LA SPIA CHE VENIVA DALL’ARCHIVIO - L’INCREDIBILE STORIA DI JEFF SCUDDER, IL DIPENDENTE DELLA CIA CACCIATO PER AVER FATTO IL SUO LAVORO

Vittorio Zucconi per “la Repubblica

 

Alle sei del mattino ancora nel buio dell’autunno profondo di un novembre 2012, un corteo di Suv e di auto nere scivolò silenzioso davanti alla casa in Virginia di Jeffrey Scudder, la spia venuta dall’archivio. Due dozzine di agenti con le tre grandi lettere Fbi stampate sulla schiena dei giubbotti circondarono la casa dove lui viveva con la moglie e una figlia. Sciamarono dentro, ramazzarono tutto, computer da tavolo, lettere, estratti di banca, un GameBoy Nintendo, il portatile che la figlia usava a scuola e persino il diario privato della moglie.

jeffrey scudderjeffrey scudder

 

I loro ordini erano precisi: Scudder, per 19 anni funzionario e agente della Cia, superstite di missioni in Iraq, in Afghanistan, in Nigeria andava fermato. Era una minaccia letale per la «Compagnia »: una talpa che aveva commesso l’errore di pensare che la Cia credesse a quella Costituzione e a quelle leggi americane che aveva giurato di difendere.

 

Il crimine di Jeffrey Scudder, per quasi vent’anni prima field officer , agente sul campo e poi dirigente messo a pascolare nell’archivio storico della sede centrale Cia a Langley, era stata la curiosità, una dote apprezzabile in una spia ma micidiale se rivolta contro la propria organizzazione. I colleghi sul campo e poi negli uffici lo descrivono oggi come una persona un po’ frenetica, un iperattivo incapace di accovacciarsi nella comoda routine burocratica che domina qualsiasi struttura governativa, armata o disarmata.

 

Nella noia del lavoro di catalogazione e di archiviazione, Scudder aveva avuto l’incarico di digitalizzare i quintali di carte e faldoni, ma nel farlo aveva scoperto una curiosa, anomalia: migliaia di rapporti, ricerche, studi, analisi che la “Compagnia” avrebbe dovuto rendere pubblici per effetto della FOIA, la legge sulla libertà di informazione, dietro richieste di enti o privati non erano mai stati resi pubblici.

 

john kiriakoujohn kiriakou

Molti portavano ancora, nonostante le decisioni dei tribunali, la stampigliatura del «segreto». E di questa incongruenza, forse convinto che si trattasse della solita inefficienza burocratica, chiese conto al proprio superiore, che ne parlò al capo sezione, che ne discusse con il capo divisione che la portò al vice direttore. E questa talpa d’archivio, che altro non chiedeva se non di rendere pubblico ciò che sarebbe dovuto essere pubblico, fu immediatamente marchiato come un whistleblower, come un usignolo che volesse fischiettare segreti ineffabili, come un potenziale Snowden prima ancora che il nome di Snowden fosse conosciuto.

 

snowden supercontrollato a moscasnowden supercontrollato a mosca

Il Washington Post al quale “la spia venuta dall’archivio” ha raccontato la propria storia, ha spulciato le oltre mille richieste di pubblicazione (di documenti già definiti «pubblici», ricordiamolo) mai evase, trovando materiale assai poco sensibile. Ricerche di storici sull’attacco giapponese contro Pearl Harbor nel 1941, quando ancora la Cia non esisteva, risalenti al 1954. Analisi di esperti di comunicazione condotte sulle possibili rivelazioni estraibili dalla visione della mortifera tv sovietica nel 1970. La parte svolta dell’Agenzia nella uscita clandestina e nella pubblicazione del Dottor Zivago di Pasternak in Occidente.

 

Una ricerca sul ruolo delle donne nella Cia. Centinaia di incartamenti, a volte addirittura di ritagli di giornale. Nessuno di quei circa mille e 600 dossier rimasti nel limbo della “Divisione Storica”, avrebbe potuto minimamente mettere a rischio la vita o il lavoro di spionaggio di agenti in attività nè scuotere ragnatele negli armadi della Guerra Fredda. Non erano certamente le denunce dell’agente John Kiriakou, che da un anno passa il tempo in un carcere federale per avere confermato la pratica delle torture sui prigionieri islamici come il waterboarding , condannato a tre.

OBAMA E HILLARY CLINTONOBAMA E HILLARY CLINTON

 

Non erano vergogne od operazioni sinistre come le intercettazioni e la messe di dati raccolti dal Grande Fratello elettronico, la NSA, che Snowden avrebbe portato con sé Mosca e dove resta, sordo alle promesse anche di Hillary Clinton di un giusto e generoso processo, se tornasse.

 

E neppure quel materiale, già destinato alla diffusione avvicinava l’enormità dei “Pentagon Papers” di Daniel Ellsberg o allo scandalo scoppiato con Gary Webb, un altro funzionario della Cia che scoprì l’intrigo fra gli spacciatori di cocaina e il governo Usa per permettere di finanziare, con i soldi nei narcos, i guerriglieri anti-Somoza in Nicaragua, violando il veto del Congresso. Ma l’insistenza di Scudder, la ottusità dei burosauri della Cia bastarono per fare di lui un sospetto, o almeno una persona molto poco «grata ».

 

CIA CENTRAL SECURITY AGENCYCIA CENTRAL SECURITY AGENCY

Fu rimosso dall’ufficio Storico, spostato a incarichi più bassi, sospeso senza paga, sospeso con paga, ammonito, isolato, minacciato di licenziamento per violazione del patto di segretezza con perdita della pensione maturata nei 20 anni, in un crescendo di mobbing e di ripicche e di intimidazioni culminato nella denuncia per spionaggio e nell’irruzione dei G-Men, degli uomini dello Fbi, il cui compito è anche quello del controspionaggio.

 

La moglie fu interrogata con le solite domande, «ha notato cambiamenti di umore?», «strani comportamenti? », «spese importanti improvvise e inspiegabili», rivolte ad agenti nemici. Nulla è venuto fuori. I computer, il laptop della figlia, il GameBoy Nintendo, i diari, i documenti di banca e gli estratti conto sono stati restituiti. Neppure un centesimo di violazione fiscale è stato trovato dal fisco, dall’Irs, che se vuole trovare violazioni o errori, di solito le trova. Jeffrey Scudder non ha processi a carico, ogni indagine è chiusa.

 

E’ stato licenziato e lavora per una società privata che si occupa di sicurezza aziendale. Vittima non del fondamentalismo assassino, del Kgb, delle pillole al cianuro, ma dal nemico micidiale che consuma dall’interno tutte le organizzazioni di spionaggio. La paranoia.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO