

E così le mancanze di riguardo verso Luigino si moltiplicano. Tempo fa, il governatore campano, Vincenzo De Luca, gli ha dato della «mezza pippa». Due mesi orsono, mentre ripeteva in tv la solita tiritera del «popolo stufo di questa classe dirigente», Lucia Annunziata, lo ha interrotto: «Di Maio, abbiamo solo mezzora. Io non la reggo mezzora di frasi fatte». Un campanello d' allarme: quando un giornalista perde ogni untuosità verso un politico, quel politico è sull' orlo del precipizio. E non contare su Grillo, Luigino. Lui ti molla. Tanto, tra voi, un altro che sbagli il congiuntivo, lo trova.

 

DI MAIO RAGGIDI MAIO RAGGIDI MAIO RAGGI 2DI MAIO RAGGI 2

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....