ONLYFANS HA RIVOLUZIONATO L’INDUSTRIA DEL VIDEO PORNO. O NO? SIAMO DISPOSTI A PAGARE PER FARCI UNA PIPPA? – PARLA VALENTINA NAPPI, TRA LE PRIME A SBARCARE SUL SITO: “LA VERA RIVOLUZIONE DI ONLYFANS È  L’INTERAZIONE. È VERO CHE I MIEI ABBONATI MI SEGUONO PER I CONTENUTI PORNO, MA È ALTRETTANTO VERO CHE A VOLTE MI SCRIVONO IN CHAT, MI CHIEDONO CONSIGLI. IO RISPONDO SEMPRE”. MA C’E’ CHI LA CONSIDERA SOLO L’ENNESIMA PIATTAFORMA CHE SFRUTTA GLI UTENTI USANDOLI PER FARE SOLDI - IL NO A VISA E MASTERCARD…

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Greta Sclaunich per https://www.corriere.it/sette/

 

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Sempre più pervasivo, sempre più di nicchia, sempre più personalizzato. Sempre più libero? Il futuro del porno online passa attraverso tre certezze e un dubbio. Ma tanto basta perché i modelli sul quale è costruito inizino a essere fonte d’ispirazione (e non solo di guadagno).

 

Le cifre innanzitutto. È impossibile quantificare il valore del porno online, ma si può usare il successo di un singolo sito come cartina di tornasole. La piattaforma OnlyFans, in teoria spazio per tutti ma in pratica conosciuta soprattutto per i contenuti spinti, in una manciata di anni ha accumulato 130 milioni di utenti che hanno speso cinque miliardi di dollari per i contenuti a pagamento di due milioni di creator, portando il sito a fatturare non meno di un miliardo entro la fine dell’anno in corso. Ottimi numeri. E ottimo modello: gli iscritti infatti sono abituati a pagare (che si tratti di un abbonamento, di una mancia, di un extra per un contenuto premium) per accedere a foto e video dei creator che seguono.

 

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Lasciamo per un attimo da parte il braccio di ferro con Visa e Mastercard e il divieto, poi revocato, di pubblicare contenuti porno sulla piattaforma. La formula del successo del sito passa attraverso i tre punti citati prima: chiunque può diventare creator, c’è spazio per ogni tipo di pluralità, i contenuti sono a pagamento dunque esclusivi dunque personalizzabili. Rappresentano, secondo chi studia questi fenomeni, i primi segnali di come si sta evolvendo il porno in Rete.

 

Consumatori e produttori al contempo

Per Cirus Rinaldi, ricercatore di sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale all’Università di Palermo e autore del saggio Uomini che si fanno pagare. Genere, identità e sessualità nel sex work maschile (DeriveApprodi), «il porno sta diventando sempre più amatoriale. Potenzialmente siamo tutti prosumer, cioè al contempo consumatori e produttori di un bene. Infatti OnlyFans ha fatto il boom proprio durante la pandemia quando in tanti si sono lanciati, anche per la prima volta, nella produzione di questo tipo di contenuti ».

 

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Le star del porno, che si sono riversate sulla piattaforma dopo che le produzioni di film hard sono state sospese causa Covid, e i comuni mortali, che spesso volevano solo guadagnare qualche soldo in più in tempi di crisi, si sono ritrovati nello stesso calderone. Calderone in cui convivono diversi estremi: «Basti pensare a quante persone, che si percepiscono come perbene e responsabili, arrotondino proponendosi come creator porno senza rendersi conto che di fatto sono sex worker.

 

Propongono contenuti sessuali a pagamento ma per divertimento, non si sentono né forzati né sfruttati: il sex work, nell’immaginario collettivo, è un’altra cosa». Anche la definizione di porno diventa soggettiva e variabile: una foto di piedi nudi, per esempio, lo è oppure no? Secondo le linee guida diffuse da OnlyFans quando aveva deciso il divieto del porno, no. Ma «è innegabile che il confine è molto labile e in continuo cambiamento», conclude Rinaldi. Da qui il secondo punto della nostra lista: più i contenuti sono fluidi e in divenire, più facilmente trovano spazio le nicchie.

 

Interagire con i porno-creator

E questo ci porta direttamente al terzo punto, quello della personalizzazione. La vera chiave del successo di OnlyFans. Gli utenti non pagano per il porno, che online possono trovare ovunque anche gratis, ma per il rapporto personale che si instaura con i creator. Valentina Nappi, pornostar campana 30enne tra le prime a sbarcare sul sito, lo conferma:

 

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«La vera rivoluzione di OnlyFans è far interagire le persone, metterle in contatto con i creator. È vero che i miei abbonati mi seguono per i contenuti porno, ma è altrettanto vero che a volte mi scrivono in chat, mi chiedono consigli. Io rispondo sempre». Stessa strategia, ma numeri e contenuti diversi, di Gaia Manai, cosplayer romana 19enne: ha 30 abbonati che pagano dieci dollari al mese per vedere le sue foto vestita da personaggi di fumetti e videogiochi, un tantino sensuali ma niente di più, ma che come bonus ricevono ogni giorno i suoi messaggi di buongiorno e buonanotte.

 

«È capitato anche che mi chiedessero di realizzare contenuti personalizzati: perché no, a volte lo faccio», spiega. La gran parte degli iscritti, in realtà, si sente soddisfatta anche solo per il fatto di stare vivendo un’esperienza che percepisce come unica, in un certo senso esclusiva, di sicuro libera.

 

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Ma è solo un trabocchetto. Come nota Claudia Attimonelli, ricercatrice in Teorie del linguaggio e scienze dei segni all’Università di Bari e co-autrice insieme a Vincenzo Susca del saggio Pornocultura. Viaggio in fondo alla carne (Mimesis): «OnlyFans non è libero, anche se come tale si è presentato: pareva uno spazio dove reinventare le regole del porno, è solo l’ennesima piattaforma che sfrutta gli utenti usandoli per fare soldi. Un copione già visto: qualche anno fa era successo lo stesso a Tumblr, poi a Patreon... ».

 

 

«Non possiamo prescindere dal sesso»

Stavolta però c’è un’interessante novità: Tumblr e Patreon non erano riusciti ad opporsi ai diktat e avevano detto addio al porno. OnlyFans invece sta tenendo duro e alle richieste di Visa e Mastercard, che chiedevano di proibire i contenuti spinti pena il blocco dei sistemi di pagamento, ha opposto un no.

 

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C’è chi si chiede se sarà definitivo. Attimonelli è lapidaria: «Ormai non possiamo prescindere dal porno. La società però non viaggia alla stessa velocità della Rete: da qui le spinte a tenere sotto controllo questo tipo di tematiche e a inquadrarle in dinamiche di mercato, proprio come è successo con OnlyFans». Il porno è ancora considerato qualcosa da proibire e qualcosa su cui guadagnarci, insomma. E se invece approfittassimo della spinta data dalla Rete per pensare a un nuovo tipo di porno, davvero libero e creativo, senza parti sfruttate? «Ci vorrà tempo» ipotizza l’esperta. «A mio parere si svilupperà in quella che io chiamo la terza dimensione e che comprende quella fisica e quella virtuale insieme. Questo spazio, dove oggi avviene la vera iniziazione dei giovani alla sessualità, è la frontiera ancora tutta da esplorare».

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