IL VERO SCONTRO DI CIVILTA': SUNNITI CONTRO SCIITI - LA STORIA DELLA DIVISIONE TRA LE DUE GRANDI FAMIGLIE DELL'ISLAM, OGGI GUIDATE DA SAUDITI (SUNNITI) E IRANIANI (SCIITI). CHE SI FANNO LA GUERRA IN YEMEN

Roberto Tottoli per il "Corriere della Sera"

 

pellegrinaggio alla meccapellegrinaggio alla mecca

La divisione tra sunniti e sciiti ha segnato la storia dell’Islam fin dalle origini. La frattura risale alla morte del profeta Maometto nel 632 d.C. Per i sunniti il legittimo successore fu Abu Bakr, scelto dai compagni di Maometto e che divenne il primo Califfo, senza alcun ruolo religioso ma solo il dovere di garantire l’ideale unità della comunità. Per i sunniti, infatti, bastano Corano ed esempio del profeta Maometto per guidare i credenti.

 

attentati contro le moschee sciite a sanaa in yemen  1attentati contro le moschee sciite a sanaa in yemen 1

Gli sciiti sostenevano invece che il legittimo successore di Maometto fosse ‘Ali, suo genero. Il loro nome viene da Shi‘at ‘Ali, che vuol dire «Partito di ‘Ali». Politica e religione si saldano in tale rivendicazione. Secondo gli sciiti, infatti, Dio non poteva lasciare la comunità musulmana senza una guida religiosa. Per questo affermavano che eredi di Maometto dovessero essere gli imam, guide spirituali e allo stesso tempo discendenti e successori di ‘Ali.

foto time 7 novembre 2014  sciiti durante una processione religiosafoto time 7 novembre 2014 sciiti durante una processione religiosa

 

Sull’identificazione di questi imam, gli stessi sciiti si divisero ben presto in sette diverse. Lo sciismo oggi più diffuso nel mondo islamico è quello cosiddetto imamita, o duodecimano, perché identifica una successione di dodici imam. Gli imamiti accusano i sunniti di aver alterato il Corano e si differenziano solo in alcuni aspetti del rituale e del credo. Altre sette sciite sono in numeri spesso ridotti e a volte hanno concezioni più estreme, esoteriche o iniziatiche.

gruppi sciiti si preparano a combattere i terroristi dell isisgruppi sciiti si preparano a combattere i terroristi dell isis

 

Basti pensare ai drusi, agli alauiti in Siria, al potere con la famiglia Assad, oppure agli ismailiti noti in Occidente soprattutto per il loro capo spirituale, l’Agha Khan. Oppure ai zayditi dello Yemen, sciiti moderati assai vicini ai sunniti. Le differenze tra loro derivano da contrasti storici nell’identificazione dei legittimi imam, ma soprattutto nel ruolo religioso, più o meno accentuato, che viene loro attribuito.

 

iraq siria e gli scontri con i terroristi sunnitiiraq siria e gli scontri con i terroristi sunniti

I sunniti hanno sempre guardato con sospetto ai sostenitori di concezioni sciite. Li accusavano di attribuire troppa importanza agli imam e a volte persino di divinizzarli, e quindi di allontanarsi dalla direzione tradizionale che poi si affermò nel sunnismo, fondata su Corano e Sunna di Maometto. Gli sciiti furono di conseguenza quasi sempre oppositori o pericolosi antagonisti nelle lotte politiche che attraversarono il mondo islamico, anche se conobbero alcuni brevi successi, con dinastie che ne sposarono le tesi e che quindi si fecero promotori di diffondere il loro credo.

 

L’esempio più fortunato è quello della dinastia safavide che si affermò nel 1500 in Iran. Grazie alla loro azione politica e il loro sostegno allo sciismo imamita, l’Iran divenne un Paese a maggioranza sciita. Nel resto del mondo islamico, tuttavia, e nel corso dei secoli, gli sciiti sono stati una minoranza perseguitata, quando non confinata in aree impervie. La loro storia di sofferenze è ben rappresentata dall’imam Hussein, il figlio di ‘Ali, fatto trucidare dal califfo omayyade sunnita nel 680 d.C. a Kerbela, nell’odierno Iraq.

SIRIA VOLONTARIE SUNNITE SIRIA VOLONTARIE SUNNITE

 

Tale divisione segna la realtà del mondo islamico anche oggi e determina gli schieramenti delle grandi potenze sunnite come Arabia Saudita e Turchia da un lato, e di quelle sciite dall’altro, come Iran e forse, in un prossimo futuro, l’Iraq. Pallidi tentativi ecumenici hanno cercato di riavvicinare nel XX secolo sunnismo e sciismo imamita, ma sempre con scarso successo. Il crollo degli Stati nel mondo arabo iniziato nel 2011 e la conflittualità che ne è seguita ha invece ravvivato la divisone confessionale e riaperto ferite sopite da regimi autoritari. E dopo Iraq e Siria, anche lo Yemen rischia di esserne travolto .

abu bakr al baghdadiabu bakr al baghdadi

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....