LA GRANDE RIVINCITA DI TAYLOR TOWNSEND, LA BUZZICONA D’AMERICA - ESCLUSA (E BERSAGLIATA DAGLI HATERS) PER IL SUO PESO, LA TENNISTA 23ENNE E’ LA SORPRESA DEGLI US OPEN - NEL 2012 VENNE LASCIATA A CASA DALLA FEDERTENNIS STATUNITENSE CHE SI RIFIUTÒ DI PAGARLE LE SPESE DI VIAGGIO SE NON AVESSE PERSO PESO – “È STATO UN LUNGO VIAGGIO, PIENO DI ODIO E DISCRIMINAZIONE...” - VIDEO

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Gaia Piccardi per il Corriere della Sera

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Ha passato così tanto tempo a non piacersi, che adesso che tra i suoi follower ci sono Kobe Bryant («Stai riaprendo ogni porta che ti hanno chiuso in faccia»), Ellen DeGeneres («Match divertentissimo, brava») e Samuel L. Jackson («Abbracciamola tutti!»), Taylor Townsend fa fatica a crederci: «È stato un lungo viaggio, pieno di critiche, odio e discriminazione. Giù le mani dal mio piatto: non ho ancora finito di mangiare».

 

La metafora non è scelta a caso oggi che a New York Taylor da Chicago (Illinois), figlia di Gary and Sheila Townsend, 23 anni, è la sorpresa di un Open Usa perdutamente innamorato della sua figlia più curvy , l' ex ragazzina prodigio del tennis americano che nel 2012, dopo aver vinto l' Australian Open junior sia in singolo che in doppio, venne lasciata a casa dalla Federtennis statunitense che si rifiutò di pagarle le spese di viaggio se non avesse perso peso.

 

«Ci preoccupano la tua salute e l' evoluzione del tuo gioco a lungo termine» le disse Patrick McEnroe, fratello del mitico John, all' epoca responsabile del programma di sviluppo delle nuove leve. 170 cm per 80 chili non corrispondevano ai canoni di bellezza di un tennis dominato dalla luminosa bionditudine di Maria Sharapova e dalla grazia da bambola di porcellana di Ana Ivanovic.

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Per imparare ad amarsi Taylor ha dovuto attraversare una crisi profonda: è sparita dai campi («Quando i tuoi problemi personali sono esposti al pubblico ti rimangono attaccati per sempre») e dai social («Non riuscivo più a sopportare la negatività e l' aggressività dei commenti»), si è ritrovata sui court periferici del circuito («Una volta a Pelham, in Alabama, nelle qualificazioni di un torneino da 25 mila dollari affrontai un' avversaria di 69 anni...»), ha toccato il fondo. «Avevo perso la passione per il mio sport, mi detestavo, vedevo tutto grigio». Lo sport non aspetta nessuno: sprofondata al numero 394 della classifica mondiale, Taylor sembrava l' ennesima bambina prodigio triturata dagli ingranaggi.

 

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Lo scorso maggio, il primo battito di (nuova) vita: «Nell' ultimo anno e mezzo mi sono nascosta dai troll e dagli hater. Lo considero il mio sabbatico. Rieccomi» ha twittato. Ricevendo in cambio una valanga di affetto. Alla vigilia dell' Open Usa, l' ultima prova stagionale del Grande Slam dominata dall' eterno inseguimento di Serena Williams al record di titoli Major in carriera, Taylor Townsend era la giocatrice rotondetta (per quanto snellita) con un grande avvenire alle spalle che cercava una seconda chance nella città che non la nega a nessuno, New York.

 

E all' improvviso la tennista che non ti aspetti si è messa a giocare il tennis che non ti immagini. Passate le qualificazioni, Taylor ha battuto l' ucraina Kozlova, poi la regina di Wimbledon Simona Halep scendendo a rete 106 volte e 75 contro la romena Cirstea, padrona di un raro serve and volley che ha fatto saltare sulla sedia anche Martina Navratilova, l' idolo di gioventù.

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In calzoncini e canotta, Townsend è l' anti eroina sbucata per la prima volta negli ottavi di finale di uno Slam, controcorrente rispetto ai gusti mainstream. E non avrà (più) paura se non sarà bella come dici tu.

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