luigi di maio matteo renzi giuseppe conte

RENZI SI CREDE ASSOLTO MA E’ LO STESSO COINVOLTO (NELLA DISFATTA UMBRA) – IL PATTO M5S-PD NON FUNZIONA: SECONDO L’EX ROTTAMATORE LA SCELTA DI SCHIERARE IL PREMIER NELL’ULTIMA USCITA ELETTORALE È STATO UN GRAVE ERRORE. E GIUDICA UN ATTO DI ARROGANZA AVER CONSIDERATO CONTE L’UOMO DEI MIRACOLI - NEL FRATTEMPO RENZI SI GODE L’ARRIVO DAL PD DELLA CONSIGLIERA REGIONALE DEL LAZIO MARIETTA TIDEI: ORA ALLA PISANA TIENE PER LE PALLE ZINGARETTI E LA SUA GIUNTA

Alberto Gentili per il Messaggero

 

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

Non è di certo soddisfatto, Matteo Renzi, della batosta in Umbria. Ma neppure si strappa i capelli. Secondo il leader di Italia Viva che ha atteso i risultati facendo la valigia in vista della partenza di questa mattina per New York dove andrà a tenere alcune conferenze (tappa successiva Dubai), ciò che è accaduto era ampiamente previsto. Perché la coalizione che ha sostenuto Vincenzo Bianconi, come annunciavano i sondaggi, era molto sotto rispetto al centrodestra. E perché l’alleanza organica e strutturata tra 5Stelle, Pd e Leu a giudizio di Renzi non funziona.

 

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

Non a caso l’ex premier si è chiamato fuori, disertando anche l’evento di Narni quando, venerdì, Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Roberto Speranza si sono ritrovati per la prima volta insieme. E con loro hanno voluto anche Giuseppe Conte. Ecco, la decisione di trasformare la disfida regionale in una partita politica di livello nazionale e soprattutto la scelta di schierare il presidente del Consiglio nell’ultima uscita elettorale, per Renzi è stato un grave errore. E giudica un atto di arroganza aver considerato Conte l’uomo dei miracoli e dal tocco magico, quello capace di ribaltare una sconfitta annunciata.

 

Anche perché, come dimostra il pessimo risultato di Bianconi, secondo il capo di Italia Viva, Conte non ha né il tocco magico, né può fare miracoli: una cosa è l’indice di gradimento che gli accreditano i sondaggi, un’altra sono i voti che porta. E i dati Umbri, ha confidato Renzi ai suoi, provano che Conte di voti non ne aggiunge neppure uno. Un po’ ciò che pensa (e voleva dimostrare) Di Maio. In estrema sintesi, per l’ex premier la scelta di schierare il presidente del Consiglio è stato un boomerang. Un errore grossolano, inspiegabile e clamoroso, motivato esclusivamente dalla volontà del capo 5Stelle di inserire anche Conte nel gruppo degli sconfitti.

 

renzi conte

APPROCCIO SOFT

Il leader di Italia Viva, al momento, non ha però intenzione di affondare i colpi. Rivela di non ritenere il premier indebolito: tra due-tre giorni delle elezioni in Umbria non si ricorderà più nessuno. Però la lezione resta e incoraggia Renzi che ricorda, non senza un filo di malizia: anche a lui, che è sempre stato considerato da Di Maio un impresentabile, una sorta di appestato, è stato chiesto di andare alla reunion di venerdì a Narni.

 

E questo perché volevano che pure Italia Viva mettesse la faccia sulla sconfitta annunciata, in una tornata elettorale in cui il nuovo partito non si è neppure presentato. «Ma non ci sono cascato, anche perché all’alleanza strutturata con i 5Stelle proprio non ci credo», confida nella notte ai suoi, «e quello che è accaduto in Umbria mi dà ragione: quel patto elettorale non funziona.

renzi zingaretti

 

Ciò significa che c’è uno spazio politico enorme, una prateria sconfinata per Italia Viva. Il cui progetto non di certo quello di intrupparsi con i grillini». Ma di arare il centro e conquistare i voti moderati, anche e soprattutto quelli in uscita da Forza Italia, ormai fagocitata da «quell’estremista di destra che è Matteo Salvini». Messa definitivamente la parola fine all’ipotesi, del resto già scartata e ora del tutto bocciata dopo la batosta umbra, di entrare in un patto elettorale «senza appeal» con Pd e 5Stelle, Renzi già pensa ai prossimi appuntamenti. Con l’obiettivo di raggiungere il 10% alle elezioni nazionali del 2023 («il treno della legislatura arriverà fino all’ultima stazione»), il leader di Italia Viva si prepara al debutto: scartate le regionali in Emilia Romagna e Calabria (arrivano troppo presto), Renzi vuole presentare il nuovo partito nelle altre tornate elettorali del 2020: Toscana, Liguria, Marche e forse Campania.

zingaretti renzi

 

 

Nel frattempo l’ex premier si gode l’arrivo dal Pd della consigliera regionale del Lazio Marietta Tidei: «Non è una scissione, è un’emorragia a lento rilascio». E se garantisce che non farà cadere la giunta del suo avversario, Zingaretti, allo stesso tempo confida la soddisfazione di avere in pugno il segretario del Pd: il governo della Pisana d’ora in poi si regge con i voti di Italia Viva. E ciò dà a Renzi un ulteriore potere di interdizione e di condizionamento. Sia nella partita del governo nazionale, sia in quella del Lazio.

matteo renzi al senato

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…