beppe grillo fango genova

LA RABBIA DI GENOVA CONTRO ''GIUSE'': MONTA LA PROTESTA CONTRO GRILLO, CHE DAL CROLLO DEL PONTE MORANDI NON HA MAI PARLATO DIRETTAMENTE DELLA TRAGEDIA. ''NON VUOLE ESSERE STRUMENTALIZZATO'', MA È UNA SCUSA POVERA DAVANTI A UNA CITTÀ STANCA E INCA..ATA, CHE VIVE A PONENTE IN CODA PERMANENTE NEL TRAFFICO, SI SPEGNE NELLE 13 MILA ATTIVITÀ ECONOMICHE CHE HANNO AVUTO DANNI DIRETTI E INDIRETTI, VEDE CALARE I FLUSSI TURISTICI E, COSA PIÙ GRAVE, I TRAFFICI DEL PORTO

 

Testo di Franco Manzitti

 

BEPPE GRILLO E LA MOGLIE PARVIN DAVANTI CASA A GENOVA

L'unica comparsa nella vicenda che crocifigge Genova dal 14 agosto l'ha fatta quattro giorni dopo, ai funerali di Stato delle vittime, le cui famiglie avevano scelto le onoranze pubbliche. Beppe Grillo, agli albori della sua stratosferica carriera soprannominato “Giuse”, dal suo nome di battesimo, era arrivato al padiglione della Fiera del Mare, dove il presidente Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio si prendevano gli applausi della folla, da un ingresso laterale, come un ladro che si infila furtivamente. E se ne era andato a cerimonia ancora in corso, spiegando poi ai suoi intimi che alla vista del cardinale arcivescovo Angelo Bagnasco, tutto vestivo di viola, si era spaventato e facendo gli scongiuri aveva preferito scappare.

 

In realtà un “intervento” sulla sciagura, a città choccata e paralizzata, mentre la notizia del crollo aveva scosso mezzo mondo, “Giuse” lo aveva fatto, sponsorizzando il fantasmagorico progetto del suo amico architetto di Bergamo, il carneade Attilio Giavazzi, che aveva disegnato un nuovo incredibile ponte con percorsi pedonali, zone di ristoro, piste ciclabili.

 

GRILLO COMIZIO GENOVA

“Geniale”– aveva rilanciato Grillo, gasando il  suo ministro Danilo Toninelli, che si era sperticato in intempestive lodi su quella idea di un ponte “a misura d'uomo”, quando tutta Genova aspettava (e ahimè aspetta ancora) un ponte subito, per collegare le autostrade che si incrociano e riconnettere un sistema infrastrutturale crollato con il Morandi, con la conseguenza di spaccare Genova, dividerla, rendere incomunicabili pezzi di città e, soprattutto, allontanando il porto dalle correnti internazionali di traffico. Altro che  “a misura d'uomo”....

 

genova grillokk

Poi il silenzio, la lontananza del genovese tra i più conosciuti insieme a Renzo Piano, suo ex amico, in Italia e non solo. Solo qualche battuta indiretta nei suoi spettacoli (l'ultimo a Sanremo a inizio novembre sul palco dell'Ariston), ma mai una frase di vicinanza, un pensiero per i caduti, un proposito, una spinta ai suoi ministri, parlamentari, consiglieri regionali, comunali, mai nulla, malgrado un'inchiesta di Blitzquotidiano abbia pubblicato che nella zona del ponte, sotto di esso, dove hanno votato i 700 sfollati e le migliaia di danneggiati (le imprese colpite sono 13 mila nell'area), il Movimento 5 Stelle abbia fatto il pieno nelle ultime elezioni politiche dello scorso 4 marzo e malgrado i grillini siano il primo partito anche alle elezioni comunali del 2017, dove hanno sbancato insieme alla Lega nella Valpocevera, la zona del grande crollo.

 

Zitto e mosca. Il “Giuse” se ne sta al riparo, nella sua bella villa di sant'Ilario, sulla hollywoodiana collina di Levante della città, in faccia a Portofino, dove abitano vip non solo genovesi e i più fortunati. Sant'Ilario è il Paradiso, la Valpolcevera del crollo oggi è l'Inferno.

toti sopralluogo ponte morandi

 

Se ne sta coperto Grillo e ben determinato a non parlare e commentare. Al tentativo di un giornalista de “Il Secolo XIX”, che lo aveva accidentalmente incontrato in un bar vicino a casa e che gli aveva chiesto una reazione alla sciagura che opprime la sua città, aveva risposto : “ Una mia intervista costa 30 mila euro, vai dal tuo direttore e fatti dare i soldi se vuoi che parli.”

 

  In realtà Grillo incomincia a temere la reazione della sua città che chissà quanto è ancora “sua”. La rabbia o meglio l'incazzatura per la paralisi del ponte e delle misure che dovrebbero sbloccare la ricostruzione stanno montando giorno dopo giorno, insieme al progetto di andare a contestare proprio il Giuse, genovese doc, appunto cresciuto nel quartiere popolarissimo di san Fruttuoso, ancorché nato a Savignone, piccolo comune della Valle  Scrivia nell'interno di Genova.

ponte morandi genova

 

I primi a pensare di andare a contestare Grillo, salendo fino a Sant'Ilario sono stati gli sfollati del ponte, nei giorni seguenti alla tragedia, quando il loro destino era sospeso come il ponte stesso, tra ricoveri d'urgenza in alberghi, case di amici e parenti, mentre il Comune stava studiando il piano per sistemarli nella convinzione immediata che non sarebbero mai più tornati nelle case abbandonate in fretta e furia il 14 agosto.

 

Ma l'errore era stato di annunciare quell'intenzione pubblicamente: erano state organizzate le contro misure di protezione per il comico, a casa del quale non era certo facile arrivare. Sant'Ilario dista molti chilometri dal centro città e ancora di più dalle case di via Porro e di via Fillak, sotto il ponte. Appunto dall'Inferno al Paradiso. Con il tempo la situazione degli sfollati è stata sistemata dal sindaco di Genova Marco Bucci e dal suo assessore alle Finanze, Pietro Picciocchi e quindi l'ondata anti Grillo partita da quel fronte si è fermata.

BRUNO VESPA DANILO TONINELLI CON IL PONTE MORANDI CROLLATO

 

 Poi a progettare una marcia sotto casa Grillo a sant'Ilario sono stati 450 operai del Terzo Valico, la grande opera pubblica ferroviaria che è in costruzione tra Genova e Novi Ligure, praticamente una linea quasi tutta in galleria di una cinquantina di chilometri che sbloccherebbe l'isolamento di Genova e del suo porto.

 

 Siccome nel famoso Decreto Genova, attualmente in approvazione in Senato dopo il sì della Camera (ma ci sono 480 emendamenti) , l'opera, che da lavoro a circa 2000 operai, in prospettiva 2800, da finire entro il 2021, giunta al 40 per cento della sua esecuzione, è stata cancellata per mano grillina, questi operai sono stati minacciati di licenziamento.

 

La contromossa è stata: marciamo su casa Grillo perché sono loro, quelli del Movimento 5 Stelle, che bloccano le grandi opere e ci fanno licenziare. Le 450 lettere di licenziamento, che dovevano partire, sono state congelate da una mediazione del sindaco stesso e del presidente della Regione Giovanni Toti e la marcia non è partita.

 

VILLA DI BEPPE GRILLO SANT ILARIO

Giorno dopo giorno le fiammate anti Grillo si sono estese. Il dramma della città continuava e si esasperava con la terribile ondata di maltempo che ha distrutto gran parte della costa genovese e ligure , affondando gli yachts nel porto di Rapallo e isolando Portofino, con il crollo della strada che conduce al borgo favoloso.

 

Centinaia di milioni di danni e Grillo sempre  silenzioso. Non una parola per i nuovi sciagurati come per le vittime del ponte e ancora nessuna presenza  per manifestare solidarietà nel luogo dove tutti sono sfilati, da Mattarella a Salvini a Di Maio, all'improvvido ma presente Toninelli. E un genovese come “Giuse” che non compare, non dice nulla.

 

corteo degli sfollati della polcevera

  Giorno dopo giorno  si sono anche cercate le motivazione del silenzio e dal fronte del Movimento la spiegazione è stata: Grillo non parla perché non vuole che le sue parole su tragedie simili siano strumentalizzate. Scusa abbastanza modesta e, comunque, espressa mentre la tensione a Genova continua a salire.

 

Riconosciuto il lavoro del Comune, del sindaco Marco Bucci, nominato commissario straordinario alla ricostruzione, del governatore Giovanni Toti, commissario all'emergenza, a quasi 90 giorni dal Grande Crollo, la situazione è in stallo.

ponte morandi a genova foto di tob waylan

 

Nessuna notizia della demolizione dei tronconi, nessuna ipotesi di concreta di ricostruzioni. Solo date immaginarie, lanciate a casaccio, come quella che nel Natale del 2019 il nuovo ponte potrà essere inaugurato, o polemiche infinite sulla concessione da revocare a Autostrade, stra-annunciata da Di Maio, ma il cui seguito non si conosce.

 

Genova è stanca e incazzata. Vive a Ponente in coda permanente nel traffico, si spegne nelle 13 mila attività economiche che hanno avuto danni diretti e indiretti, cambia il suo metabolismo negli spostamenti e nei tempi lunghi che si devono sopportare se ci si sposta verso la area del ponte, vede calare i flussi turistici e, la cosa più grave, i traffici del porto, che è il motore economico della città e non solo.

 

i rattoppi sotto al viadotto morandi foto di tob waylan

E “Giuse” o se ne sta nel suo eremo dorato di sant'Ilario, protetto dal muro della villa e dalle siepi del suo giardino, oppure saltabecca per qualche palco dove continua il suo tour.

Ma fino a quando?  

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…