“MELONI E’ NERVOSA E IMPAURITA. UN MINUTO DOPO CHE SI SONO CHIUSI I SEGGI, VUOLE CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE” – RENZI VEDE UNA “PARTITA APERTISSIMA” PER LE POLITICHE: “QUELLO CHE PREOCCUPA MELONI NON È IL PAREGGIO MA CHE CON QUESTA LEGGE ELETTORALE VINCIAMO NOI. È UN RISCHIO CHE LA MANDA FUORI DI TESTA. ANCHE PERCHÉ, SE PER CASO LA SINISTRA VINCE, IL GIORNO DOPO TUTTE LE MAGAGNE CHE HANNO COMBINATO, DA PARAGON AD AL-MASRI, VENGONO FUORI - IL PREMIERATO? NE TIRERANNO FUORI UNA AL MESE, DA QUI ALLE ELEZIONI, PUR DI NON PARLARE DI TASSE E STIPENDI - L’AREA DI CENTRO DIVISA? NESSUNO METTA VETI. IL PROBLEMA È CHE FINORA IN TANTI FANNO LE INTERVISTE, IN POCHI FANNO LE LISTE”
Francesco Bei per repubblica.it - Estratti
Matteo Renzi è in una fase “testardamente unitaria”, come si dice oggi. Soddisfatto per i risultati delle regionali, invita le forze del centrosinistra a non perdere lo slancio e concentrarsi nel «menare, menare, menare» sulla legge di bilancio. Convinto che la partita per le Politiche sia «finalmente apertissima». Quanto all’area riformista, è il momento di unirsi «senza veti» per creare un centro più forte.
Schlein, ma anche Bonelli e Fratoianni, propongono di aprire subito un tavolo per il programma, mentre Conte ha lanciato un cantiere dei soli 5S, rimandando tutto a dopo l’estate. E lei?
«Io partirei dal minimo sindacale, inizierei dal non litigare al nostro interno. La foto che ci consegnano le regionali è quella di una presidente del Consiglio nervosa, impaurita. Questo è per me il quadro da cui si parte».
Da cosa deduce questo nervosismo?
«Beh, dal fatto che un minuto dopo che si sono chiusi i seggi, la prima cosa che fa dire al fido Donzelli è “cambiamo la legge elettorale”. Dà il senso di uno scollamento rispetto alla realtà: invece di parlare di tasse e sicurezza, pensa a come garantire i seggi per i suoi. Il centrosinistra deve sfruttare questo momento d’oro che si apre».
In che modo?
«Innanzitutto insistendo da subito sulla legge di bilancio.
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«Nel frattempo, meniamo sul governo offrendo un’alternativa credibile. Perché, se prendi l’iniziativa politica, il centrodestra può persino dividersi».
Dove vede questi segnali di scollamento?
«La destra è molto meno unita di come raccontano. In Veneto la Lega doppia FdI, ma è la Lega di Zaia non di Vannacci. Quando un giornalista come Mario Giordano, non propriamente un sinistrorso, attacca il governo perché sulla sicurezza non ha fatto niente, questi sono elementi da prendere al volo».
Il governo però ha chiuso la procedura d’infrazione con l’Europa e il rating italiano ha ricevuto un voto positivo da Moody’s. La stabilità c’è…
«Meloni continua a dire che nei mercati finanziari lei è apprezzata, ma nei mercati rionali l’apprezzano di meno se aumentano le zucchine. Lei ha raddoppiato gli stipendi ai suoi, agli staff, ma non l’ha fatto agli stipendi degli italiani. L’unico a cui hanno aumentato la pensione è Brunetta».
Qual è il punto debole di Meloni in questo momento?
«Io sono convinto che il tema della sicurezza sia quello sul quale rischia di perdere le elezioni. Potrebbe nascere qualcosa alla destra della Meloni che le porta via i voti decisivi, sia con l’attuale legge elettorale che con quella che vogliono fare».
Legge elettorale, la ragione addotta per cambiarla è il rischio del pareggio. Esiste?
«Quello che preoccupa Meloni non è il pareggio ma che con questa legge vinciamo noi. È un rischio che la manda fuori di testa. Anche perché, se per caso la sinistra vince, il giorno dopo tutte le magagne che hanno combinato, da Paragon ad Al-Masri, vengono fuori. Quando finisce una leadership, gli effetti poi si fanno sentire per anni e io ne so qualcosa».
Però anche voi avete cambiato la legge elettorale con i soli voti della maggioranza. Perché non dovrebbero farlo anche loro?
«Noi siamo stati costretti a farlo perché quella fatta dal centrodestra era stata dichiarata incostituzionale».
I voti per cambiarla da sola comunque ce li ha…
«Forse ce la farà a fare la legge elettorale, ma di solito chi lo fa poi perde le elezioni. Quello che io dico al centrosinistra è: diamo una scrollata alla rassegnazione. La partita non solo è aperta, la partita è possibile, si può fare davvero. E parliamo di quotidianità, non di ideologia».
Insisto: se la maggioranza va avanti con la proposta nota - premio di maggioranza e proporzionale - quale deve essere la risposta?
«Io sono contrario. Il Rosatellum ha garantito uno dei governi più longevi della storia, non è che Meloni è stata eletta con il sorteggio eh. C’è una contraddizione tra ciò che dicono su quanto è brava Giorgia che ha fatto un governo stabile e la legge elettorale che non dà stabilità. Delle due l’una».
La maggioranza ha scongelato anche il premierato per portarlo in aula a gennaio. Ci crede?
«Ne tireranno fuori una al mese, da qui alle elezioni, pur di non parlare di tasse e stipendi, o dei 200 mila italiani che anche quest’anno se ne vanno dal nostro Paese. Io sono da sempre favorevole all’elezione diretta del capo del governo, ma non sono riusciti a fare nemmeno quella: per accontentare la Lega hanno fatto un pastrocchio in cui voti un premier ma non è detto che poi il premier sia lui. Voti la Meloni e ti ritrovi Salvini».
L’area centrale è andata bene alle regionali ma comunque è divisa in varie iniziative. È possibile un momento di riunificazione fra queste varie iniziative? Penso a Ruffini, Onorato, voi di Casa riformista…
«Non solo è possibile, ma è doveroso e necessario. Il problema è che finora in tanti fanno le interviste, in pochi fanno le liste. Noi, che abbiamo fatto le liste, siamo ben disponibili a lavorare per questo raggruppamento, senza alcuna esigenza di protagonismo.
Noi non vogliamo spadroneggiare, vogliamo costruire con umiltà e concretezza uno spazio centrale e riformista. Lo spazio c’è, come Casa riformista quando si fa il 5% in Calabria, il 6% in Campania, il 9% in Toscana, si fa la differenza davvero. Spazio a tutti: nessuno metta veti, noi portiamo voti».
Come si sceglie la leadership? Schlein si è detta disponibile anche a primarie di coalizione. Quale deve essere il metodo?
«Condivido totalmente ciò che ha detto Elly. E ne apprezzo la fatica di costruire una casa comune. Naturalmente, se ci saranno primarie, penso che quest’area riformista del centro-sinistra potrà e dovrà presentare una candidatura diversa da Schlein e da Conte».
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GIORGIA MELONI E MATTEO RENZI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA





