franco cardini giorgia meloni daniela santanche

“MELONI DICE DI NON ESSERE RICATTABILE MA SA BENISSIMO CHE DI GENTE RICATTABILE NE HA MOLTA INTORNO...” – LO STORICO FRANCO CARDINI, EX MILITANTE DEL MSI, LANCIA UNA BORDATA ALLA DUCETTA SUL CASO SANTANCHE’: “SONO CONVINTO CHE UNA PARTE ‘SANA’ DELL’ELETTORATO DI FRATELLI D’ITALIA PENSA CHE MELONI DOVREBBE PRENDERE A PEDATE LA MINISTRA” – L'ACCUSA ALLA SORA GIORGIA DI AVER DIMENTICATO LA “DESTRA SOCIALE”: “FDI È DIVENTATO IL PARTITO DI RIFERIMENTO DI PICCOLI E MEDI EVASORI. UN TEMPO GLI ELETTORI DELL’ESTREMA DESTRA SI IDENTIFICAVANO PER UNA COSCIENZA CIVICA NAZIONALE...”

Estratto dell’articolo di Lorenzo Giarelli per “il Fatto quotidiano”

 

franco cardini

Fratelli d’Italia è diventato “il partito di riferimento di piccoli e medi evasori”. Daniela Santanchè? “Dovrebbe andarsene” e se Giorgia Meloni non la caccia “è corresponsabile”. Franco Cardini (che due giorni fa ha presentato a Firenze Fratelli di chat con Tomaso Montanari e l’autore, Giacomo Salvini) è uno storico molto ascoltato a destra, anche per la sua storia di militanza e per un’amicizia mai nascosta con Meloni. [...]

 

daniela santanche giorgia meloni

Professor Cardini, il libro Fratelli di chat (PaperFirst) mostra da dentro il cambiamento di FdI negli anni della sua ascesa. Che conseguenze ha avuto questa metamorfosi?

Lasciando da parte le nostalgie fasciste, un tempo gli elettori dell’estrema destra si identificavano soprattutto per una coscienza civica nazionale. C’era un senso civico diffuso, un senso della probità del cittadino, di lealtà nei confronti dello Stato. Tutto questo era la colonna vertebrale del cittadino medio che votava Msi.

 

In qualche maniera, erano valori che facevano discendere dal nazionalismo. Quelli che oggi simpatizzano Fratelli d’Italia sono nati in un brodo culturale che non è quello del fascismo, ma quello del capitalismo.

 

fratelli di chat cover

E hanno smarrito quel senso dell’etica?

Oggi l’elettore medio di Fratelli d’Italia è il piccolo o medio evasore, il bottegaio o il negoziante che non fa gli scontrini, il professionista che promette lo sconto se il cliente non vuole la fattura. Piccoli borghesi che, nel loro piccolo, non fanno il loro dovere civico e rispondono all’individualismo.

 

Se posso dare un consiglio a Giorgia, a cui voglio bene, è di stare attenta: meglio non guidare un partito che diventa sempre più grande soltanto perché si gonfia con questa feccia sociale.

 

A proposito di etica: è per questa stessa mentalità che Santanchè non si è ancora dimessa da ministra del Turismo?

Credo che Santanchè non se ne vada perché è una persona profondamente attaccata ai propri privilegi, al proprio orgoglio. E perché, andandosene, implicitamente riconoscerebbe di avere delle colpe, mentre restando lì può mostrarsi immacolata.

Il che, col massimo rispetto, non mi sembra credibile alla luce di quanto già emerso sulle sue aziende.

 

giorgia meloni difende daniela santanche meme by edoardo baraldi

Quindi dovrebbe andarsene?

Dovrebbe. Meloni dice spesso di non essere ricattabile e non ho dubbi sia così, se consideriamo soltanto la sua persona. Ma non è del tutto vero se invece si considera pure chi le sta intorno, perché su di lei non troveranno mai nulla, ma Meloni sa benissimo che di gente ricattabile ne ha molta intorno. E se lei non fa nulla per rimediare, diventa corresponsabile delle loro colpe.

 

Sono convinto che una parte “sana” dell’elettorato di Fratelli d’Italia che pensa che Meloni dovrebbe prendere a pedate Santanchè. Io credo sarebbe giusto farla dimettere, dopodiché forse lei ha paura che possa esser percepito come un gesto di debolezza.

 

franco cardini - foto lapresse

La debolezza però non deriva dal farsi logorare così a lungo?

A mio giudizio sì, se Meloni la cacciasse ne guadagnerebbe subito in credibilità. Ma se devo comprendere le ragioni dello stallo allora mi do quella spiegazione. Della serie: sono talmente potente che vi impongo anche lei, nonostante la situazione sembri compromessa. D’altra parte non mi risulta che ci siano rapporti personali così stretti da giustificare una difesa a oltranza [...]

giorgia meloni in versione ducettagiorgia meloni - foto lapresse

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”