1. ECCO TUTTI I “TRUCCHI” DEI GRILLINI CAMPANI PER RISPARMIARE SUI CONTRIBUTI AI PORTABORSE: DA ANGELO TOFALO (“BOIA CHI MOLLA”) AL PRESIDENTE DELLA VIGILANZA ROBERTO FICO FINO AL VICE-BOLDRINI, LUIGI DI MAIO, OGNUNO HA I SUOI ESCAMOTAGE 2. ALCUNI “CITTADINI” NON RISULTANO AVER PAGATO ALCUN CONTRIBUTO PREVIDENZIALE. ALTRI FURBETTI INVECE HANNO INVENTATO IL SISTEMA DELLA DITTA INDIVIDUALE 3. GRAZIE ALLE AGEVOLAZIONI DELLA REGIONE, I CONTRIBUTI DEI COLLABORATORI LI PAGA L’INPS (E QUINDI TUTTI NOI CONTRIBUENTI) INVECE DEI DEPUTATI PENTASTELLUTI 4. ALTRO CHE RESTITUIRE I MEGASTIPENDI: BASTA DARE UN’OCCHIATA AL SITO TIRENDICONTO.IT PER VEDERE CHE I PARLAMENTARI GRILLINI SI TAGLIANO A MALAPENA 2MILA EURO SULLO STIPENDIO MA SPENDONO SPESSO 5-10MILA EURO AL MESE DI RIMBORSI

Fulvio Scarlata per "Il Mattino"

Collaboratori e consulenze: il caso tocca anche il M5s. O almeno la metà dei parlamentari campani. Che restituiscono, è vero, parte dello stipendio e dei rimborsi, come evidenziato nel sito "tirendiconto.it", ma utilizzano qualche escamotage per il pagamento dei contributi Inps ai propri collaboratori parlamentari e ai propri consulenti: alcuni «cittadini» non risultano aver pagato alcun contributo previdenziale, altri hanno inventato il sistema della ditta individuale.

La questione dei collaboratori parlamentari, il cui "status" è in fase di perenne, ma mai definitiva, regolamentazione, tocca trasversalmente molti gruppi politici ma alcuni aspetti dell'attuale vicenda, con la creazione delle ditte individuali, rasenta per qualche esperto il «tentativo di elusione fiscale».
Il più originale è l'uomo del «boia chi molla», Angelo Tofalo. La sua frase è rimasta scolpita nelle recenti cronache parlamentari.

Nel suo rendiconto presentato sul sito M5S è preciso nel documentare quanta parte del proprio stipendio ha restituito. Per i collaboratori, tuttavia, ha inventato un sistema tutto suo: ha infatti creato la ditta individuale «Tofalo Angelo» con indirizzo in Pellezzano. Tipo di azienda: «A1 - azienda con una sola posizione, senza unità operative, non autorizzata all'accentramento contributivo», per «attività dei partiti».

Due assunzioni, con contratto "part time" ma a tempo indeterminato in modo da godere delle agevolazioni della legge 407 del 1990 che prevede, per soggetti disoccupati da più di 24 mesi residenti nelle regioni del Mezzogiorno, l'esenzione totale dal pagamento dei contributi previdenziali, contributi che vengono coperti dall'Inps, cioè da tutti.

Sistema spinto all'esasperazione, ma non isolato visto che anche il capogruppo alla Camera, Alessio Villarosa, è ricorso allo stesso "escamotage" per ottenere le stesse agevolazioni contributive, assumendo due collaboratori in qualità di operai, sempre a spese dei contribuenti.

Un metodo, evidentemente, non condiviso dagli altri esponenti dei cinquestelle campani se Silvia Giordano, Girolamo Pisano, Carlo Sibilia, Andrea Cioffi, Vilma Moronese, Sergio Puglia e Bartolomeo Pepe hanno scelto la via «normale»: hanno assunto collaboratori parlamentari, full time e a tempo determinato (visto che i M5s possono restare in Parlamento solo per due mandati, anche se Tofalo, con i suoi contratti a tempo indeterminato, sembra volerci rimanere molto di più) versando tutti i contributi nella "gestione separata", con il modello F24 utilizzando il regolare codice Cxx.

Il modello della ditta individuale ha convinto anche Vega Colonnese e Luigi Gallo (collaboratori full time a tempo determinato) con potenziali vantaggi di tipo fiscale, visto che pagando i contributi per dipendenti si hanno «costi di produzione» che si potrebbe anche dedurre. Per altri quattro parlamentari campani la situazione è un tantino più complessa. Dai loro rendiconti agli elettori, infatti, compaiono spese per collaboratori e consulenti senza però che risultino all'Inps i relativi versamenti dei contributi.

È il caso di Roberto Fico: il presidente della commissione di vigilanza Rai segnala 700 euro di spese per collaboratori a settembre, 744 euro a ottobre con 1286 euro per consulenze ma con versamenti, tramite modello F24, di contributi minimi, appena 132 e 208 euro a dicembre. Salvatore Micillo rendiconta 2674 euro per collaboratori da luglio a ottobre, ma la sua posizione fiscale/Inps segna zero versamenti tramite modelli f24.
Paola Nugnes indica, da giugno a ottobre scorsi, spese per collaboratori per 3200-3600 euro per complessivi 418 euro di contributi versati come «sostegno regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile».

Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, ammette di essere ricorso, da giugno a ottobre, a vari consulenti per spese variabili dai 400 ai 1200 euro, ma sempre nessun contributo versato.
E gli altri? Difficile fare una verifica per tutti. Per i protagonisti delle polemiche di questi giorni, tuttavia, è possibile ricavare qualcosa. Giorgio Sorial, il deputato del M5s che aveva lanciato il "Napolitano boia" ha optato anche lui per la ditta individuale con contratto a termine e full time per il suo collaboratore.

Anche Nicola Morra, presidente del gruppo al Senato, punta sulla ditta individuale, così come l'ex capogruppo Vito Crimi. Vincenzo Santangelo, capogruppo al Senato, invece versa interamente i contributi ai suoi collaboratori.

La presidente dei M5s alla Camera, infine, Roberta Lombardi ha rendicontato consulenze per 9420 euro a luglio e da agosto collaboratori che costano 1000-2500 euro al mese, ma come contributi Inps risultano solo quelli relativi all'Irpef, in tutto 370 euro. Per fare un paragone, basta citare il deputato sempre dei Cinquestelle Sergio Puglia che nel suo rendiconto agli elettori di ottobre indica spese per 1420 euro per collaboratori e 6623 euro per consulenti e a novembre ha normalmente versato 292 euro per i primi e 1523 euro per i secondi.

 

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