SPAVENTATO E SBI-GOTTI-TO - IL MEMORIALE SALVAVITA ERA INDIRIZZATO, OLTRE A UN AVVOCATO E A DON GEORG, AL "FEDELISSIMO" MASSIMO FRANCO, NOTISTA POLITICO DEL CORRIERE - A GOTTI I PM NAPOLETANI SONO ARRIVATI INTERCETTANDO LE TELEFONATE DEL GRAN CAPO DI SFIG-MECCANICA, ORSI - A ROMA QUALCUNO TREMA E NON SOLO IN VATICANO. VERO TERRORE NEI PARTITI CHE DA ANNI SI SPARTISCONO LE POLTRONE AI VERTICI DEL COLOSSO DEGLI ARMAMENTI DI STATO…

1- ECCO I SEGRETI DI GOTTI TEDESCHI - «ALLO IOR MI VOLEVANO MORTO» - IN MANO AI PM I CONTI ECCELLENTI CHE NON SI POTEVANO RIVELARE

Sara Menafra per "Il Messaggero"

Due pagine di racconto asciutto, senza fronzoli. E un faldone di allegati, con conti cifrati della banca vaticana e la ricostruzione completa della manovra organizzata da un pezzo del Vaticano per bloccare la riforma che avrebbe dovuto portare trasparenza all'interno dello Ior. A due giorni dalla perquisizione in casa di Ettore Gotti Tedeschi, cominciano ad emergere i dettagli del memoriale che banchiere ha messo insieme in fretta e furia nelle ultime settimane.

Se non fossero arrivati i magistrati a sequestrare tutto, Gotti Tedeschi aveva individuato anche tre persone di fiducia alle quali far pervenire il memoriale se gli fosse capitato qualcosa. Una queste era padre Georg Gaenswein, il segretario particolare del Pontefice; e poi un avvocato e un giornalista vicino al banchiere, che avevano l'incarico mandato di diffondere interamente il manoscritto e il suo contenuto. Ettore Gotti Tedeschi era talmente spaventato da aver organizzato un piano dettagliato.

Qualora a lui fosse accaduto qualcosa, i tre «amici», avrebbero reso nota la storia di una guerra violenta a proposito della gestione passata e futura dello Ior, e di operazioni di riciclaggio per clienti eccellenti avvenute negli anni. Da un lato, c'era lo stesso banchiere, legato all'Opus Dei e voluto su quella poltrona da Benedetto XVI in persona. Dall'altro un ampio fronte contrario alla riforma soprattutto su un punto. Quello che avrebbe reso «trasparente» o almeno conforme alla normativa europea anche i conti e le movimentazioni dell'Istituto riferite agli anni precedenti.

Quelli che rischiano di pesare come macigni sono soprattutto gli allegati al dossier di Gotti Tedeschi. E in particolare, le lettere riservate tra lui e il cardinale Tarcisio Bertone e con la Segreteria di Stato vaticana. E gli scambi con il direttore generale dello Ior, Pietro Cipriani a proposito delle operazioni di riciclaggio, solo parzialmente note alla procura di Roma. E ancora, lo scontro durissimo con i due avvocati che avrebbero di fatto bloccato le riforme proposte da Ettore Gotti Tedeschi: l'americano Jeffrey Lena, che ancora oggi si occupa dell'accreditamento della banca vaticana nella white list europea gestita da Moneyval.

E Michele Briamonte dello studio di Franzo Grande Stevens. Il tutto, condito da un diario degli appuntamenti più significativi avvenuti nel periodo in cui, a fine 2010, con la lettera Motu Proprio il Papa ha dato vita all'autorità antiriclaggio vaticana, l'Aif. E da molti appunti personali sui problemi più controversi incontrati nel corso della gestione, alcuni dei quali erano già stati inviati nei mesi scorsi allo stesso padre Georg.

L'arrivo dei pm di Napoli ormai tre giorni fa e poi quello dei magistrati della procura di Roma, hanno bloccato il progetto. Il suo avvocato, Francesco Palazzo, si affretta a dire che «Gotti Tedeschi non ha consegnato spontaneamente, cioè per sua decisione, alcun materiale ai magistrati: i pm hanno acquisito tale materiale attraverso il sequestro». Ma è un dato che l'ex presidente dello Ior si senta tutelato dalla presenza della magistratura e che abbia offerto ampia collaborazione. Tanto più che quel memoriale è finalmente al sicuro, nelle mani della magistratura.

La procura di Roma gli ha chiesto conto soprattutto di quanto Gotti Tedeschi sappia degli episodi di riciclaggio su cui lavorano i magistrati Nello Rossi e Stefano Rocco Fava. Accanto al filone in cui lo stesso banchiere appare per violazione delle norme antiriciclaggio, in relazione ad operazioni finanziarie dello Ior che determinarono il sequestro di 23 milioni di euro. Ma le dichiarazioni dell'altro giorno finiranno nel secondo filone di indagine aperto sempre a Roma: quello per le operazioni di riciclaggio vero e proprio in cui compaiono indagati alcuni sacerdoti.

Il materiale sequestrato, tanto dalla procura di Napoli quanto quella di Roma, è comunque moltissimo. Dallo studio di procuratore del banco Santander, le procure hanno portato via 47 faldoni in tutto, relativi a tutta la sua attività. I magistrati di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli hanno già messo in programma di riconvocarlo presto. Anche perché vogliono chiedergli spiegazioni circa le tante conversazioni intercettate con l'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi.

Dialoghi, in cui entrambi gli interlocutori parlerebbero molto apertamente. Anche della gestione del colosso della Difesa italiana. L'azienda gode da tempo dell'appoggio del banco Santander, di cui Gotti Tedeschi è appunto procuratore in Italia. Ma nelle conversazioni sarebbero emersi anche elementi relativi all'ipotesi sull'accantonamento di fondi neri necessari a compensare le commesse internazionali dell'azienda, su cui si basa il fascicolo napoletano di corruzione internazionale.


2- I MISTERI DELLA BANCA VATICANA E IL GIALLO DEI FONDI ISRAELIANI
Massimo Martinelli per "Il Messaggero"

Aveva cambiato faccia e abitudini da due settimane. Soprattutto aveva cambiato argomenti di conversazione: da quindici giorni, cioè dall'antivigilia del siluramento del vertice dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi parlava quasi esclusivamente dei timori legati alla sua incolumità. E anche dell'assicurazione sulla vita che si era costruito con quel faldone di carte accompagnato da due pagine di presentazione. Aveva affidato tutto ad un amico notaio, indicando tre persone che avrebbero dovuto riceverne copia.

E adesso è da quel faldone che potrebbe essere innescata la più grande inchiesta giudiziaria sulle attività occulte dello Ior, l'Istituto per le opere religiose che dai tempi di Marcinkus gestisce i soldi del Vaticano e di tutti coloro che preferiscono non utilizzare i normali canali bancari italiani ed internazionali. Sul contenuto di quel faldone filtrano solo indiscrezioni; ma nessuna conferma. Gli investigatori ammettono che il contenuto è molto interessante dal punto di vista investigativo. E fanno notare che non potrebbe essere altrimenti, visto che l'obbiettivo di Gotti Tedeschi era quello di creare un deterrente per chiunque volesse attentare alla sua incolumità.

E in questo scenario, spiega un inquirente, ipotizzare che nel faldone ci possano essere solo elementi sulla presunta attività di corruzione internazionale contestata ai vertici di Finmeccanica, sarebbe riduttivo. In quel faldone ci sarebbe invece gran parte di quello che Gotti Tedeschi avrebbe voluto comunicare all'Aif, l'ente costituito nel 2011 in Vaticano per avviare l'operazione trasparenza dello Ior sotto la sua presidenza. Il banchiere era pronto a rendere noti tutti i titolari occulti dei conti cifrati, anche di quelli più importanti.

Ma si scontrò con le resistenze di due potenti avvocati del Vaticano: l'americano Jeffrey Lena e l'italiano Michele Briamonte. Il primo riscrisse la legge 127 che assegnava i poteri di controllo all'Aif limitandone la retroattività; il secondo, autorevole rappresentante degli interessi commerciali israeliani in Italia, sostenne con forza le ragioni di Lena e impedì che l'Autorità di Informazione Finanziaria appena costituita catapultasse lo Ior nella «white list» delle banche europee che sono in regola con le norme antiriciclaggio.

E' per questo che i magistrati romani sono convinti che tirando quel filo rosso lasciato da Gotti Tedeschi nella sua cassaforte privata, sarà possibile arrivare ad una bella fetta dei misteri d'Italia, a cominciare dai capitali israeliani e di altri paesi che transitano per la banca vaticana, fino a vicende più datate. Nei trentasei mesi da presidente, Gotti Tedeschi ha certamente avuto il tempo di raccogliere parecchio materiale. E se temeva di essere ucciso, era consapevole di maneggiare dossier delicati. Che adesso, senza che lui alzasse un dito, sono finiti nell'ufficio del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone.

 

 

BENEDETTO XVI E GOTTI TEDESCHIGiuseppe OrsiPADRE GEORG FRANZO GRANDE STEVENS E ALAIN ELKANN - Copyright PizziVATICANO WOODCOCKGIUSEPPE PIGNATONEmichele briamonte

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