enrico letta matteo renzi chiara ferragni fedez

LA RESA DI LETTA: PER NON SCHIANTARSI AL SENATO ENRICHETTO COMINCIA A CAPIRE CHE SUL DDL ZAN DEVE TRATTARE -  “IN PARLAMENTO DIALOGHEREMO, PERÒ SOLO CON ITALIA VIVA”: GLI EX RENZIANI DI BASE RIFORMISTA IN PRESSING SU LETTA: “IL TESTO VA MODIFICATO SUI PUNTI PIÙ CONTROVERSI. IN CASO CONTRARIO ANDIAMO A SBATTERE”. CALDEROLI AFFILA LE ARMI. LA LEGA È PRONTA A CHIEDERE IL VOTO SEGRETO, SAPENDO DI CREARE IL CAOS A SINISTRA. PER GLI EX DEMOCRISTIANI IL VOTO SEGRETO È UN INVITO A NOZZE…

Giorgio Gandola per “La Verità”

 

MATTEO RENZI ENRICO LETTA MEME

il voto segreto toglie il sonno al Pd. I numeri criptati in Senato non ci sono, si va verso il baratro, e la conta sul disegno di legge Zan costringe Enrico Letta a una lunga notte dell'Innominato prima di scendere a patti. «In Parlamento siamo pronti ad ascoltare, discutere, dialogare», dice a Genova. È una resa. Anche l'ultimo diktat del segretario non era servito a nulla. «Chi vota contro non sarà ricandidato», era stata l'idea estrema per compattare la sinistra dei diritti e dei rovesci, poco incline a farsi guidare sui temi etici. Niente da fare, se ai franchi tiratori si aggiungono i riottosi del Movimento 5 stelle (ingovernabili più che mai) si rischia la disfatta.

ddl zan

 

Così il partito arcobaleno è costretto a negoziare, che significa piegarsi ai voleri dei due Mattei, Salvini e Renzi. In avvicinamento al giorno del giudizio (13 luglio) sembra scoccata l'ora della ragione. Ora ridiscutere i due punti divisivi sull'identità di genere e sulla libertà di pensiero diventa prioritario per tutti. L'assist dialettico a Letta arriva da dentro il Nazareno. È di Alessandro Alfieri, uno dei leader di Base riformista, ex renziano lombardo e pragmatico: «Il testo può essere migliorato, alcune parti vanno specificate meglio.

 

RENZI LETTA

Se Italia viva pensa a qualche emendamento mirato siamo pronti all'ascolto». L'ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, prende il salvagente al volo e lo rilancia sulle teste (fin qui quadre) dei colonnelli dem: «Difendere il ddl Zan rifiutando qualsiasi mediazione significa perdere un appuntamento storico con i diritti. Il disegno di legge va sostenuto con intelligenza ed equilibrio, ammettendo qualche modifica sui punti più controversi. In caso contrario andiamo a sbattere». Mentre lo dice, non pensa solo alla nutrita pattuglia degli ex renziani ma anche a Dario Franceschini e ai suoi; per gli ex democristiani il voto segreto è un invito a nozze. La Lega è pronta a chiederlo, sapendo di creare il caos a sinistra nella foto.

 

ddl zan

Il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, sa come fare. «Ho già preparato il binocolo da cecchino. Non presenteremo 82 milioni di emendamenti come fu per la riforma costituzionale. Niente algoritmo, però il fucile è carico. Ma non voglio dire di più, non mi estorcerete mai una parola di più per non rovinare la sorpresa». Sarebbero pronte modifiche a raffica per mandare alle calende greche la votazione. Il calendario è fatto apposta per le trappole, con decreto Sostegni bis, nomine Rai, decreto Semplificazioni e Cybersicurezza che possono essere usati per mandare Alessandro Zan al mare a ristudiare il testo sotto l'ombrellone.

LA STRETTA DI MANO TRA ENRICO LETTA E MATTEO RENZI

 

Letta sa che non può permettersi anche questa Waterloo nella calura (finora le ha perse tutte) e vive il momento fra l'ossessione di Salvini e la paura di finire in panne. Così quando il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, ribadisce che «non vogliamo fare ingerenze ma ci auguriamo che il testo venga riformulato», cede. Lo fa in modo mellifluo per non mostrare debolezze. Ma lo fa, chiedendo sponda a Renzi e annunciando ciò che aveva sempre negato. «In Parlamento si vedrà. Noi siamo pronti ad ascoltare, discutere, dialogare.

 

omofobia

Ma in Parlamento perché siamo convinti delle nostre ragioni. Ci andiamo con la massima voglia di far sì che l'approvazione sia fatta nella chiarezza delle responsabilità di tutti». Poi la consueta tirata ad uso degli happy few del rosso antico: «Non mi fido della Lega, che nel giorno in cui chiede il dialogo, al Parlamento europeo vota a favore della legge anti Lgbt che l'Ungheria ha approvato. Loro non vogliono dialogare ma affossare».È un escamotage, un cuscino di piume sul deretano per attutire il colpo. Il primo a capirlo è la volpe Renzi che immediatamente lo incalza: «Il muro contro muro non serve. Siamo a un passo dal risultato, perché intestardirsi su una battaglia ideologica che porta all'ostruzionismo e all'affossamento della legge?

ddl zan

 

La maggioranza dei senatori auspica un buon accordo, che è possibile. E mi fa ridere prendere lezioni su questo tema da chi, come i 5 stelle, ha fatto di tutto per far fallire la legge sulle unioni civili». Poi la stoccata al curaro, il ricciolo dialettico che fa la differenza fra un politico in cerca d'autore e un leader scaltro: «Non mi stanco di spiegare a tutti che per fare le leggi ci vogliono i voti in Senato e non i like su Facebook». Tre piccioni con una fava: Letta e i Ferragnez.

 

ENRICO LETTA RENZI

Mentre Calderoli prepara le trappole nel caso di un nuovo irrigidimento del Pd, anche Forza Italia auspica un ritorno di tutti alla ragione. «Spero che le giuste considerazioni di Marcucci trovino spazio nel Pd e conducano Letta su posizioni ragionevoli», sottolinea la vicepresidente del gruppo al Senato, Licia Ronzulli. «Il muro contro muro può solo affossare la legge contro l'omofobia. Si rinunci alle bandierine e si torni al dialogo per arrivare a un testo condiviso». Necessario, anzi indispensabile dopo il video delirante della coppia Zan-Fedez in cui si condivide l'impegno «ad aiutare i bambini in un percorso di transizione». Quindi a cambiare sesso. I bambini. Il voto segreto sarà una benedizione divina.

ddl zan 18fedez PRO DDL ZANddl zan 18ddl zan 7ddl zanmatteo renzi enrico letta

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")