conte salvini

QUI VIENE GIU’ TUTTO – TENSIONE ALLE STELLE TRA CONTE E SALVINI – IL PREMIER ATTACCA SULLA MANOVRA (“LA DECIDO IO”) E SUL CASO RUSSIA – DOPO IL VERTICE DEL VICEPREMIER AL VIMINALE CON I SINDACATI PALAZZO CHIGI PARLA DI “SCORRETTEZZA ISTITUZIONALE” – POLEMICA ANCHE SULLA PRESENZA DI SIRI – E SUL RUSSIAGATE DE’ NOANTRI… - SALVINI RILANCIA SUI DOSSIER ECONOMICI E AVVISA: “IL GOVERNO? NON STIAMO QUI TANTO PER STARE…”- LA TRENTA APRE UN ALTRO FRONTE COL MINISTRO DELL'INTERNO

ELENA G. POLIDORI per www.quotidiano.net

 

conte salvini

La giornata era già cominciata storta. I quotidiani che riportavano la notizia di un Salvini critico verso il premier, addirittura pronto a considerare «scorretto» il suo comportamento sul caso di Gianluca Savoini, a detta del ministro dell’Interno invitato proprio dal premier al tavolo con Putin.

 

«Ma come fa a dire una cosa del genere?», era sbottato Conte, per l’irritazione di veder scritte quelle parole. Poi è arrivato il resto. Mentre Luigi Di Maio era inchiodato al tavolo del Mise per dare una svolta alla questione Alitalia, Salvini al Viminale incontrava le parti sociali. Accanto a lui Armando Siri, l’ex sottosegretario indagato per corruzione, ora in veste di «responsabile» dell’economia per la Lega. Sul tavolo, i contenuti della prossima legge di bilancio. Troppo, per Conte.

 

conte salvini

«La manovra economica si fa a palazzo Chigi, i tempi li decido io – ha attaccato il premier –. Se qualcuno oggi (ieri, ndr ) pensa non solo di raccogliere le istanze da parte delle parti sociali, ma anticipa i dettagli di quella che ritiene debba essere la manovra economica, allora questa è scorrettezza istituzionale». Conte, insomma, non le ha mandate a dire: «La manovra economica viene fatta qui, dal ministro dell’Economia e tutti i ministri interessati, e non si fa altrove, non si fa adesso».

 

Tanto più che, ha precisato lo staff di palazzo Chigi, «da oltre due settimane il presidente del Consiglio sta sollecitando la Lega a dare i nomi dei delegati che dovrebbero rappresentare il partito ai tavoli sulla manovra, ma ancora il Carroccio non li ha indicati» a proposito di flat tax. Le distanze dentro l’esecutivo sono diventate siderali, al punto che sempre il premier ha pungolato il leader leghista, dicendosi disposto a considerare l’idea che il vicepremier possa riferire alle Camere sul ‘Russiagate’ nostrano:

vladimir putin brinda con giuseppe conte e salvini con savoini sullo sfondo

 

«Perché no... Crediamo nella trasparenza verso i cittadini in tutte le occasioni, in primis in Parlamento». A dargli man forte è arrivato Di Maio. Che, però, si è scagliato contro i sindacati: «Se vogliono trattare con un indagato per corruzione (Siri, ndr ) invece che con il governo, ne prendiamo atto. E ci comportiamo di conseguenza». Accuse respinte come «inaccettabili e offensive» da parte di Cgil, Cisl e Uil: «Siamo stati convocati dal vice premier in vista della prossima legge di bilancio».

 

E come se non bastasse, in serata si è aperto pure un altro fronte. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha accusato il Viminale di non voler pagare gli straordinari ai militari impegnati nei presidi del territorio ‘Strade sicure’. O meglio, «di aver espresso orientamento negativo sull’emendamento al Dl Sicurezza che stanzia 7 milioni della Difesa per riconoscere a questi ragazzi quello che rappresenta un loro diritto», attacca la Trenta. «Sono uomini e donne che meritano rispetto - prosegue la ministra -. Fanno turni stancanti, pesanti e solo una piccolissima parte di straordinari può essere riconosciuta loro. Mi aspetto una risposta dal Viminale, io i miei ragazzi non li lascio soli». Laconica la replica arrivata da fonti leghiste: «Non ci risulta...».

GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

 

 

"BISOGNA FARE"

Tommaso Labate per corriere.it

 

«Per me questo governo va avanti. Ma non certo per stare fermi, di sicuro non per rimanere immobili». All' accusa di «scorrettezza istituzionale» che gli è arrivata a mezzo stampa da Giuseppe Conte, che non gli ha perdonato il forcing sui «dettagli della manovra» messo in campo durante l' incontro con le parti sociali, Matteo Salvini ha già risposto subito dopo il vertice con le quarantatré sigle ricevute al Viminale.

 

MATTEO SALVINI VLADIMIR PUTIN GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

«Non bastavano più neanche le sedie, abbiamo dovuto fermare il fiume di adesioni che continuavano ad arrivare», commentano dalla cerchia ristretta del vicepremier. Per il leader leghista, e questo il diretto interessato lo dice a microfoni aperti, la fiducia nel presidente del Consiglio c' è ed è «piena». Quello che il titolare dell' Interno si tiene per il dietro le quinte è che quella fiducia è a tempo. Che il limite ha una pazienza, avrebbe detto Totò.

 

matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 2

La scadenza del 20 luglio, termine ultimo per trascinare il Paese a elezioni anticipate a inizio autunno, è ormai virtualmente passata. Manca troppo poco tempo, ormai, per provocare lo shutdown . Ma senza quello scatto in avanti «sui cantieri, sugli investimenti, sulle infrastrutture, sul lavoro», quella fiducia è pronta per essere ritirata. Un modo come un altro per rivendicare che il tasto on-off della legislatura pensa di averlo in mano ancora lui; può essere premuto subito, in piena estate, a inizio settembre, sempre.

GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO CHERNOBYL BY LUGHINO

 

 

Per uscire dall' angolo in cui è stato costretto da quel Russiagate che tenta disperatamente di ignorare, Salvini alza la posta in palio. E prova a cambiare il suo personalissimo rettangolo di gioco. Convinto che il filone dell'«immigrazione» sia un terreno ormai saturo, il vicepremier punta tutte le fiches sui dossier economici. Le parti sociali che hanno aderito in massa al suo appello sono un' ottima sponda.

 

La divisa che indossa, adesso, è più quella del superministro dello Sviluppo economico che quella del titolare del Viminale. Era già successo quando aveva ricevuto gli imprenditori qualche mese fa, è successo ieri, risuccederà ancora nei primi giorni di agosto, quando riconvocherà le parti sociali.

 

matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis

Inevitabile che il dossier, virtualmente sottratto al M5S, generi un altro capitolo dello scontro con Luigi Di Maio. «Anche lui ha convocato più volte le parti sociali. Ma mai ricevendo una risposta come questa», incalzano nella cerchia ristretta dei fedelissimi di Salvini. «E poi, le volte che Di Maio ha aperto un tavolo, che cos' è successo dopo? Nulla di nulla, l' immobilismo più totale. Ecco, a noi tutto questo non sta più bene».

 

Gli sherpa della Lega, a vertice finito, tracciano la media aritmetica delle sollecitazioni ricevute dai rappresentati di lavoratori e imprese. Alcune piacciono tanto, come il niet di massa rispetto a tutte le ipotesi che portano all' approvazione di un salario minimo. Altre leggermente meno, come il fatto che cantieri e investimenti abbiano riscosso - nell' incontro di ieri - ancora più successo rispetto all' amata flat tax . Il «fare», più che il «dire», è l' unico mezzo che può accompagnare Salvini lontano dai fantasmi del Russiagate. Oggi è l' accelerazione sulla manovra. Domani, se non bastasse, il tasto off sulla maggioranza gialloverde. Forse. D' altronde, lo ripete allo sfinimento, «non stiamo qui tanto per stare. Con l' immobilismo, anche basta».

CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA

 

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...