migranti renzi salvini stazioni

1. LA STAZIONE MILANO-CENTRALE HA CAMBIATO NOME: STAZIONE DI MILANO-SCABBIA 2. NEI PRIMI DIECI GIORNI DI GIUGNO 180 CASI DI SCABBIA (CIRCA 500 DALL’INIZIO DELL’ANNO) 3. A ROMA LA STAZIONE TIBURTINA E’ DIVENTATA BRUTTA COPIA DI LAMPEDUSA. UN CENTRO PER RIFUGIATI CON UN SOLO BAGNO (DI QUELLI “A GETTONE”) E IL MATERASSO È IL MARCIAPIEDE 4. ALLA PERIFERIA DI MILANO UN CAPOTRENO AGGREDITO COL MACHETE PERDE UN BRACCIO

1. MIGRANTI, ASSEDIO ALLE STAZIONI ALLARME SCABBIA A MILANO SALVINI-SHOCK, È POLEMICA

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Alberto Custodero e Zita Dazzi per “la Repubblica”

 

«I malati di scabbia abbraccino Renzi. E anche la Boldrini». Salvini attacca il governo approfittando dell’emergenza sanitaria alla stazione di Milano, dove nei primi dieci giorni di giugno si sono verificati 180 casi di scabbia (circa 500 dall’inizio dell’anno). Nelle settimane scorse il comune ha chiuso i centri di accoglienza perché stracolmi, costringendo di fatto i profughi (circa 200 a notte) a trasformare in un accampamento di fortuna il mezzanino della stazione Centrale, affollata in questi giorni dai visitatori di Expo.

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A inaugurare il National Day della Santa Sede a Expo c’era, proprio ieri, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, il quale, a proposito dello scontro Lega-Fi e governo sui migranti, ha commentato: «È sbagliato alimentare la paura, che è cattiva consigliera».

 

Il comune, dopo svariate richieste, ha intanto ottenuto un presidio fisso dell’Asl alla Stazione dalla stessa Regione che - con il suo governatore - diffida i prefetti dal non accogliere più migranti e minaccia i comuni che li ospitano di penalizzarli economicamente.

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È urgente, spiegano i responsabili della Sanità, poter curare le situazioni più critiche e prevenire il contagio di scabbia tra la popolazione. Sempre ieri il comune ha riaperto le porte dei centri per stranieri. Ma Milano, in questi giorni vetrina di capi di Stato come Putin in visita a Expo, resta sull’orlo del collasso: da ottobre 2013 sono stati ospitati 64mila profughi quasi tutti siriani e eritrei.

 

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L’immigrazione è oggetto di tensione a Bruxelles. A proposito del controverso meccanismo di redistribuzione obbligatoria di 40 mila richiedenti asilo arrivati dal 15 aprile in Italia (24 mila) e Grecia (16 mila), alcuni Stati hanno deciso di chiudere le porte all’accoglienza. «L’egoismo schifoso di Inghilterra, Francia, Germania e Spagna ci sta rovinando», attacca Emanuele Fiano, del Pd. Ma la Commissione Ue «ha intenzione di difendere la propria proposta fino all’ultima parola».

 

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Diventa un caso politico, a Torino, lo stupro di una ventenne disabile da parte di tre africani, arrestati dalla Polizia. Il centrodestra, con in testa la Lega, attacca Palazzo Chigi e chiede di discutere in Senato la proposta di legge sulla castrazione chimica. Il Pd replica che «la responsabilità è individuale, non razziale e collettiva», mentre il sindaco Fassino dice che «accoglienza e legalita sono due facce della stessa medaglia».

 

2. SGOMBERO A ROMA TIBURTINA

Mauro Favale per “la Repubblica”

 

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L’ultimo, il ventesimo, lo bloccano in tre: due agenti lo tengono per le braccia, un terzo per i piedi, scalzi. Lui ha lo sguardo terrorizzato, gli esce sangue dal naso, urla, scalcia ma ormai non può fare altro. Lo caricano a forza sul pullman azzurro della polizia parcheggiato in Largo Mazzoni, 200 metri dalla luccicante stazione Tiburtina. La porta anteriore si chiude. Dentro, appoggiato al vetro, un ragazzo non smette di piangere mentre il mezzo si muove scortato da 3 volanti a sirene spiegate. Direzione: ufficio immigrazione.

 

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È l’ultima immagine di una sorta di sgombero improvvisato, un’azione della questura intervenuta per tamponare l’emergenza che da 5 giorni ha trasformato quest’angolo di Roma, a ridosso del cimitero del Verano e della zona universitaria, nella brutta copia di Lampedusa. Peggio di Mineo e degli altri centri per rifugiati, perché qui non c’è un tetto, c’è un solo bagno (di quelli “a gettone”) e il materasso è lo stesso per tutti: l’asfalto del piazzale. O il marciapiede. O la terra, sotto i cespugli.

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Adesso, dopo l’arrivo della polizia, non c’è più nessuno. Spariti nel giro di 3 minuti un centinaio di eritrei, somali, sudanesi. Gli altri 4 o 500, probabilmente, torneranno per le 21, quando Caritas, Sant’Egidio e altre associazioni distribuiscono un pasto. Per terra restano buste di plastica, bucce di banana, un torsolo di mela, qualche spazzolino. E poi scarpe e cartoni usati come giaciglio per dormire o per pregare. Questo stavano facendo in tanti, prima dell’arrivo della polizia: radunati in gruppetti, divisi per nazionalità, metà cristiani e metà musulmani. A fumare (gli adulti) o a correre tra la sporcizia (i bambini).

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Sono i “transitanti”, come vengono definiti in gergo e a Roma ne arrivano, dati del Campidoglio, un migliaio ogni 4 giorni. Di solito vanno via o si inabissano in un circuito di clandestinità senza che la città quasi se ne accorga. Stavolta, però, continuano ad accumularsi, bloccati nella loro speranza di raggiungere il nord Europa dalla decisione del governo tedesco di sospendere il trattato di Schengen fino al 15 giugno per il G7 di Monaco.

 

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Loro, gli eritrei e i somali, gli etiopi o i sudanesi, nemmeno lo sanno. Non parlano una parola di italiano, a stento sanno l’inglese. “ Try ”, dice Taher. Ha 24 anni, il naso spellato per il sole preso in mezzo al mare. Viene dal Sudan, da un paesino al confine con l’Eritrea. Ha attraversato il deserto, poi è arrivato in Libia e, da lì, verso l’Europa attraverso il Mediterraneo. Stava su un barcone: «Saremmo stati 95 – dice – ci ha soccorso una nave tedesca e ci ha portati in Sardegna». Accanto a lui e ai suoi connazionali, zainetti con la bandiera dei 4 mori. Da lì sono arrivati a Roma. «Ora? Vorrei andare in Svizzera a fare il meccanico. Lui – indica il suo amico con un gilet di pelle marrone e un cappellino in testa – invece vuole fare l’autista. Spero che l’Europa ci aiuti, inshallah », sorride.

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Loro due sono i primi a scappare appena vedono avvicinarsi gli agenti della polizia, tutti coi guanti bianchi e neri. Qualcuno in borghese, qualcuno in divisa, con calma, provano a parlare inglese: «No problem, come with us. You good, only pictures and you come back here». Ma il problema è proprio questo: nessu- no vuole essere fotografato e identificato.

 

Sono riusciti a non farsi prendere le impronte al loro arrivo in Italia e adesso vogliono restare “fantasmi”, fino alla frontiere, sperando di non essere respinti. Il Campidoglio non si vede: «Stiamo seguendo la situazione. Serve un tavolo con Prefettura e Viminale. La questione è internazionale », dice l’assessorato ai servizi sociali. Si affaccia il comandante dei vigili urbani, Raffaele Clemente, in polo azzurra. Allarga le braccia: «Sono venuto a rendermi conto della situazione».

 

Poi va via e arriva la polizia. Nel fuggi fuggi generale, restano appena in 20. Gli agenti non vorrebbero alimentare tensioni ma qui le difficoltà di comunicazione complicano il tutto. Alla fine, anzichè accompagnarli sul pullman li spingono, li trascinano. I ragazzi provano a scappare, fanno resistenza, sgusciano dalle mani dei poliziotti che ormai hanno tirato fuori le manette. Qualcuno lo bloccano a terra, ginocchio sulla schiena: «Se stai buono non ti faccio male», dice un agente. «My sister», grida lui. Un paio cadono e si feriscono, tre-quattro iniziano a urlare più forte. Non c’è un mediatore culturale, qualcuno che possa provare a tranquillizzarli.

 

La Croce Rossa, che da giorni presta servizio medico con un mezzo a 500 metri da lì, non sa nemmeno cosa sta succedendo. Più tardi, il medico a bordo del camper, Vincenzo Martorella, racconterà: «È più di un anno che seguiamo l’emergenza rifugiati e posso dire che tutto è peggiorato». Lui li visita e li trova «tutto sommato sani. Hanno passato 6 mesi di traversata, dal deserto a qui. Qualcuno ha la scabbia, ma si cura. Per noi è la routine. Sembra brutta ma non si prende con una stretta di mano».

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Ha imparato qualche parole di dialetto tigrino, quello che si parla in Eritrea ed Etiopia. Davanti alla Tiburtina servirebbe lui ma non si può muovere. Di là, quando finisce lo sgombero, arrivano i mezzi dell’Ama per ripulire il piazzale. Un poliziotto, prima di andar via, si sfoga: «La faccenda è tutta politica e invece qui mandano noi. Ma questa è una guerra che non ci appartiene».

CAPOTRENO AGGREDITO A MILANOCAPOTRENO AGGREDITO A MILANO

 

3. CAPOTRENO AGGREDITO COL MACHETE

Da “la Stampa”

stazione tiburtina dormitorio a cielo apertostazione tiburtina dormitorio a cielo aperto

Un’aggressione bestiale, a colpi di machete ad opera di un gruppetto di giovani sudamericani che non volevano mostrare il biglietto sul treno del passante ferroviario alla fermata di Villapizzone, alla periferia di Milano, lungo il tragitto che porta i passeggeri a Expo. Il capotreno che voleva controllare i biglietti ha perso il braccio, tanta è stata la violenza con la quale gli sono stati inferti i colpi. Il 118 non ha però spiegato se l’arto gli è stato tranciato durante l’aggressione o gli è stato amputato una volta arrivato all’ospedale Niguarda. Anche un ferroviere fuori servizio, che era intervenuto per aiutarlo è stato colpito alla testa ed è stato trasportato all’ospedale Fatebenefratelli con un trauma cranico che non sarebbe grave. 

stazione  tiburtina dormitorio a cielo apertostazione tiburtina dormitorio a cielo aperto

 

stazione  tiburtina  dormitorio a cielo apertostazione tiburtina dormitorio a cielo aperto

DUE PERSONE INTERROGATE NELLA NOTTE  

Due persone sono state portate negli uffici della questura di Milano nella notte e sono sotto interrogatorio. I sospettati sarebbero due sudamericani, uno dei quali sporco di sangue. Al momento la polizia sta ascoltando la loro versione. Sono stati bloccati subito dopo l’aggressione che, dalle prime ricostruzioni, sarebbe avvenuta a bordo del treno (e non in banchina come comunicato all’inizio) perché il gruppo di sudamericani si è rifiutato di mostrare il biglietto al capotreno.  

 

LA FUGA  

Il gruppo degli aggressori, composto da tre o cinque giovani, è riuscito a fuggireprima dell’arrivo della polizia. All’aggressione avrebbe assistito una donna che è scappata subito dopo per lo spavento. Secondo quanto ricostruito finora dalla Polfer, il capotreno avrebbe chiesto i biglietti ai pochi passeggeri a bordo, compreso il gruppetto di sudamericani. Questi si sarebbero rifiutati di mostrare il titolo di viaggio e uno di loro ha estratto un machete da una borsa colpendo al braccio il controllore. Il ferroviere che in quel momento non stava lavorando, che ha 31 anni, è intervenuto in suo aiuto ma è stato colpito alla testa (non è ancora chiaro se con la lama o altro) riportando un trauma cranico. 

STAZIONE TIBURTINA DORMITORIOSTAZIONE TIBURTINA DORMITORIO

 

RITARDI NEL PASSANTE  

Gli investigatori stanno ora cercando possibili testimoni e intanto stanno analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza installate lungo il passante ferroviario e gli aggressori potrebbero avere le ore contate. Il Passante ferroviario ha subito notevoli ritardi in quanto il traffico, anche verso Expo è proseguito su un solo binario. 

 

 

4. IL NODO STRANIERI PREOCCUPA RENZI NEI SONDAGGI LA DESTRA SUPERA IL PD - LA FIDUCIA NEL PREMIER RESTA SOLIDA, MA IL CALO DI CONSENSI SI FA VISTOSO

Fabio Martini per “la Stampa”

 

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Per più di un anno a Matteo Renzi è bastato un tweet - o una esternazione ben assestata al momento “giusto” - per soffocare o sfocare la voce dei suoi avversari. Ma da qualche tempo, in particolare dalla notte delle elezioni regionali, il presidente del Consiglio si è fatto meno loquace e ieri, nel corso dell’ennesima giornata controvento, dal suo smartphone è uscito un solo tweet: «Bentornata @astrosamantha.

 

MATTEO RENZI SALVINI QUIZMATTEO RENZI SALVINI QUIZmatteo renzi al g7matteo renzi al g7

Siamo molto orgogliosi di lei, capitano. L’aspettiamo presto in Italia». Erano le 15,45, dentro e fuori i confini nazionali si stava dipanando una giornata più faticosa del solito: sull’ideale tavolo del governo e della maggioranza si sono affollati in ordine sparso il caso-Azzolini, il senatore di un partito della maggioranza inseguito da un mandato di cattura; l’aggravarsi della storia di Mafia Capitale, con un sindaco del Pd oramai “circondato” dal malaffare e un premier che comincia a riflettere su quale sia la strategia migliore per ridurre il danno; il blocco degli scrutini attuato in varie regioni; ma soprattutto l’irruzione di migranti affamati e ammalati all’interno delle stazioni delle due più grandi città italiane (sia pure in piccolissimi numeri), rischia di aggravare la percezione degli italiani su questo argomento.

E su questo terreno, Matteo Renzi si è fatto prudente e poco loquace: ieri sera, al termine del Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio non è sceso in sala stampa, un piccolo evento. Renzi non è certo preoccupato per l’andamento - non lineare ma non definitivo - della trattativa sul piano-immigrati della Ue in corso a Bruxelles, ma non ha ancora trovato il passo soddisfacente nella gestione interna della vicenda-migranti. Vicenda preoccupante in termini di consenso: i sondaggi si sono fatti allarmanti. Non è un certo casuale il basso profilo che Renzi sta adottando su questi temi: dopo l’iniziale sparata del Governatore della Lombardia Maroni e le successive messe a punto, da diversi giorni il presidente del Consiglio ha replicato sempre in modo soft, rimproverando «demagogia» e poi retrocedendo su generici richiami al «buonsenso». 

renzi su chi e salvini su oggirenzi su chi e salvini su oggi


Su questo terreno, Renzi non si scopre anche perché, da lettore “seriale” dei sondaggi, al presidente del Consiglio non sono sfuggiti due dati hard. Sui quali è scattato l’allarme rosso: nelle più recenti rilevazioni di istituti affidabili come l’Ipsos di Pagnoncelli, Euromedia Research della Ghisleri e la Swg, il Pd è stato superato dopo un lungo periodo dalla somma delle percentuali attribuite ai partiti di centro-destra. In particolare per Ipsos, un Pd al 32,3%, viene superato dalle forze di centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Area popolare) che assieme arrivano al 35,4%. Mentre per Euromedia, il Pd è al 34,5,%, gli altri al 35%.

matteo salvini al mare matteo salvini al mare

 

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Ma c’è un altro dato altrettanto significativo: l’istituto della Ghisleri ha chiesto «quanta fiducia ispirino» alcuni soggetti. Ebbene, il governo Renzi riscuote il 26,5% e Matteo Salvini è al 27%. Certo, la fiducia in Renzi è al 35%, ma il sorpasso del leader della Lega sul governo non è dato rassicurante. Tanto più che alla richiesta (sondaggio Ipsos) di dare un giudizio sulle politiche del governo sull’immigrazione, il 32% risponde «bene», il 56% risponde «male». 
 

Quanto alla trattativa in corso in Europa sulle misure che dovrà decidere il Consiglio dei 28 di fine giugno, il governo segue le novità che trapelano ogni giorno da Bruxelles, che spostano in un senso o nell’altro l’equilibrio del possibile, futuro compromesso, che però - si ripete a palazzo Chigi - sarà definito nel vertice dei 28 capi di Stato e di governo del 25 e 26 giugno.

 

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