mario draghi matteo renzi

“MATTEO RENZI VUOLE DRAGHI PREMIER” – “REUTERS” CONFERMA: IL VERO OBIETTIVO DEL SENATORE SEMPLICE DI RIAD (PARDON, RIGNANO) È PORTARE SUPER-MARIO A PALAZZO CHIGI E SPEDIRE IL VOLPINO CONTE IN PELLICCERIA - IL RITRATTONE DELL’EX PRESIDENTE DELLA BCE BY CECCARELLI: “UBIQUO E MULTIFUNZIONALE, UNA QUANTITÀ DI LAUREE HONORIS CAUSA, ACCADEMICO PONTIFICIO, SINTESI VIVENTE DI CREATIVITÀ ITALIANA, RIGORE TEDESCO, UNDERSTATEMENT BRITANNICO. DRAGHI NON NON C' È; SEMMAI SOVRASTA, ALEGGIA, INCOMBE. L' OMBRA DI DRAGHI. MA TEMPO VERRÀ... QUANDO? CHI LO SA”

 

MARIO DRAGHI.

 

DAGONOTA

“Matteo Renzi vuole Draghi premier”. Una fonte di “Italia Viva” conferma a Crispian Balmer di Reuters che il senatore semplice di Riad (pardon, Rignano) ha come obiettivo un governo guidato da Super-Mario. “Direi che è una delle nostre proposte”, ha detto la fonte interna al partito di Matteuccio.

 

Quindi che succede ora? Renzi chiederà a conte le teste di Arcuri, Bonafede, Azzolina, Gualtieri, Catalfo, Casalino e anche Benassi (come scrive oggi Repubblica). E se il “volpino di Palazzo Chigi mantiene il punto, si apre la porta al “governo del Presidente”, con Draghi premier di una maggioranza “Ursula” con Forza Italia e l’appoggio esterno della Lega

Matteo Bolle

 

L'ARTICOLO INTEGRALE DI REUTERS:

https://www.reuters.com/article/us-italy-politics/italys-renzi-would-like-ex-ecbs-draghi-to-head-italy-government-source-idUSKBN2A00B0

 

IL DAGOREPORT DI IERI: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/primo-parola-ldquo-elezioni-rdquo-non-esiste-sull-rsquo-agenda-259697.htm

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME LUKAKU E IBRA

 

 

MITO E LEGGENDE DI SUPER MARIO IL DEUS EX MACHINA

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”

 

Ma davvero Draghi? Nessuno è in grado di saperlo perché Draghi sta sopra a tutta questa crisi di governo; e per quanto ci si possa sforzare a tirarcelo dentro, egli appare - per natura e vocazione, ma ancor più come percezione - di gran lunga superiore a tutta questa faccenda di consultazioni, giochetti e indispensabili manfrine. Quindi Draghi non c' è; semmai sovrasta, aleggia, incombe. L' ombra di Draghi. Ma tempo verrà... Quando? Chi lo sa.

MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE

 

Nell' immaginario del Palazzo la sua figura appare tanto lontana dalla scena pubblica quanto legata al mistero di una volontà posta più in alto. Così, più che sul convitato di pietra (Moliere, Puskin), la nozione drammaturgica di Mario Draghi può farsi risalire all' antichità classica, ai macchinari di scena della tragedia, soprattutto Euripide, quando da una specie di gru calava sul palcoscenico il Deus ex machina, propedeutico ad ogni ragionevole catarsi.

 

MARIO DRAGHI

E poi, senza esagerare, disse un giorno Giorgetti: «Chi glielo fa fare di finire in questo manicomio?». Anche questo argomento ha la sua forza. Eppure. Ha rivelato una volta D' Alema, che da premier l' avrebbe voluto a Mediobanca, il giudizio che ne diede Enrico Cuccia, tanto per restare agli arcani: «È un civil servant», dal che si potrebbe anche pensare...

 

MARIO DRAGHI GIULIANO AMATO

Draghi, il cui solo nome vale cento punti di spread. Perché c' è sempre il guaio del debito pubblico, ma adesso anche il disastro Covid e il Recovery da pianificare. Draghi, che dove va, ogni occasione diventa più importante; Draghi ubiquo e multifunzionale, una quantità di lauree honoris causa, accademico pontificio, sintesi vivente di creatività italiana, rigore tedesco, understatement britannico; Draghi che Trump prima lo prese di petto, poi dovette fare marcia indietro, «ah, ci servirebbe un Draghi alla Federal Reserve!».

 

MARIO DRAGHI

Draghi, che chi parla con lui prende a emanare una luce speciale. Vissuto come mito, a 360 gradi: viaggia in economy e in seconda ferroviaria, si nutre di barrette energetiche, non sente né caldo né freddo (il futuro suocero, temendo non potesse permetterselo, gli voleva comprare un cappotto), si organizza pure il sonno. Amen.

 

 

draghi renzi

A tal punto irraggiungibile da far sembrare strano che faccia il tifo per la Roma, abbia telefonato per solidarietà a De Laurentiis per Juve-Napoli e si sia impanicato quando un' atletica ex femen e dimostrante anti-Bce con balzo a sorpresa gli atterrò sul tavolo a pochi centimetri dal naso. Sono anni che va avanti questa specie di implicita chiamata che si riverbera in una sorta di predestinazione trascendentale.

 

Gli impresari del suo coinvolgimento sono, in ordine di precedenza e insistenza, Berlusconi, Renzi e Giorgetti. Il Pd ci starebbe. I cinque stelle, che all' inizio l' avversavano, hanno quasi tutti cambiato idea. Ha suscitato un fracco di risate sui giornali, sui social e anche in chiesa (c' è spassosa video-omelia di un sacerdote sardo), il fatto che dopo aver voluto incontrare Draghi, Di Maio se n' è poi uscito, povero Giggino: «Mi ha fatto un' ottima impressione».

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI

Ma per dire quali folcloristici orizzonti abbiano lambito il consenso, vale la pena di rivelare che di lui ha parlato bene addirittura il generale Pappalardo, che durante le vacanze se l' è trovato davanti a Città della Pieve e gli ha chiesto: «Posso cominciare a far stampare nuove monete?»; al che Draghi, che probabilmente non lo conosceva o pensava a uno scherzo, gli ha detto sì, certo, faccia pure questa sua lira italica, conquistando in tal modo anche il cuore del capo dei Forconi.

giuseppe conte mario monti

Dice: ma chi l' ha mai eletto? Ecco, al di là della teoria e delle procedure lo sfacelo del presente e l' angoscia di un futuro ancora più spaventoso potrebbero surrogare la mancanza di legittimazione democratica.

 

Dopo l' esperienza di Mario Monti, sarebbe il definitivo commissariamento e il default di un' intera generazione. E tuttavia, rispetto alla figura e alla vicenda di Monti, Draghi, che non nasce professore ma funzionario dello Stato, appare vantaggiosamente priva di altezzosità accademica; così come, sul piano della gestione, aver pilotato per tanti anni la Bce, trattando con Merkel e respingendo gli attacchi della Bundesbank è qualcosa che rafforza il suo ruolo, o forse la sua missione di deus ex machina.

GIUSEPPE CONTE MARIO MONTIrenzi conte

mario draghi al meeting di rimini 5

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?