SILVIO FONDA IL POPOLO DELLA LIBERTA’ VIGILATA? - DIETRO LO SCONTRO CON ALFANO, IL “VETO” DA RIDERE SUGLI INDAGATI ECCELLENTI - VERDINI, COSENTINO E DELL’UTRI IRRINUNCIABILI PER IL BANANA: SARANNO RICANDIDATI NELLA SUA “LISTA GHEDDAFIANA” PER SALVARLI DALLE MANETTE E RACCOGLIERE I LORO VOTI - STESSA SORTE ANCHE PER CESARO, MILANESE, SCAJOLA - L’UNICO CHE RESTERA’ FUORI E’ ANCHE L’UNICO CHE E’ FINITO DENTRO: ALFONSO PAPA…

Fabrizio d'Esposito per il "Fatto quotidiano"

In ordine cronologico, l'ultima notizia del fittissimo bollettino giudiziario del Pdl riguarda il plurinquisito Denis Verdini, toscano tuttofare del Cavaliere, grande artefice della campagna acquisti che salvò B. dalla sfiducia del 14 dicembre 2010 (la cosiddetta operazione dei Responsabili). La sua banca, il Credito cooperativo fiorentino, è stata dichiarata insolvente dal tribunale fallimentare di Firenze e Verdini adesso rischia di essere indagato anche per bancarotta, oltre che per associazione a delinquere insieme con Marcello Dell'Utri.

VERDINI e Dell'Utri, ma anche Alfonso Papa (sotto processo per la P4), Nicola Cosentino e Luigi Cesaro (entrambi per rapporti con la camorra), Marco Milanese (P4 e Corallo-Bpm) e Claudio Scajola (lo scandalo della casa al Colosseo, acquistata a sua insaputa dalla cricca del G8). Sono i volti principali degli "impresentabili" del berlusconismo, come li chiamano nel Pdl. Il loro destino, raccontano alla Camera, è al centro della guerra tra Berlusconi e Angelino Alfano sul nuovo centrodestra.

Quando le strade dei due sembravano divise per sempre (ieri c'è stato l'annuncio congiunto sull'ufficio di presidenza della prossima settimana che formalizzerà l'annullamento delle primarie), la questione degli "impresentabili" è stato un feroce motivo di scontro, visto che tutti vogliono tornare in Parlamento. Ecco, per esempio, Milanese, l'ex braccio destro di Giulio Tremonti, salvato dall'arresto due estati fa: "Se il partito me lo chiede io sono qua e accetto".

Ma quale partito? La nuova Forza Italia del Cavaliere o la bad company del Pdl che dovrebbe rimanere in eredità alla nomenklatura? Non solo. Nel partito, lo stesso Alfano è sospettato di "neogiustizialismo" da quando, una settimana fa, disse che si sarebbe rifiutato di "correre con gli indagati Proto e Samorì". Del resto uno dei crucci del segretario del Pdl, in questo anno e mezzo di mandato, è stato quello di non aver mai potuto lanciare il "partito degli onesti" promesso al momento della sua acclamazione nel luglio 2011, sull'onda emotiva della richiesta di arresto per Papa (peraltro in prima fila ad applaudirlo).

INSOMMA, Alfano scaricherebbe volentieri la bad company degli inquisiti su Berlusconi. Il quale non avrebbe assolutamente problemi a prenderseli se non fosse per il consiglio ricevuto dalla sua sondaggista Alessandra Ghisleri: "Presidente, per la sua lista ha bisogno di volti nuovi, dovrebbe eliminare o ridurre gli inquisiti e se possibile anche scremare le deputate uscenti".

Un avvertimento più che un consiglio, dal momento che l'ex premier vorrebbe condurre una campagna elettorale all'insegna del nuovo e dell'antipolitica puntando addirittura al massimo obiettivo: "Se torno è per vincere". Con Verdini o Cosentino o Dell'Utri sarebbe però molto difficile.

L'unico spacciato, per ora, sembra Alfonso Papa. In fondo non è mai stato un berlusconiano ortodosso e il suo nome, per le politiche del 2008, fu fatto dall'ineffabile tandem composto da Gianni Letta e Luigi Bisignani, il faccendiere pregiudicato della P2 e della P4. Al contrario, sarà impossibile sbarazzarsi di Verdini, ambiguo mediatore della contesa tra Alfano e Berlusconi. Anzi, riferiscono, che Verdini sarebbe sicuro di fare il capolista in Campania grazie all'appoggio e ai voti del suo inseparabile amico Nicola Cosentino. "Sono una cosa sola", dicono dei due. Da brividi. Dell'Utri, infine, ha già dichiarato in varie interviste che lui seguirà "Silvio" ovunque.

Il destino degli impresentabili è dunque uno dei problemi sul tavolo del ritrovato dialogo tra Alfano e Berlusconi. Sullo sfondo, il sospetto di patti indicibili e allusioni pesanti, come il pizzino mandato dal senatore Sergio De Gregorio, che non si ricandiderà: "Berlusconi faccia come me e si ritiri se ha coraggio. Ha la responsabilità di aver ingrassato personaggi come Lavitola". La prossima settimana l'ufficio di presidenza del Pdl ratificherà la decisione di non fare più le primarie, anche se Giorgia Meloni insiste a tutto spiano: "Chi vuole annullarle ci metta la faccia, io non mi ritiro".

 

FACCIA A FACCIA BERLUSCONI E ALFANOAngelino Alfano Berlusconi - La croceBERLUSCONI E ALFANODENIS VERDINI NICOLA COSENTINO jpegDELLUTRI E BERLUSCONI ALFONSO PAPA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…