
“UNA BALLA DIRE CHE LA VIOLENZA STA A SINISTRA” – MASSIMO CACCIARI INFILZA GIORGIA MELONI PER LE SUE INVETTIVE CONTRO LA GAUCHE DE' NOANTRI, SULLA BASE DI UN INESISTENTE LEGAME CON LA VIOLENZA POLITICA AMERICANA – “PURA IDEOLOGIA. SI TRATTA DEL SOLITO ANTICOMUNISMO VIOLENTO E INCENDIARIO DELLA PREMIER. NEGLI STATI UNITI LA VIOLENZA POLITICA È UN MALE ENDEMICO. LÌ SONO STATI UCCISI PRESIDENTI E LEADER POLITICI” – "TAJANI EVOCA IL DELITTO CALABRESI SULLA BASE DI QUALCHE FISCHIO ALLA FESTA DELL’UNITÀ DI TORINO CONTRO IL MINISTRO ZANGRILLO? PARLIAMO DI COSE SERIE NON DI TAJANI!”
Annalisa Cuzzocrea per repubblica.it - Estratti
massimo cacciari a otto e mezzo 5
Massimo Cacciari non è sorpreso dalle invettive di Giorgia Meloni contro la sinistra, sulla base di un inesistente legame con la violenza politica americana. Né dell’avviso del vicepremier Antonio Tajani che evoca il terrorismo e l’omicidio Calabresi. «I toni incendiari di certi settori dell’ideologia o della politica di destra in Europa e negli Stati Uniti nei confronti delle cosiddette sinistre è storia vecchia come tutto il ‘900».
Non crede che un attacco del genere, preparato a Palazzo Chigi e su basi inesistenti, sia inaudito?
«Si tratta del solito anticomunismo violento e incendiario. Forse i settori della destra di cui le dicevo sono diventati preponderanti».
giorgia meloni antonio tajani conferenza sulla ricostruzione dell ucraina foto lapresse
È una possibilità, ma possiamo paragonare quel che accade oggi nel nostro Paese con quanto sta accadendo in America in quanto a violenza politica?
«No perché dovremmo sapere bene che negli Stati Uniti si tratta di un male endemico: hanno ucciso presidenti come John Fitzgerald Kennedy, candidati presidenti come Robert Kennedy, hanno ucciso Martin Luther King e Malcolm X, hanno tentato di uccidere Reagan, poi Trump».
Tutto questo, secondo la presidente del Consiglio, viene da sinistra.
«Che sia a sinistra sono balle, è pura ideologia. Io credo non si possa in questo caso parlare di destra e sinistra, perché il problema è la situazione politica generale. È quel che accade nel mondo che fa sì che queste manifestazioni d’odio, e anche questo linguaggio d’odio, deflagrino».
Si riferisce alle guerre in corso e all’inerzia con la quale vanno avanti?
«In una dimensione di eterno conflitto le parole d’odio diventano particolarmente pericolose e sintomatiche. Il linguaggio è il sintomo di una situazione più generale in cui è venuta meno perfino la deterrenza atomica. Tutti parlano di guerra come fosse qualcosa che è nella fisiologia dell’agire politico, e questo rende particolarmente significative le esternazioni d’odio».
Che sarebbero il sintomo di quale malattia?
«Di una politica che ormai si concentra esclusivamente sulla soluzione militare».
Non è fuori misura evocare il delitto Calabresi sulla base di qualche fischio alla festa dell’Unità di Torino contro il ministro Zangrillo?
«A essere esagerata è la situazione generale, parliamo di cose serie non di Tajani!».
Che è comunque il ministro degli Esteri e dovrebbe forse per primo stare attento alle dichiarazioni incendiarie, o no?
«Nella situazione di cui io le parlo, il moltiplicarsi di voci alla Tajani o alla Meloni è segno che il grave sta diventando sempre più grave».
Come si risponde?
«Bisogna cominciare a fare un discorso di ragionevolezza, costruire dei percorsi di pace per i conflitti in corso. Prima di tutto, fermare l’eterna guerra civile europea perché prima o poi capita una Sarajevo, il patatrac che nessuno vuole, ma che sarà inevitabile se non cerchiamo di ragionare. Ha mai visto, in una situazione di guerra, dilagare un linguaggio diverso da quello dell’odio?».
(...)
Proviamo a cambiare punto di vista. Crede che l’Europa che parla di riarmo stia tradendo le promesse della sua fondazione?
«Certo. Ha tradito tutti i discorsi dei padri fondatori fuorché quello della libertà di mercato e della moneta unica. Ma i principi di solidarietà, di sussidiarietà sono falliti nel mancato adempimento delle riforme democratiche necessarie, lasciando tutto al dominio dei Paesi più grandi.
massimo cacciari a otto e mezzo 3
Così come sono fallite la politica mediterranea, quella medio-orientale e non sono state impedite né le guerre civili nei Balcani né la guerra in Ucraina».
Cosa poteva fare l’Europa?
«La politica come la medicina è per metà prevenzione. Vedere il bubbone, agire in tempo perché non scoppi».
Tra gli scontri dialettici più accesi, c’è quello che riguarda il Medio Oriente. Forse l’assenza dell’Europa si è sentita soprattutto nei confronti di Gaza, non crede?
«Su Gaza le élite politiche europee hanno segnato il punto di massima vergogna della loro storia. Non sono riuscite a fare nulla, neanche una sanzioncina nei confronti di Netanyahu. Non hanno più niente da dire».
JD VANCE - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI
Neanche il governo italiano ha preso le distanze con una qualsiasi azione concreta.
«No certo, di fronte a tragedie di questo genere ci ricordiamo della vituperata Prima Repubblica, quando l’Italia – pur restando dentro l’Alleanza atlantica – aveva una politica estera».
giorgia meloni e antonio tajani conferenza sulla ricostruzione dell ucraina foto lapresse
massimo cacciari a otto e mezzo 2