edoardo rixi

AVVISO AI FORCHETTONI: LA POLITICA NON SI FA A TAVOLA – NELLA MOTIVAZIONE DELLA CONDANNA ALL’EX SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA RIXI SI LEGGE: “LA SCELTA DI INCONTRARSI AL RISTORANTE È LEGITTIMA, MA NON PER QUESTO LA CONSUMAZIONE DEL PRANZO SI TRASFORMA IN UN'ATTIVITÀ POLITICA, I CUI COSTI DEBBANO ESSERE SOPPORTATI DALLA COLLETTIVITÀ” – UN PASSAGGIO CHE CONTRADDICE LA STORIA DELLA POLITICA: LE GRANDI DECISIONI SONO SEMPRE STATE PRESE TRA UN FRITTO E UN'INSALATA

Ferruccio Sansa per "il Fatto Quotidiano”

 

MATTEO SALVINI E EDOARDO RIXI

"La scelta di incontrarsi al ristorante per svolgere colloqui politici è certamente legittima e conforme a prassi consolidata, ma non per questo la consumazione del pranzo si trasforma in un' attività politica i cui costi debbano essere sopportati dalla collettività".

 

È la frase chiave della motivazione con cui i magistrati genovesi spiegano la condanna (primo grado) a 3 anni e 5 mesi per peculato e falso ideologico del deputato Edoardo Rixi (che a maggio, dopo il verdetto, si dimise da viceministro) e del senatore Francesco Bruzzone. Entrambi leghisti, ai tempi dei fatti consiglieri regionali in Liguria. È il processo per le spese pazze della Regione. Sono 357 pagine di motivazioni dense di cifre, considerazioni giuridiche.

 

edoardo rixi giovanni toti marco bucci promozione pesto patrimonio dell'umanita'

Ma è quel passaggio folgorante che lascerà il segno perché dipinge e stigmatizza un comportamento dei politici nostrani: il pranzo. Insomma, secondo i magistrati, la politica forse si fa anche intorno a un piatto, ma il conto non lo paga il contribuente. I giudici specificano la loro analisi: "Se è vero che dal 2011 i gruppi potevano farsi carico di spese comunque connesse all' attività dei consiglieri, è anche vero che le spese possono considerarsi connesse solo se collegate a un evento pubblico". Aggiungono i magistrati: "Perché le spese fossero legittimamente rimborsabili, però, non bastava che fossero riconducibili a una delle voci indicate era necessario anche che quella spesa fosse affrontata 'per il funzionamento del gruppo consiliare' o 'per le iniziative politiche da esso adottate' o 'per le attività del gruppo' collegate 'ai lavori del consiglio'".

edoardo rixi 1

 

Per quanto riguarda spese istituzionali e doni, poi, occorrerebbe dimostrare chi è il destinatario e la finalità istituzionale della spesa: "Rixi aveva funzioni rappresentative del gruppo del quale era presidente. Poteva dunque sostenere spese di rappresentanza e nella maggior parte dei casi ha provato in giudizio di aver donato i beni il cui acquisto gli è contestato a soggetti con i quali il gruppo si rapportava per motivi politico istituzionali". Ma in altri casi, discorso che vale per diversi imputati, "la difesa non ha fornito neppure un principio di prova circa l' identità delle persone per le quali l' acquisto fu eseguito e le ragioni che lo determinarono. Pertanto nulla consente di ritenere che si sia trattato di spese destinate al fine istituzionale".

 

edoardo rixi 3

A maggio i consiglieri condannati erano stati 19. Le inchieste della Procura di Genova in questi anni hanno toccato esponenti di quasi tutti i partiti presenti in consiglio tra il 2010 e il 2015 (una legislatura di centrosinistra). L' accusa per Rixi parlava di rimborsi per 56.807 euro, in gran parte riferibili al gruppo. Le spese attribuibili direttamente a Rixi erano soprattutto rimborsi chilometrici.

 

TOTI E RIXI IN RUSSIA

I pm avevano poi contestato all' ex viceministro un altro episodio relativo a un rimborso di 80 euro per un soggiorno in B&B: "Si riferisce a un viaggio a Pontida avvenuto il 20 giugno 2010 per una 'manifestazione politica'. Secondo l' ipotesi accusatoria, questa richiesta si riferiva all' intero prezzo della camera anche se in quella camera avevano pernottato due persone Rixi ha chiarito che fu accompagnato da una 'dirigente della Lega' e che della compilazione della richiesta di rimborso si occupò la sua segretaria". Insomma, i pm contestavano a Rixi di aver fatto pagare alla Regione anche la parte di prezzo relativa all' altra ospite della stanza. L' episodio comunque è prescritto. Il grosso invece riguardava spese sostenute da colleghi di partito e rimborsi indistinti dalla Lega di cui Rixi era capogruppo. Per l' accusa quindi gli spettava una responsabilità di vigilanza in quanto avrebbe validato i rendiconto. La difesa invece ha sempre respinto questa "responsabilità oggettiva".

edoardo rixi 2

 

Gli scontrini contestati erano centinaia, a cominciare da quelli - decine e decine - di un ristorante dell' entroterra ligure dove un consigliere leghista, Maurizio Torterolo, usava intrattenersi. Ma c' erano altre spese, come quelle per i rifugi sulle Dolomiti nei giorni di Ferragosto. "Non sono viaggi dei consiglieri, ma di nostri collaboratori, andati per studiare l' ordinamento a statuto speciale del Friuli", aveva sostenuto la difesa.

 

L' elenco degli scontrini comprendeva acquisti in negozi di cioccolata e di fiori, viaggi a Pontida nei giorni del raduno leghista. Rixi ha sempre respinto le accuse: nessun falso, i capigruppo non avevano i mezzi per vigilare sulle richieste dei consiglieri. Di più: l' allora capogruppo ha sostenuto di aver chiesto ai colleghi di motivare le spese. I magistrati, però, non concordano: "Se Rixi non si accorse di nulla non fu perché esercitò un controllo negligente, ma perché omise di esercitare ogni controllo e, così facendo, accettò il rischio che la rendicontazione fosse carente e persino fondata su documenti alterati".

Ultimi Dagoreport

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?