ilda boccassini luca palamara

“LA BOCCASSINI ERA BEN DENTRO IL SISTEMA DI POTERE DELLA MAGISTRATURA” – ILDA “LA ROSSA” PARLA DEL CASO PALAMARA COME SE FOSSE STATA ESTRANEA AL CORRENTISMO, VANTANDOSI DI NON AVER MAI STRETTO LA MANO AL CAPO DELL’ANM, E QUELLO SI INCAZZA: “LEI È L'EMBLEMA DI UN PUBBLICO MINISTERO NON GARANTISTA E NON EQUILIBRATO NEI GIUDIZI, PERVASO DA ACREDINE A VOLTE PERSONALE. LE HANNO CONSENTITO DI FARE IL PROCESSO RUBY E DI AVERE LA COPERTURA DELL’ANM DA ME PRESIEDUA. SONO FIERO DI NON AVERLE MAI STRETTO LA MANO…”

Paolo Ferrari per “Libero quotidiano”

 

ILDA BOCCASSINI A LAMEZIA TERME

«Palamara? Non gli ho mai stretto la mano. Non l'ho mai stimato come collega»: così ha detto Ilda Boccassini. «La Boccassini dice che non mi ha mai stretto la mano perché non mi stima? Benissimo: sono fiero allora di non averle stretto la mano in vita mia. Lei non è mai stata il mio modello di magistrato», la replica di Luca Palamara.

 

Botta e risposta a distanza, ieri (lunedì 27 giugno, ndR), fra Ilda "la Rossa" e l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, entrambi impegnati in kermesse letterarie.

 

Intervenendo al Festival dei libri sulle mafie di Lametia Terme, l'ex capa dell'antimafia milanese aveva voluto rispondere anche a una domanda sul sistema delle correnti in magistratura.

LUCA PALAMARA

 

Prima di esprimere la propria disistima per Palamara, la Boccassini aveva sottolineato che tutti gli addetti ai lavori erano a conoscenza del "mercimonio" delle nomine dei magistrati. «Si sapeva da sempre che quando entri in magistratura ti devi legare ad un carro e devi avere dei numeri di telefono, tra cui quello del mitico Cosimo Ferri», esponente quest' ultimo delle toghe di destra ed ora deputato renziano.

luca palamara foto di bacco (9)

 

Immediata, come detto, la replica di Palamara: «Per tanti della mia generazione lei resta l'emblema di un pubblico ministero non garantista e quindi non equilibrato nei giudizi, pervaso da acredine a volte personale».

 

«La Boccassini - prosegue Palamara - si autoproclama estranea al sistema delle correnti quando invece lei era ben dentro il sistema di potere della magistratura, quello che determinava i fascicoli e quello che ad esempio le ha consentito di fare il processo Ruby e di avere in quegli anni la copertura dell'Anm da me presieduta».

Greco Izio Gherardo Colombo Boccassini e Davigo

 

In attesa di sapere cosa intendesse Palamara con «copertura», il fatto che le nomine venissero lottizzate dalle correnti dalla magistratura lo aveva messo a verbale lo stesso Palamara durante un interrogatorio al Consiglio superiore della magistratura, condotto dal pm antimafia Nino Di Matteo, che riguardava, ironia della sorte, proprio le nomine degli aggiunti di Milano dopo la lettura delle sue chat. Nei messaggini che Palamara si scambiava con decine di magistrati il nome della Boccassini non compare, essendo lei stata già nominata nel 2010 aggiunto a Milano.

 

ilda boccassini ospite di mentana a la7

In ogni caso Palamara, verso la fine del 2017, scrive a un componente del Csm in quanto si sono liberati sei posti su otto come vice del procuratore Francesco Greco. «Allarme rosso su aggiunti Milano», messaggia l'interlocutore. «Dammi la tua cinquina», gli chiede Palamara. «De Pasquale (Fabrizio), Dolci (Alessandra) Sicilaino (Tiziana) Mannella (Letizia) e Pedio (Laura)», la risposta.

luca palamara a passeggio con cosimo ferri

 

«Dovevamo relazionarci con le correnti per capire quanti posti gli spettavano», puntualizza Palamara a Di Matteo che gli chiedeva lumi al riguardo.

 

Spesso una corrente aveva «più pretendenti», ricorda Palamara, il quale, una volta individuati i nomi, procedeva con un secondo riscontro, chiedendo alle correnti se fossero d'accordo sui nominativi altrui. Di tutto ciò veniva informato il procuratore di Milano che si vedeva a Roma con Palamara, per evitare che potesse essere nominata una persona «non gradita» al procuratore.

 

«Altri pretendenti, può saltare la Dolci?», proseguiva poi la chat di Palamara. «Sei matto? Ti vuoi mettere contro Davigo?», replica il collega. Palamara, a tal proposito, raccontò del «rapporto molto stretto» fra la Dolci e l'ex pm di Mani Pulite. Nella spartizione, alla fine, alle toghe di sinistra andranno tre posti, Siciliano, Pedio e De Pasquale; uno, la Mannella, alla corrente di centro, e uno, appunto, in quota Davigo, la Dolci.

ALESSANDRA DOLCI

 

La Commissione per gli incarichi direttivi del Csm, presieduta Palamara, guarda caso, formulò proprie queste proposte: unanimità per Siciliano e Mannella, a larga maggioranza per De Pasquale e Dolci, solo tre voti per Pedio. La sfidante di quest' ultima, Nunzia Ciaravolo, anche lei tre voti, revocò la domanda la mattina del voto finale in Plenum.

Francesco Greco - Francesco Saverio Borrelli - Gherardo Colombo e Ilda Boccassiniluca palamara foto di bacco (2)luca palamara foto di bacco (1)ILDA BOCCASSINIALESSANDRA DOLCIilda boccassini ospite di mentana a la7

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”