DOVE VUOLE ARRIVARE PUTIN? - CON LO SPETTRO DI GUERRA CIVILE IN UCRAINA, LA NATO RAFFORZA LE DIFESE A EST PER BLINDARE POLONIA, ROMANIA E PAESI BALTICI - LE TRUPPE DI KIEV SONO ANDARE PER SUONARE I FILORUSSI E SONO STATE SUONATE

1. LA NATO IN ALLARME RAFFORZA LE DIFESE AD EST
Da ‘La Repubblica'

Sale la tensione nelle province secessioniste dell'Ucraina orientale, e la Nato ha deciso a sorpresa di lanciare un segnale militare forte: un rafforzamento immediato delle difese ai confini orientali, via mare, terra ed aria per mettere al sicuro Polonia, Paesi baltici e Romania, preoccupati dell'escalation. «Abbiamo preso nuove misure per rispondere alla crisi ucraina - ha detto il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen -. Il compito della Nato è proteggere i suoi alleati».

Rasmussen ha detto che ci saranno più militari sul terreno, più aerei in cielo e navi in mare (nel Baltico e nel Mediterraneo orientale). La tensione è alta nell'est dell'Ucraina, e ieri mattina una ventina di miliziani filo-russi armati di kalashnikov ha fatto irruzione nell'ufficio del sindaco di Donetsk, e l'ha occupato per chiedere il referendum che potrebbe trasformare il Paese in federazione.

Ma gli episodi più preoccupanti si sono verificati a nord del capoluogo, nelle città di Kramatorsk e Sloviansk, dove le autorità di Kiev hanno spedito le loro truppe nel tentativo di rimuovere le occupazioni dei commissariati e dei municipi. Come prova di forza, nel corso di tutta la giornata i caccia e gli elicotteri da combattimento hanno sorvolato la regione.

Ma le stesse truppe governative hanno subito alcuni rovesci: a Kramatorsk, dove una colonna di blindati è stata "sequestrata" dai separatisti; e a Sloviansk, dove una divisione è stata accerchiata dai manifestanti e costretta a fare marcia indietro. In questo scenario da pre-guerra, il partito filorusso delle Regioni del deposto presidente Yanukovich ha lanciato un appello affinché Kiev cessi l'operazione anti-terrorismo e conceda l'amnistia ai "ribelli" filorussi, chiedendo però a questi ultimi di abbandonare gli edifici occupati e di deporre le armi. Sul fronte diplomatico è previsto per oggi a Ginevra un vertice, dove Usa, Russia, Ue e Ucraina cercheranno di trovare un punto di incontro per fermare la crisi.

Anche se l'Ue ha deciso di allungare la lista delle personalità russe bersagliate dalle sanzioni, e gli Stati Uniti hanno annunciato di avere pronte nuove misure. Intanto, la cancelliera Angela Merkel ha telefonato al presidente Vladimir Putin per chiedergli di ritirare le truppe dai confini con l'Ucraina, e per invitarlo alla "moderazione", ritenendo che la Russia abbia la responsabilità principale per un contributo alla de-escalation.

2. IL REPORTAGE
Pietro Del Re per ‘La Repubblica'

L'unica insidia consiste in un paio di cecchini appostati tra le frasche, con i fucili puntati. Per il resto, l'assedio secessionista all'aeroporto di Kramatorsk, compiuto da una folla di coppiette, anziani e sfaccendati evoca più una scampagnata che i prodromi di una feroce guerra civile.«Ma ieri sera i soldati di Kiev si sono impauriti e hanno aperto il fuoco, ferendo due di noi», racconta un uomo con le guance rosse e le spalle cadenti. E i vostri morti, i vostri "martiri" di cui stamattina parlano tutti i giornali del mondo?, gli chiediamo. «Ma quali morti! Tutte frottole della propaganda. Noi, l'aeroporto non l'abbiamo mai occupato, quindi, a differenza di quanto raccontano nella capitale, l'esercito regolare non
l'ha mai dovuto riconquistare».

Già, la propaganda. Quando attraversi le immani pianure dell'Ucraina orientale ancora addormentate nel freddo, dove nell'aria tersa tirano i venti di un conflitto fratricida che quasi tutti vorrebbero scongiurare, ti accorgi che un'altra guerra, fatta di bugie, falsità e accuse reciproche è già scoppiata.

Arrivando da Donetsk, lungo una strada diritta, vediamo il cielo continuamente solcato dai caccia con cui Kiev vuole dare una prova di forza nell'operazione "anti-terrorismo" lanciata due giorni fa per liberare la decina di città occupate dalle milizie pro-russe. Ma l'area che i caccia devono sorvegliare, o intimidire, è in realtà così ristretta che gli aerei non fanno altro che virare su loro stessi, come se appartenessero a una pattuglia acrobatica.

A ricordarti che sei a un passo da una guerra armata sono gli elicotteri da combattimento che volano bassi sulle casette dai tetti di lamiera. «Potremmo abbatterli facilmente, ma non vogliamo spargimenti di sangue. Soprattutto, dobbiamo evitare di offrire al regime il pretesto per aggredirci », dice Andreij, un giovane miliziano che pattuglia il check-point approntato dai secessionisti all'ingresso di Kramatorsk.

Ogni volta che sbarchi in una di queste cittadine nate con le miniere e l'industria del carbone, e che raggiunsero il loro splendore in epoca sovietica, vieni bersagliato da informazioni fasulle, per lo più trasmesse dalle radio, le agenzie o i siti d'informazione russi. L'ultima vorrebbe che una colonna di blindati russi sia in marcia verso Sloviansk, uno dei principali epicentri delle rivolte separatiste, assediato da due giorni dalle forze
regolari.

Poco dopo, scopriamo la verità. O almeno parte di essa. Sei blindati di Kiev sono caduti a Kramatorsk nelle mani di rappresentanti di quelli che un portavoce del governo definisce «gruppi russi di sabotatori-terroristi », e sono effettivamente diretti verso la vicina Sloviansk per portare manforte ai rivoltosi.

«Hanno issato sulle torrette la bandiera russa, perché i carristi che li guidavano preferiscono la corte marziale alla pistolettata di un miliziano. Per ristabilire l'ordine, le autorità di governo sono state costrette ad arruolare chiunque, anche le più giovani leve, che della guerra ignorano ogni cosa e il cui unico scopo è di riportare a casa la pelle», ci spiega Sergheij Makarov, scrittore di Kiev venuto nelle ostili province secessioniste per scriverci un libro. «Ho appena saputo che la popolazione civile ha sequestrato altri tre blindati, e che li ha nascosti qui attorno. E' quello che stanno cercando gli elicotteri che ci passano sulla testa».

Sull'ufficio del comune di Sloviansk, occupato da sabato scorso, sventola la bandiera nera, blu e rossa della "Repubblica popolare di Donetsk". Un gruppo di miliziani ci dice che una colonna ucraina di 300 uomini è stata bloccata da manifestanti filorussi e che ha subito deposto le armi. Altri rivoltosi sostengono che i soldati di Kiev abbiamo addirittura fraternizzato con loro, decidendo di cambiare casacca all'improvviso.

Il che la dice lunga sulla prudenza imposta alle sue truppe dal presidente ucraino ad interim, Oleksandr Turcinov, sia in vista dell'incontro di oggi a Ginevra tra i ministri degli Esteri di Kiev e Mosca, sia per paura che i 40mila soldati russi decidessero di varcare la frontiera dietro cui sono acquartierati.

Ma a un posto di blocco all'ingresso di Sloviansk, quello che chiude la strada verso Izyum, secondo gli stessi miliziani si combatte da ore. Ci avviciniamo al luogo indicato, ma non troviamo nulla. Né miliziani, né tanto meno soldati dell'operazione antiterrorismo. Quindi, o hanno smesso di guerreggiare tra loro, o era una delle tante notizie fasulle
della giornata.

 

ANDERS FOGH RASMUSSEN anders rasmussenVladislav Surkov e Vladimir Putin Viktor Yanukovych fa l occhiolino a Vladimir Putin VLADIMIR PUTIN E ANGELA MERKEL MILITARI UCRAINI A DIFESA DELLA BASE ATTACCATA DAI FILORUSSI MILITARI UCRAINI LASCIANO LE BASI IN CRIMEA CON GLI SCATOLONI MILITARI UCRAINI LASCIANO LE BASI IN CRIMEA CON LE BUSTE

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