monda

TUTTO IL MONDA È PAESE - QUAL È LA MOTIVAZIONE CHE SPINGE A DIVENTARE COSÌ MIRABILMENTE IMBECILLI? E COME SI FA A COMPORTARSI CON LA GRAZIA DI UN BIDONE DI RIFIUTI SULLA PRIMA PAGINA DI “REPUBBLICA”? PRENDETE CON LE DOVUTE CAUTELE (UNA PALETTA E UN SACCHETTO DI PLASTICA, VANNO BENE), ANTONIO MONDA - SFANCULATO DALLA FESTA DEL CINEMA, METTE NEL MIRINO, OLTRE A GOFFREDO E FABIA BETTINI, ANCHE DAGOSPIA, (VIGLIACCAMENTE SENZA MAI CITARLI) COME PROPAGATORE DI UNA “VIOLENTA CAMPAGNA DENIGRATORIA” CHE ‘’MAI PAGHEREI CON LA PUBBLICITÀ PER FAR SPARIRE OGNI ATTACCO MAGICAMENTE DAL SITO…” - IMBECILLE, MA COME TI PERMETTI: SE LO SCRIVI, LO PROVI - A QUESTO PUNTO, NON AVENDO NÉ PARTITI PRESI NÉ INTERESSI ECONOMICI, SE LE NOTIZIE PUBBLICATE DA QUESTO DISGRAZIATO SITO (NON LE MARCHETTE DI "REPUBBLICA") SULL’INTENZIONE DELLA GIUNTA GUALTIERI DI NON RINNOVARGLI L’INCARICO HANNO CONTRIBUITO ALLA SUA CACCIATA, FRANCAMENTE NE SAREMMO ORGOGLIOSI

antonio monda

DAGONOTA

Qual è la motivazione che spinge alcuni a diventare così mirabilmente imbecilli? E come si fa a comportarsi con la grazia di un bidone di rifiuti sulla prima pagina di “Repubblica”? Prendete con le dovute cautele (una paletta e un sacchetto di plastica, vanno bene), Antonio Monda. Non è una piaga ma una piega sociale senza la quale la nostra industria dello svago crollerebbe.

 

antonio monda saluta il sindaco roberto gualtieri foto di bacco

Ferito nell’orgoglio di non essere stato riconfermato dal sindaco Gualtieri alla direzione artistica una dalla Festa del Cinema di Roma, possedendo il senso del ridicolo altrui, non del proprio, dopo aver cercato la riconferma invocando amici (fidati) e parenti (politici) tra le due sponde dell’Atlantico, Monda ha cambiato ‘’l’odio al motore’’: smessi i panni vellutati del dandy(cariato) e quell’espressione ammorbidente da ciuccia-banane, ha indossato quelli ruvidi del Marchese del Grillo. Lasciandosi così andare al fatidico (e incorreggibile) insulto all’Alberto Sordi:” Io so io e voi non siete un cazzo”.

 

monda malanga

Come a dire? Dopo di me, il Dio sole che illumina lo schermo, il buio calerà per sempre nelle sale dell’Auditorium romano che ospita la Festa del Cinema. E senza alcun rispetto per chi lo sostituirà negli incarichi per rilanciare con un nuovo progetto la Festa del Cinema a cui sono state chiamate, a giudizio del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “due grandissime personalità del mondo del cinema, Gianluca Farinelli e Paola Malanga”. Tant’è.

Fabia Bettini

 

Per tornare al martirio del divin-Monda(no), era dai tempi della scomparsa del pontefice buono, Angelo Roncalli, che non venivano versate sui giornali tante lacrime (di piombo), accompagnati dai singhiozzi di vedove affrante da Meryl Streep a Bob De Niro (sarà vero?), per il benservito dal soglio dell’Auditorium del suo direttore artistico. Tutti in coro: “Non è più un uomo, Monda è il Cinema!”. E per l’immortale serie “’Sti cazzi!”, giù paginate quotidiane che hanno rallegrato i lettori romani di “Repubblica”, “Il Foglio”, “Il Messaggero”.

 

Proprio lui, che nel 1990 provò la carriera di regista, doveva comprendere che la settima arte non era per lui. Grazie ai buoni uffici dello zio democristiano Riccardo Misasi, braccio destro di Ciriaco De Mita, gettò sul grande schermo il suo unico dimenticabilissimo film, “Dicembre”, finanziato ovviamente con i soldi pubblici, presentato pure a Venezia, che si rivelò puro veleno per il botteghino.

ANTONIO MONDA - DICEMBRE

 

A quel punto, il nostro Pallore Gonfiato s’imbarca per le Americhe con moglie e figli “a causa – racconterà al “New York Times” – della disavventura giudiziaria dello zio che gli è costata la vita politica e poi quella fisica” (Misasi fu accusato di mafia e corruzione e poi assolto). 

 

Essì. Ne ha fatta di strada il divin-Monda(no) di Velletri: da super-intendent di un palazzo sull’Upper East Side di Manhattan a “istituzione culturale italiana”. Dove qui risiede in Central Park West con generosi contratti alla Rai di viale Mazzini (da Rainews a Raiplay). Un monumento alla sua modestia.

 

Non può che sorprendere, allora, che al momento dei titoli di coda del film della sua vita, il nostro eroe esca di scena recitando, alla maniera del Sordi-Marchese del Grillo, il monologo delle proprie virtù e capacità artistiche sul giornale-teatrino in cui scrive, “la Repubblica”, grazie al suo rapporto newyorkino prima con Lapo e poi con John Elkann. 

 

john e lapo elkann foto mezzelani gmt 221

La sua epica arroganza, la quale fa continuamente il verso a se stessa, non partorisce un topolino bensì il suo contrario, un bel cagnone grosso e greve, che abbaia tanto, ti salta addosso (se non sei nessuno), ti lecca la faccia (se sei un potente), ma presto ti stanca con la sua esuberanza e tu vorresti chiuderlo in una cuccia. 

 

Diceva il regista francese Jacques Tati: “Per risolvere tutti i problemi economici, basterebbe tassare la vanità”. Già, con il divin-Monda(no), “che se crede d’esse er papa dei cinematografari” l’erario si farebbe addirittura ricco. L’autore dei pensieri spettinati, Stanislaw J. Lec a sua volta ammoniva sulla superbia esibita dal nostro: “Ciò che si gonfia, per natura deve essere piatto”.

Maurizio Molinari

 

Per tornare agli umori dell’urbe e alla decisione del Campidoglio di rinnovare, dopo sette anni! i vertici della Casa del Cinema, così motteggiava pure il Belli a proposito de “Li morti de Roma” vanagloriosi: “Cuelli che ssò, dde mezza tacca/ Fra ttanta ggente che sse va a ffà fotte/ Vanno de ggiorno, cantando la stracca /Verzo la bbùscia che sse se l’ha dda iggnotte”.

 

Tra tanta gente che se ne va a morire nella guerra in Ucraina e le scintille nel governo Draghi, l’epitaffio scritto di suo pugno dall’immortale cinephile “dde mezza tacca” (mediocre) – “hall notch a Little Italy -, che da solo si scava la fossa (bbùscia), trovava la sua lapide addirittura nella prima pagina della “Repubblica” di Maurizio Molinari.

 

goffredo bettini a stasera italia

“Una squallida verità su una scelta miope” è inciso sulla pietra sepolcrale (titolo) eretta dal divin-Monda(no) sulla prima pagina del quotidiano fondato da Scalfari. Della serie alla Caterina Caselli, non avendo noi sottomano come Antonio da Velletri l’amicizia e la confidenza di un Bob Dylan o di un Paul Auster: “Nessuno mi può giudicare”. 

 

Nemmeno tu, Dagospia, (vigliaccamente senza citarlo) propagatore di una “violenta campagna denigratoria” che ‘’mai pagherei con la pubblicità per far sparire ogni attacco magicamente dal sito…”. Imbecille, ma come ti permetti? Se lo scrivi, lo provi. Sputare contro vento, proprio mentre salgono gli osanna da parte “degli esponenti della cultura mondiale” orfani della tua direzione artistica, non è da uomo di Monda.

 

roberto d'agostino

A questo punto, non avendo né partiti presi né interessi economici, se le notizie pubblicate da questo disgraziato sito (non le marchette dei suoi compagni di merende) sull’intenzione della giunta Gualtieri di non rinnovargli l’incarico hanno contribuito alla sua cacciata, francamente ne saremmo orgogliosi.

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”