
“SALVINI HA PERSO LA LEGA, È VANNACCI IL NUOVO RIVALE DI MELONI" – CAPPELLINI: "A PONTIDA LA STAR NON ERA IL SEGRETARIO DEL PARTITO MA IL SUO VICE. TUTTO È NELLE MANI DEL GENERALE: NON IMPORTA CIÒ CHE DECIDERÀ DI FARE IN FUTURO, SE SCALARE IL PARTITO O FONDARNE UNO IN PROPRIO. LA NOVITÀ È LUI, I CONSENSI SONO SEMPRE PIÙ SUOI. SE RESTA NEL CARROCCIO, NE SARÀ IL CAPO. SE SE NE VA, SI PORTA VIA I MOBILI E IL CORREDO DI CASA" – I TIMORI DELLA MELONI VISTO CHE QUELLO CHE NON È RIUSCITO AL LEADER LEGHISTA, INSIDIARE LA SUA PRIMAZIA NELLA DESTRA ITALIANA, POTREBBE RIUSCIRE PIÙ AVANTI A VANNACCI...
Stefano Cappellini per repubblica.it - Estratti
MATTEO SALVINI E ROBERTO VANNACCI - PONTIDA 2025
Matteo Salvini non è più il capo di un partito ma ancora non lo sa o fa finta di non saperlo. La lunga discesa cominciata il giorno del Papeete lo ha portato al capolinea. Il passeggero è rimasto fermo sul suo sedile, ma il bus è fermo e le corse sono finite.
A Pontida, lo scorso fine settimana, è successo che nel luogo simbolo della vecchia Lega nordista la star non era il segretario del partito.
Era il vice: il generale Roberto Vannacci. Chi sperava che il ritorno sul sacro pratone bossiano desse fiato ai vecchi colonnelli del Carroccio ha dovuto prendere atto che ormai pure la base leghista freme per Vannacci, osanna Vannacci, ha eletto Vannacci. I giovani ancora più dei vecchi. Non importa ciò che il generale deciderà di fare in futuro, se scalare il partito o fondarne uno in proprio.
La novità è lui, i consensi sono sempre più suoi, gli basta solo aspettare il momento giusto. Decidesse di restare, sarà il capo. Se ne andasse, si porterà via i mobili e il corredo di casa. Ai leghisti della prima ora, quando sarà il giorno, resterà solo decidere tra due strade: salire sul carro del generale quale che sia o restare in un partito senza Vannacci sì, ma a quel punto anche senza più benzina.
Quando Salvini scelse di imbarcarlo per mettere una toppa al risultato delle Europee era già chiaro che l’ambizioso generale non si sarebbe accontentato di fare il porta-voti. Lo sapeva anche Salvini, ovvio. Solo che il Capitano – già nei rispettivi gradi era un po’ scritto il destino – aveva bisogno di voti cash. E il cash ce l’aveva l’altro. Un prestito a interessi altissimi, uno di quelli dove chi contrae il debito alla fine ha un solo modo per uscire dalla morsa: cedere l’attività.
ANCONA - COMIZIO DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI ACQUAROLI
Dice: ma Salvini ha ancora carte da giocare, è ministro, tiene ancora in pugno buona parte dell’organizzazione del partito, non mollerà. Vero. Ma in politica contano anche l’aura e il momentum. In un partito trasformato ormai da anni in forza nazionalista e di estrema destra (il presidente della Lombardia Attilio Fontana, così critico verso il Generale, non se n’era accorto?), Salvini e Vannacci dicono le stesse cose, ma il secondo è più rampante, persino più basico e soprattutto più nuovo.
Nella politica di oggi che si consuma alla velocità (e alla profondità) di un reel la novità è tutto. Meloni lo sa bene. La Nazione è sua anche per questo. Proviamola, è il vero slogan circolato tra gli elettori di centrodestra che hanno traslocato nella Fiamma e lasciato gli altri due partiti della coalizione a contare risultati a una cifra. Vannacci è un altro di cui la gente può pensare: proviamolo.
Beffa per Salvini: pur non essendo mai passato da Palazzo Chigi, non può più godere del medesimo auspicio.
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Quello che non è riuscito al Capitano, insidiare la primazia di Meloni, potrebbe riuscire più avanti all’uomo che lui ha portato in politica, il Generale. La chiamano: eterogenesi dei fini. Meloni è salda al comando. Ma che succederà quando toccherà anche alla presidente del Consiglio uscire di scena? Chi in prospettiva ha numeri e forza per aspirare a guidare la destra italiana? A Pontida è arrivata una possibile risposta. Salvini non è certo l’unico ad aver provato un brivido al pensiero.
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ROBERTO VANNACCI RICEVE LA TESSERA DELLA LEGA DA MATTEO SALVINI
MATTEO salvini - GIORGIA meloni
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