spadafora di maio

VUOI VEDERE CHE ALLA FINE LA SPUNTA VINCENZO SPADAFORA? - PER GLI "ADDETTI AI LIVORI", I VERTICI DI M5S E LEGA POTREBBERO CONVERGERE A SORPRESA SUL BRACCIO DESTRO DI LUIGINO DI MAIO - MA I GRILLINI BISBIGLIANO: “TUTTI I NOMI CHE ESCONO SONO FATTI PER ESSERE BRUCIATI..."

 

1. DALL’UNICEF A PALAZZO CHIGI

Arnaldo Capezzuto per http://il24.it

 

VINCENZO SPADAFORA LUIGI DI MAIO

Riunione notturna ai piani alti del Movimento 5 Stelle. Ore insonni. Ragionamenti, riflessioni e prospettive. Sembra che dopo la quadra sul contratto di governo, spiragli di luce sul nome del premier da proporre al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. C'è stata una pesatura nell'alleanza Lega-Movimento 5 Stelle.

 

Al Carroccio i ministeri strategici come quello che un tempo fu presieduto da Roberto Maroni, gli Interni che dovrebbe essere guidato da Matteo Salvini. I pentastellati esprimeranno il capo del Consiglio dei Ministri, hanno la maggioranza assoluta con il 32 percento nella futura compagine governativa. E spunta un nome a sorpresa rispetto a quelli circolati nel corso dei tavoli tecnici al Pirellone e prontamente definiti da Luigi Di Maio : “nomi che puntualmente si bruciano”.

 

vincenzo spadafora

Il Movimento 5 Stelle punta compatto su Vincenzo Spadafora, un politico con esperienza, pacato, moderato e dialogante. Un uomo che ha esperienza e una nota abilita ne collocarsi, orientarsi e affrontare il mare in tempesta. Un nome stimato in molti ambienti e una esperienza internazionale : è stato al vertice dell'Unicef e ha svolto il ruolo di garante per l'infanzia.

 

Nel Movimento ha curato i rapporti istituzionali al fianco del leader Di Maio ed è stato eletto deputato. Insomma, un premier politico e non imposto, un astro nascente che potrebbe sapientemente mediare e realizzare il 'contratto di governo' a cui a contribuito pesantemente a scrivere ed elaborare.

 

 

2. MO’ CHI SPIEGA IL CONTRATTO ?

Roberto Scafuri per “il Giornale”

 

vincenzo spadafora mattarella

Fatto il Contratto, bisognerà trovare chi lo legga. Anzi: che «lo legga e lo spieghi ai nostri votanti» su piattaforma Rousseau o nei gazebo leghisti, spiegava ieri un esponente grillino. A voler essere ancora un po' più precisi: uno che lo legga, lo spieghi, lo porti al Quirinale, poi lo declami davanti alle aule parlamentari, se ne assuma la responsabilità, ne curi l' attuazione «promuovendo e coordinando l' attività dei ministri», così dirigendo «la politica generale del governo» nonché mantenendo «l' unità dell' indirizzo politico» (art. 95 della Costituzione).

 

carelli berlusconi

Non sarà forse un caso - non lo è - ma quel personaggio sul quale da settimane si aggrovigliano i sogni gialloverdi, comunemente definito «presidente del Consiglio», è il nome che resterà scritto sui libri di storia, che entrerà negli annali istituzionali, parteciperà ai consessi internazionali. Colui il quale concentrerà su di sé il nocciolo duro del mandato di rappresentatività popolare. Dunque: non un Cetto Laqualunque, non un burattino, non un portavoce.

 

IL BACIO TRA LUIGI DI MAIO E EMILIO CARELLI

Non un tecnico (quante ne sono state dette, contro i tecnici), non un «notaio neutro» (ma chi può esserlo, neutrale?), meno ancora una figura di rincalzo. Pare che finalmente ieri i contraenti Di Maio e Salvini ci siano arrivati senza residui dubbi. «Sarà un politico», hanno scoperto non senza che un «Eureka!» luminoso gli si stampasse sulle fronti. Peccato che da ieri, a oltranza, stiano bruciando sinapsi alla ricerca del prescelto. Prescelto da loro e non dagli elettori. La questione è una spirale soffocante che sembra senza via d' uscita.

 

Nel chiuso di una stanza alla Camera, anche oggi, dovrebbero continuare ad arrovellarsi. Il numero due leghista Giorgetti o i fedelissimi Bonafede, Fraccaro, Spadafora? Meglio Carelli, magari: si sfogliano identikit, ma «ogni nome che esce è bruciato», spiegava Di Maio che ora davvero accarezza l' idea di spuntarla col proprio, di nome. Ma Salvini resiste e a metà giornata otteneva ancora una volta un formale (per quel che conta) impegno reciproco al passo di lato.

 

SALVINI MELONI GIORGETTI 1

«Salvini premier sarebbe per me l' onore più grande del mondo. Se avessi la certezza che andando al governo, anche non da premier, di poter fare cose utili per il Paese, mi metto in gioco e se serve faccio anche un passo di lato». Di Maio era costretto a rispondere sullo stesso tono. «Nessuno ce lo ha chiesto, ma se serve a far partire il governo, io e Salvini siamo pronti anche a stare fuori». Ma l' arte di governo impelle, e la loquacità trasparente di Di Maio non aiuta certo a districare il rebus.

 

La vituperata idea della staffetta, fonte di sospetti e veleni, saliva e scendeva come sulle montagne russe. «Stiamo cercando una soluzione che sia politica... Non voglio giocare sui nomi... Le persone di cui stiamo discutendo devono avere la sensibilità politica già dentro di loro per affrontare i temi del contratto. E anche loro devono avere poi l' opportunità di realizzarlo... Con un mandato politico ben preciso». Trarne identikit sensato diventava rebus peggiore di quello della premiership.

 

salvini e berlusconi in conferenza stampa

Uno di quegli elementi, ben oltre i 40 punti del contratto (sei dei quali «nodi che limeranno Di Maio e Salvini») che fanno impazzire i mercati e parlare di pericoloso dilettantismo. Con buona pace del Salvini che ieri attaccava gli «eurocrati», lamentava il ricatto dello spread e i media che «insultano», includendo tra essi «anche il giornale di casa Berlusconi... Più ci minacciano e ricattano, più mi viene voglia di partire con questa sfida», diceva Salvini. Messaggio anche per il Cav, aggiungeva, «perché il tradimento non è nel mio Dna». Neppure, nel nostro, esser ciechi, sordi e muti.

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