travaglio di maio salvini

TRAVAGLIO FA A PEZZI I CINQUESTELLE: “DA QUANDO HAN PERSO LE EUROPEE SONO IN PERENNE STATO CONFUSIONALE: IL "MANDATO ZERO" E’ RIDICOLO SIA NELLA DENOMINAZIONE SIA NELLA SOSTANZA - L'ASSOLUTA IMPREPARAZIONE MOSTRATA NEL GESTIRE L'ANNUNCIO DI CONTE SUL TAV E LA TOTALE SOTTOVALUTAZIONE DEI CONTRACCOLPI SULLA BASE - LA MOSSA DEMENZIALE DI ORDINARE AI SENATORI M5S DI USCIRE DALL'AULA TRE MINUTI PRIMA CHE CONTE INIZIASSE A PARLARE DEL CASO RUBLI…”

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 

Mettere ordine e trovare una logica nel manicomio di ieri sarebbe uno sforzo vano, quindi non ci proviamo neppure. Quelli seguenti sono dunque pensierini in ordine sparso.

LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO

 

IL TAV

Tutto nasce dalla conversione di Conte dal No al Sì Tav, che ha tramortito i 5Stelle, già agonizzanti dall'euroflop del 26 maggio. Il premier, a suo modo, è stato coerente con quello che aveva promesso a marzo e col contratto di governo: ha provato a ridiscutere integralmente il progetto Torino-Lione con Macron e con la commissione europea, ma ne è stato sonoramente respinto, anche perché la gran parte dei costi la sosterrà l'Italia grazie ai geniali impegni assunti a suo tempo da Renzi e Delrio.

 

tav lavori linea torino lione

A quel punto il M5S, ben conscio di non avere i numeri in un Parlamento a maggioranza Sì Tav per disdettare il trattato fra Italia, Francia e Ue, aveva una sola strada: immolare Toninelli in un blitz per sostituire i vertici di Telt (la società italo-francese che dovrebbe bandire gli appalti) con tecnici contrari all'opera per rinviare ancora le gare, con l'ottima ragione del mancato stanziamento fondi da parte di Francia (zero euro) e Ue (meno del 10%).

 

E sfidare Salvini a decidersi una volta per tutti: o prendersi la briga di far saltare il governo, oppure abbozzare e avviare quel treno inutile, costoso e dannoso sul binario morto. Non l'hanno fatto, sia per il terrore della crisi e delle elezioni, sia perchè Palazzo Chigi riteneva quella strada pericolosa e foriera di penali miliardarie (peraltro tutte da dimostrare). E l'altroieri si sono ritrovati impreparati dinanzi all'annuncio del premier, improvvisando l'annuncio di un passaggio parlamentare dall'esito scontato (M5S anti-Tav e tutti gli altri pro), ma dalle conseguenze numerico-politiche imprevedibili.

 

LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO

Se il M5S presenterà una risoluzione che impegna il governo a bloccare il Tav e gli altri gruppi una per ciascuno di segno opposto, formalmente passerà quella dei 5Stelle, che hanno tuttora la maggioranza: nel qual caso Conte verrebbe sconfessato e dovrebbe dimettersi.

 

Per far passare quella che impegna il governo a dare il via libera al Tav, tutti i gruppi Sì Tav (Lega, Pd, FI e FdI) dovrebbero presentare una risoluzione congiunta, che vedrebbe Salvini, Zingaretti, B. e Meloni uniti in un imbarazzante abbraccio. Nel qual caso il M5S, finito in minoranza, dovrebbe o almeno potrebbe dissociarsi da Conte e chiederne le dimissioni. In ogni caso, Salvini gode.

Una foto del novembre 2016 tratta dal profilo Facebook di Claudio D’Amico con Salvini e Savoini

 

IL CASO RUBLI

Ieri in Senato il premier, con i suoi toni soavi e i suoi modi felpati, ha dato del bugiardo al vicepremier. Ma nessuno se n'è accorto o comunque tutti han fatto finta di niente: i 5Stelle erano incredibilmente usciti quasi tutti dall' aula, il Pd doveva fingersi insoddisfatto e furibondo in favore di telecamere, la Lega parlava di Bibbiano per buttare la palla in tribuna. E così quell'accusa, che in un paese serio provocherebbe le dimissioni del ministro bugiardo o la sfiducia al premier che gli ha dato del bugiardo, è passata inosservata. Che cos'ha detto, infatti, Conte?

 

Che il ministro dell'Interno leghista mente quando liquida Savoini come uno Zelig semisconosciuto che s'imbuca qua e là a titolo personale, perché era presente al vertice bilaterale fra Salvini e il suo omologo russo il 16 luglio 2018 in veste ufficiale: "su indicazione del protocollo del ministero dell'Interno, la delegazione ufficiale comprendeva anche il nominativo del signor Savoini", pur "non avendo incarichi ufficiali o rapporti di collaborazione formale con membri di governo".

 

salvini savoini

Dunque Salvini è bugiardo e pure reticente: il premier gli ha chiesto nei giorni scorsi spiegazioni e dettagli sull'affaire russo in vista della sua relazione al Parlamento, ma "non ho ricevuto informazioni dal ministro competente".

 

Il premier ha aggiunto un giudizio severissimo sulla presenza di Savoini accanto al suo vicepremier: "Mi adopererò perché tutti i miei ministri e gli altri membri del governo vigilino con massimo rigore affinché negli incontri governativi siano presenti solo ed esclusivamente persone accreditate ufficialmente che siano tenute al vincolo della riservatezza. Questo per avere la massima garanzia che le informazioni riguardanti l'attività di governo siano gestite con la massima cura". Parole pesantissime, che nessuno ha raccolto. E Salvini gode.

 

SALVINI

Mentre il premier risponde al posto suo in Parlamento, Salvini se ne sta al Viminale a godersi lo spettacolo, come se non lo riguardasse. E va capito: se ufficializzasse in aula la sua versione dei fatti sul caso Rubli, potrebbe vedersela smentire (ancora) a stretto giro dagli sviluppi delle indagini giudiziarie e giornalistiche, come accadde a Maria Elena Boschi dopo aver negato di aver fatto alcunchè per la Banca Etruria, poco prima che si scoprisse il suo giro delle sette chiese in banche, Bankitalia e Consob per la banca così ben amministrata dal babbo.

matteo salvini e gianluca savoini a villa abamelek

 

Quindi Salvini scappa, come scappa dall'Antimafia che l'ha convocato più volte per spiegare i suoi rapporti con Paolo Arata, ora agli arresti per autoriciclaggio e corruzione in combutta con Vito Nicastri (a giudizio per i suoi rapporti con Messina Denaro) e Armando Siri (indagato per essersi venduto un emendamento-marchetta ad Aratam e ad Nicastrum per 30mila euro).

 

Ma, anziché inchiodarlo a rispondere, quasi tutti i media si sperticano in elogi sulla sua grande abilità di politico. Intanto il Pd, anzichè infilare un cuneo nelle crepe parallele aperte tra Conte e Salvini e fra M5S e Salvini, ritorna (o resta) renziano e presenta una mozione di sfiducia contro Salvini, con l'unico risultato di ricompattare una maggioranza a pezzi. E Salvini gode.

 

DI MAIO E TRAVAGLIO

I 5STELLE

Da quando han perso le Europee, sono in perenne stato confusionale e ne hanno imbroccate ben poche: il no al progetto leghista di autonomia differenziata e poco altro, unico fronte d' intesa con Conte rimasto. Il resto è un rosario di catastrofi politiche e comunicative. Tre clamorose solo negli ultimi due giorni.

 

1) Il "mandato zero", ridicolo sia nella denominazione sia nella sostanza, visto che riguarda appena una ventina di eletti della vecchia guardia, non risolve nessuno dei problemi del M5S sul territorio, si accoppia a un' altra deroga ancor più pesante dei sacri principi fondativi (l' eletto può cambiare poltrona a metà mandato) e per giunta trasforma per i prossimi due anni le sindache Appendino e Raggi in due dead woman walking, delegittimandole agli occhi delle rispettive burocrazie comunali, già di per sé riottose a collaborare.

 

MATTEO SALVINI VLADIMIR PUTIN GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

2) L' assoluta impreparazione mostrata nel gestire l' annuncio di Conte sul Tav e la totale sottovalutazione dei contraccolpi sulla base, gli iscritti, gli eletti e gli elettori superstiti, finiti sotto quel maledetto treno senza sapere il perché.

 

3) La mossa demenziale di ordinare ai senatori M5S di uscire dall' aula tre minuti prima che Conte iniziasse a parlare del caso Rubli. E poi, peggio ancora, spiegarla come un atto polemico contro Salvini latitante in Parlamento e contro le sgangherate smargiassate leghiste sul Tav e contro Fraccaro alla Camera, quando ormai tutti avevano notato il grave sgarbo istituzionale e personale a Conte (in Senato stava parlando lui, non Salvini, che ovviamente se n' è infischiato).

CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA

 

Così il premier è sempre più distante dai due partner e gioca la sua partita in autonomia: non solo per l'ostilità-rivalità della Lega, ma anche per l' incredibile sfarinamento del rapporto con il partito che l' aveva scelto e che oggi rischia di perdere i benefici della sua popolarità. Con quella ritirata precipitosa dall' aula, fra l' altro, il Movimento votato all' "onestà" ha rinunciato a interrogare, anche in contumacia, l'imbarazzante alleato sull'ennesimo scandalo. E Salvini gode.

 

LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE ALIAS MARK CALTAGIRONE MATTEO SALVINI BY OSHO

Ps. Di solito, quando i 5Stelle sembrano morti, provvedono gli altri partiti a salvarli facendo peggio di loro. Ora, non c' è dubbio che gli altri partiti siano tuttoggi molto peggio di loro. Ma, per farsi salvare un' altra volta, dovrebbero, se non muoversi, almeno respirare.

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...