ANTI-POLITICA O “ALTRA POLITICA? DA DOVE SPUNTA IL GRILLISMO

Alberto Statera per "Affari & Finanza - la Repubblica"

Sabato scorso Rifondazione Comunista ha tenuto un seminario su Grillo e sul Movimento 5 Stelle, perché - ha detto alla 'Stampa' il leader Paolo Ferrero - ' è un fenomeno enorme, che merita di essere analizzato'. Oggi sarà la volta degli imprenditori del Nord Ovest, che in centoventi incontreranno a Torino Gianroberto Casaleggio, il teorizzatore della cyberdemocrazia che viene indicato come l'esoterico ideologo dell'ex comico Beppe Grillo, che ha invece il ruolo di front man.

Le ilari cronache del primo mese postelettorale sugli spaesati 'cittadini' deputati e senatori, che in centocinquanta arrivano a subire senza battere ciglio una sorta di sequestro di persona da parte del loro guru, condotti in pullman in un luogo a loro ignoto, cominciano a lasciare spazio ad analisi meno derisorie. Non che il pattuglione di parlamentari e il loro leader non si prestino con immutata frequenza al sarcasmo, ma la temperie politica impone di dare un senso a quei milioni di voti che hanno lasciato i partiti tradizionali per approdare a quella che finora è stata denominata 'antipolitica'.

Può aiutare in questa ardua impresa un saggio di Pierfranco Pellizzetti intitolato 'Conflitto - L'indignazione può davvero cambiare il mondo?', appena pubblicato da Codice Edizioni. Premesso che tutto quello che esce dai canali della politica ufficiale è stato sbrigativamente etichettato come antipolitica, l'autore parla invece di 'altra politica'. In principio in Italia furono i Girotondini, il movimento di cittadini nato a Milano il 26 gennaio 2002 e diffusosi nelle maggiori città italiane contro il governo Berlusconi.

Poi sono arrivati l'Onda anomala di studenti, insegnanti e famiglie contro la riforma della scuola pubblica, il No B Day del Popolo Viola e Se non ora quando delle donne, con milioni di manifestanti nelle piazze. Tutto ciò nella quasi indifferenza dei partiti tradizionali e del governo Berlusconi, che è caduto non per l'indignazione popolare, ma per la scomunica dell'Europa.

Il grillismo è un'altra cosa, segna una rottura perché ha avuto il coraggio di concorrere e conquistare spazi elettorali contro l'establishment partitocratico. Ma sarà Grillo a incarnare il conflitto che il pensiero liberale considera un pilastro della società democratica perché fattore di rinnovamento? Pellizzetti ne dubita fieramente perché il Movimento 5 Stelle appare oggi come un aggregato che coniuga partecipazione di base e leaderismo messianico, autocomunicazione orizzontale di massa e cinico marketing via web.

Gli eletti sono stretti nella tenaglia della complessità dei problemi che sono chiamati ad affrontare e dai millenarismi semplificatori del loro 'certificatore/padrone' Beppe Grillo. Ma i problemi non possono essere risolti da un abrakadabra messianico predicato dal 'portatore di Verità' in una delega acritica e semplificatoria che trasforma la protesta in tifo da stadio e in cui ogni voce dissenziente diventa blasfemia.

In questa morsa responsabilità/irresponsabilità tra i problemi da affrontare, il leader messianico e l'ideologo 'feticista del capello' (così lo definisce Pellizzetti) c'è il rischio di impazzire. Per i cittadini-parlamentari e per il Movimento.

 

Beppe Grillo grillo casaleggio casaleggio grillo GIANROBERTO CASALEGGIOPIERFRANCO PELLIZZETTI

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