QUAL È IL FILO ROSSO CHE COLLEGA LA MORTE DI ROBERTO CALVI ALLO IOR DI BERTONE? I MISTERIOSI “CONTI MISTI”, SU CUI OPERAVANO CLIENTI ITALIANI - L’INCHIESTA DI MARIA ANTONIETTA CALABRÒ NEL LIBRO “LE MANI DELLA MAFIA”

Ignazio Ingrao per "Panorama"

Ancora acque agitate nello Ior. Nominata la nuova commissione cardinalizia di vigilanza, presieduta dal cardinale Santos Abril y Castelló, si attende di conoscere la sorte del consiglio di sovrintendenza: l'organismo laico, guidato dal presidente Ernst von Freyberg che concretamente tiene in mano le redini della banca vaticana, vera cartina al tornasole dei rapporti di forza in seno all'istituto.

E' molto probabile che gli attuali membri vengano in tutto o in parte sostituiti. Von Freyberg dovrebbe rimanere al suo posto. Ma è difficile fare previsioni anche perché nel frattempo, l'archiviazione definitiva del procedimento penale a carico del predecessore, Ettore Gotti Tedeschi ha riportato le lancette dell'orologio indietro di due anni, all'epoca della defenestrazione del presidente dello Ior, ad opera dell'attuale consiglio di sovrintendenza. Un'azione avvenuta, forse non a caso, all'indomani dell'uscita in libreria del volume di Gianluigi Nuzzi, «Sua Santità», con le carte segrete del Papa, trafugate dal maggiordomo Paolo Gabriele, che ha dato il via allo scandalo Vatileaks.

Solo una coincidenza? Quando si tratta di finanze vaticane le coincidenze spesso svelano trame segrete e intrecci impensabili come sa bene la giornalista del Corriere della sera, Maria Antonietta Calabrò che ha deciso di ripubblicare un suo famoso volume del 1991, «Le mani della mafia», sulla vicenda del crack del Banco ambrosiano e le sue connessioni con il Vaticano, arricchito da un ampio e articolata prima parte dedicata alle vicende degli ultimi anni.

Mai come in questo caso l'esergo è rivelatore dello spirito con il quale il libro è stato scritto. Calabrò ha scelto una frase del giornalista Horacio Verbitsky: «Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda». Sì, proprio lui: Verbitsky, «la bestia nera» di Papa Francesco, il giornalista argentino, esponente del movimento per la difesa dei diritti umani, che ha accusato l'ex arcivescovo di Buenos Aires di compiacenza con il regime di Videla per l'arresto e la sparizione degli oppositori, compresi alcuni confratelli gesuiti del futuro pontefice.

Chi conosce Calabrò sa che non la si può annoverare tra i nemici di questo Papa e neppure tacciare di anticlericalismo. Piuttosto la scelta di questa frase esprime la libertà e il rigore con il quale ha analizzato i fascicoli giudiziari, le dichiarazioni dei pentiti di mafia e i documenti inediti di cui è venuta in possesso dai tempi del processo per la morte di Roberto Calvi ai giorni nostri. Il merito di questa nuova edizione aggiornata del libro è proprio quello di riallacciare i fili rossi lasciati interrotti nel 1991.

Tra questi fili rossi ci sono i «conti misti» dello Ior, o cosiddetti «Conti R», conti esclusivamente in lire sui quali figuravano transazioni con clienti esclusivamente italiani. Erano conti dello Ior, spiega Calabrò, ma gli amministratori della banca vaticana «vi operavano "in gestione confusa", cioè senza rivelare i nomi dei clienti per cui compivano le operazioni».

Questi conti, dopo la vicenda Calvi, sono «sopravvissuti» per oltre trent'anni senza che nessuno ne parlasse più. Per riemergere in qualche modo ai giorni nostri. Dietro il sequestro dei 23 milioni di euro dello Ior, deciso dalla Procura di Roma, e il rinvio a giudizio dell'ex direttore generale Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli, dietro il blocco dei bancomat dentro le mura leonine, dietro gli arresti di monsignor Nunzio Scarano e di don Salvatore Palumbo, c'è infatti, ancora una volta, la vicenda di questi conti, finiti nel mirino della magistratura e delle autorità di vigilanza bancaria perché spesso, proprio questi conti, sono stati utilizzati per attività di riciclaggio come testimoniano le carte processuali.

Oggi, nonostante le folcloristiche notizie sull'arresto di aspiranti truffatori all'ingresso della Città del Vaticano, che cercavano di depositare titoli falsi presso lo Ior, e i proclami sulla volontà di trasparenza da parte delle autorità vaticane, in realtà il braccio di ferro con le autorità italiane rimane ancora molto forte.

Restano congelati presso gli istituti di credito italiani diverse decine di milioni di euro dello Ior su conti riguardo ai quali le nostre autorità chiedono al Vaticano che faccia chiarezza su chi sia l'effettivo titolare delle transazioni compiute. Inoltre come conseguenza della chiusura di circa 1300 conti presso lo Ior, su istanza delle autorità di controllo finanziario vaticano, molti di quei depositi hanno preso o stanno tuttora prendendo il volo verso la Germania (più favorevole per la normativa antiriciclaggio) o addirittura verso paradisi fiscali. Senza un minimo scambio di informazioni con le autorità italiane al riguardo.

Per analizzare questi fatti di cronaca è utile la lettura del libro di Calabrò che induce un'amara riflessione: la storia alle volte non sembra essere maestra di vita. Infatti, nonostante l'omicidio di Calvi, il versamento di 250 milioni di dollari a titolo transattivo da parte del Vaticano, lo scandalo seguito a quelle vicende, purtroppo certe pratiche, certi silenzi, omertà e connivenze sopravvivono tuttora e ostacolano la necessaria opera di pulizia e trasparenza che proprio il conclave ha affidato a Papa Francesco.

 

 

MANI DELLA MAFIAROBERTO CALVI E MOGLIE CON PAOLO VI Roberto Calvi MARIA ANTONIETTA CALABRO TOBIAS PILLER VESPA BERTONE IORGianluigi Nuzzi cover Sua SantitàIOR istituto per le opere di religioneINCONTRO FRA OBAMA E PAPA FRANCESCO ERNST VON FREYBERG

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”