carcere violenza

PRIGIONE FORMATO LAGER – 45 PERSONE, TRA AGENTI DI CUSTODIA, EDUCATORI, MEDICI E DUE DIRETTORE DELLA STRUTTURA, SONO INDAGATE PER 15 EPISODI DI VIOLENZE E TORTURE NEL CARCERE DI IVREA - LA “CELLA LISCIA“ E L’“ACQUARIO” SONO I LOCALI IN CUI, SECONDO I PM, I DETENUTI VENIVANO PICCHIATI E RINCHIUSI IN ISOLAMENTO SENZA POTER AVERE CONTATTI CON ALCUNO, NEMMENO CON I LORO DIFENSORI...  

Giuseppe Legato e Lodovico Poletto per “La Stampa”

 

CARCERE IVREA

L'infortunio sul luogo di lavoro era falso. E quel braccio rotto non era altro che la conseguenza delle botte che gli avevano dato gli agenti. Tante. Senza pietà. Eppure agli atti del carcere quelle ferite al detenuto erano classificate come un semplice infortunio. Perché così nessuno faceva domande. Anche se, in realtà, tutti, o quasi, sapevano e tacevano.

 

Carcere di Ivrea: 240 reclusi in uno spazio che ne potrebbe contenere a malapena 200. Parte da questo episodio l’ultima inchiesta che squarcia il velo su ciò che accade in quel cubo di cemento e acciaio alla periferia della città. Indagine corposa, partita in estate e arrivata ieri ad una svolta. Con perquisizioni nel cuore della notte. Computer sequestrati. Agenti prelevati da casa e accompagnati al penitenziario ad aprire gli armadietti: frugati anche quelli.

 

CARCERE IVREA

Quarantacinque gli indagati. Sono agenti di custodia, il loro comandante, tre educatori, alcuni medici, il direttore della struttura e il suo predecessore. Per i primi le accuse sono gravissime. La prima è tortura. Ma ci sono anche le violenze, fisiche e psicologiche. Ciò che fino ad oggi - e nelle cinque inchieste precedenti - non era mai stato contestato. I reati più abbietti. Nei confronti degli altri indagati, invece, le accuse sarebbero di carattere omissivo: sapevano e avrebbero taciuto. Oppure non avrebbero scritto nei documenti ufficiali tutta la verità. Come, appunto, accaduto nella storia del braccio spezzato al detenuto.

 

Teatro delle violenze due locali di quel carcere già ampiamente citati nelle precedenti indagini: la «cella liscia» e l’«acquario». Dove - e qui vale la pena citare le parole del procuratore capo di Ivrea, Gabriella Viglione - «i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti con alcuno, nemmeno con i loro difensori». Ecco le torture. Le violenze psicologiche.

CARCERE DI IVREA

 

Quindici i casi ricostruiti dagli inquirenti, tutti nell’ultimo biennio. Ma quelli più recenti risalgono all’ultima settimana di luglio e alle prime due di agosto. Vale a dire proprio nei giorni in cui la Procura generale di Torino raggruppava i fascicoli di precedenti indagini. Riprendeva i fili di storie vecchie e fascicoli archiviati e abbozzava un quadro di quel penitenziario tutt’altro che idilliaco. Ecco, mentre il Pg Francesco Saluzzo e il sostituto Gian Carlo Avenati Bassi esaminavano le carte, a Ivrea la pm Valentina Bossi lavorava già su altro.

 

carcere ivrea

In quel mare di carte ancora tutte segrete ci sono anche quelle che raccontano del «trattamento» riservato al detenuto Vincenzo Calcagnile finito a Ivrea a scontare un «cumulo pene» lo scorso mese di luglio, e trasferito d’urgenza a Lecce a fine agosto dopo aver perso 18 chili. Durante la detenzione quell’uomo di 37 anni aveva anche cercato di suicidarsi. Il giorno in cui La Stampa pubblicò la coraggiosa denuncia della madre, fu interrogato nel penitenziario salentino da due ispettori. A loro disse: «Non abbiatene a male, ma parlerò solo davanti a un magistrato».

 

carcere ivrea 1

E cosi la dottoressa Bossi lo ha fatto salire su un aereo. Interrogatorio: «Sono entrati in cinque nella mia cella, mi hanno costretto a bere tranquillanti in dosi massicce, molto superiori a quelle che dovevo assumere per una blanda terapia che mi era stata prescritta». Parlò a lungo delle botte. E sui presunti aggressori disse: «I nomi non li so, ma se mi fate vedere le foto sono in grado di riconoscerli». Da lì è partita l’indagine. Da lì si è iniziato a parlare di torture. Di silenzi complici. A tanti, troppi livelli.

carcere ivrea 2CARCERE DI IVREA carcere ivrea 3

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...