“NAOMI OSAKA HA RACCONTATO DELLA SUA DEPRESSIONE. MERITAVA RISPETTO” – HAMILTON DIFENDE LA TENNISTA: “ESSERE MULTATI PER AVERE PARLATO DELLA PROPRIA SALUTE MENTALE NON È BELLO, LE REAZIONI CONTRO DI LEI SONO STATE RIDICOLE. LA VICENDA DOVEVA ESSERE GESTITA IN MODO DIVERSO” – SUL RAZZISMO: "NON SI RISOLVE INGINOCCHIANDOSI O CON GESTI SIMBOLICI" - "CHI INSULTA VA CACCIATO ANCHE DALLA RETE. UN FUTURO DA LEADER POLITICO? MA NO.." E SU MANDELA…

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Daniele Sparisci per il “Corriere della Sera”

 

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«Avrei voluto conoscerlo adesso Mandela, quando l' ho incontrato ero giovane e non ancora pronto». Dopo nove minuti di intervista Lewis Hamilton si scusa: «Devo andare alla riunione con gli ingegneri, torno fra un' ora e continuiamo. Va bene? Mi dispiace ma è importante...» .

 

Ci mancherebbe, il briefing tecnico è fondamentale per mettere a punto la Mercedes per il Gp dell' Azerbaigian a Baku. Ha quattro punti da recuperare su Max Verstappen, leader del Mondiale, è abituato alle rimonte.

A volare alto, anche quando si lancia nel vuoto da un aereo e danza nell' aria con lo «skydiving», una forma di paracadutismo.

 

Chissà che paura Toto Wolff quando avrà visto il video. Lo fa spesso?

«Non molto spesso, quella clip era della fine dell' anno scorso. Non mi sembrava giusto pubblicarla prima con tutti i problemi causati della pandemia. L' ho fatto ora perché mi piace condividere sensazioni e mostrare le mie esperienze. Non sono un esperto della disciplina, ma sto imparando».

 

Che sensazioni prova?

«Se potessi salterei da un aereo tutti i giorni: ho preso qualche lezione, a Dubai e in Spagna, e due anni fa ho ottenuto il patentino».

hamilton osaka hamilton osaka

 

Ha ottenuto anche la «patente» di leader, prova più soddisfazione per i sette Mondiali o per i risultati delle sue battaglie anti-razzismo?

«Sono due felicità completamente diverse. Sono orgoglioso di vedere sempre più persone che escono allo scoperto. Sempre più Federazioni sportive che prendono consapevolezza dei problemi, della discriminazione che subiscono gli atleti. Ma c' è ancora moltissimo da fare, il razzismo non si risolve inginocchiandosi o con gesti simbolici».

 

E allora in che modo?

«La vera domanda da porsi è: "Che cosa sta facendo la mia organizzazione per migliorare la situazione?". Ci sono state tante azioni concrete quest' anno: il black out dei social media, al quale hanno aderito il calcio e tanti sport, contro gli abusi in rete, il bullismo, perché non si poteva più andare avanti così».

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Così come?

«Che uno vede una partita di calcio, scrive insulti razzisti, e va avanti impunito. E la gente non se ne preoccupa, come se fosse impossibile intervenire. E invece si può. Se succede dentro a uno stadio o in un circuito chi insulta deve essere immediatamente allontanato. Se gli permetti di continuare lo stai coprendo. Sa che cosa mi rende orgoglioso della mia squadra e della F1?».

 

Che cosa?

«Che ci sia un impegno serio, un controllo continuo anche dei partner con i quali lavoriamo, per rendere il nostro sport più inclusivo. Per far sì che aumenti la presenza femminile e delle minoranze. Ma una cosa è parlare, l' altra è agire. Sono due fasi distinte».

 

E lei in che fase è?

«Nella fase dell' azione in quella in cui dobbiamo spingere al massimo».

 

Perché per la maggior parte degli sportivi parlare di temi sociali o politici è un tabù?

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«Molti non parlano perché non ne sanno abbastanza, e li rispetto. Ma non vedo neanche perché non possano imparare. Viviamo tempi in cui tutti commentano tutto, a volte senza nemmeno provare a capire.

 

Leggevo le reazioni sulla guerra fra Israele e Palestina, la maggioranza sono di persone che non hanno mai messo piede in quei luoghi o che non hanno letto nulla. C' è chi dice chissenefrega e chi invece si preoccupa, io sento delle responsabilità».

 

Di che tipo?

«Tutti abbiamo responsabilità: di educare, di migliorare il pianeta, di non restare in silenzio».

 

Parla come un leader politico, è questo il suo futuro dopo la F1?

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Scoppia a ridere: «Ma no! Non sono per niente bravo in politica. Cerco solo di dare il mio contributo, di trovare il modo di far arrivare dei messaggi. Per essere sicuro che mio nipote di 5 anni, e quelli della sua generazione, non vivano quello che abbiamo vissuto noi. Che trovino un mondo più aperto».

 

Una voce lo chiama: «Lewis dobbiamo andare...». Un' ora dopo, puntuale, il re della F1 ricompare sorridente. «Scusate, dove eravamo rimasti?».

 

Ai grandi temi, ha conosciuto Mandela prima di scoprire l' impegno sociale, se potesse rivederlo ora che cosa gli direbbe?

«Avevo 23 anni, vivevo sulle montagne russe e non ero preparato per un incontro così importante. Se potessi vederlo ora gli chiederei dove e come ha trovato la forza di uscire di prigione senza provare rabbia, risentimento, odio. Come ha fatto a prendere un tè con i giudici e le guardie che lo avevano incarcerato?».

 

Torniamo alle corse. Si vede in pista fino a 40 anni come Alonso e Raikkonen?

«Spero francamente di non correre a 40 anni. Ci sono talmente tante cose che voglio fare che sarebbe difficile. Ma nella vita l' evoluzione è talmente rapida da spiazzarti.

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Per esempio non mi aspettavo di divertirmi tanto quanto mi sto divertendo in questa stagione».

 

La esalta il duello con Verstappen?

«Non credo che sia per Max o per qualcun altro. Il motivo è che ogni giorno scopro cose nuove su di me. Con i lockdown per la pandemia ho avuto più tempo per rifinire il mio talento, il corpo e la mente. Io competo sempre contro me stesso. Penso a come battermi, guardo a come ero l' anno scorso e a come superare un sette volte campione del mondo».

 

C' è una nuova generazione di piloti pronta a sfidarla, di Leclerc che ne pensa?

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«Non guardo molto i rivali, ma i nuovi sono fantastici. Lando Norris, George Russell, Charles, e Carlos soprattutto: appena arrivato sulla Ferrari sta guidando benissimo, con Leclerc forma una coppia molto forte. La F1 è in buone mani, prevedo un futuro divertente».

 

Hamilton e Verstappen, tipi diversi. Max sostiene di avere grande rispetto, però fra voi ci sono state battaglie anche ruvide. Lo sente questo rispetto?

«Sì, dentro e fuori dalla pista. E non deve cambiare. È un pilota straordinario ed è molto divertente sfidarlo».

 

Angela Cullen, perché è una figura tanto importante per lei?

«I piloti in genere hanno un preparatore, ce l' avevo anche io fino a quando ho capito che non mi serviva. Avevo bisogno di qualcuno che mi sostenesse negli alti e nei bassi, che mi rendesse la vita il più semplice possibile».

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Angela come ci riesce?

«Svolge una marea di funzioni: è una fisioterapista naturale, se ho un guaio al collo lo risolve. Mi segue con la dieta, si assicura che beva abbastanza liquidi durante la giornata. Si preoccupa di ogni cosa in modo che io debba solo a pensare solo a guidare. E poi è una persona solare, trasmette energia positiva. È una delle mie migliore amiche, sono fortunato ad averla accanto».

 

Ha mandato un messaggio di solidarietà a Naomi Osaka, perché?

«Quando sei giovane spesso vieni buttato nell' arena impreparato e accusi la pressione. È successo anche a me, impari dagli errori. Essere multati per avere parlato della propria salute mentale non è bello, tutte le reazioni contro di lei sono state ridicole. La vicenda doveva essere gestita in modo diverso. Naomi è una grande attivista e una grande atleta, ma ricordiamoci prima di tutto che è un essere umano».

 

2 - HAMILTON: “LA OSAKA MERITAVA RISPETTO”

Romolo Buffoni per “il Messaggero”

 

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Lewis Hamilton in pole position non è una notizia: ne ha conquistate 100 ed è ovviamente candidato a conquistare anche quella del Gp dell' Azerbaigian di domenica. Il campione del mondo di Formula 1 stavolta è davanti a tutti nel difendere Naomi Osaka, 23 anni, tennista numero 2 del ranking mondiale finita al centro delle polemiche per il rifiuto a sostenere le conferenze stampa del Roland Garros. Scelta che le è costata una multa di 15mila dollari provocandone il ritiro dal torneo.

 

«Naomi è un' atleta incredibile e un essere umano - ha detto il pilota inglese -, il suo attivismo ha avuto un grande impatto, ma quando sei così giovane e con tanto peso sulle spalle è inevitabile quello che è successo».

 

Sulla questione ammenda, Hamilton schiaccia ancor di più il piede sull' acceleratore delle polemiche: «Essere multati per aver parlato della propria salute mentale non è bello. Chi di dovere avrebbe sicuramente dovuto gestirla meglio, spero che in futuro si trovi un modo migliore».

 

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Confessando di essersi trovato a sua volta a disagio davanti ai media: «Ho imparato tutto questo a mie spese. A volte può essere scoraggiante stare davanti ad una telecamera. Non è la cosa più facile da fare, soprattutto se sei un introverso».

 

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Non è la prima volta che Hamilton sfrutta la sua enorme popolarità (oltre 20 milioni di follower sui social, un suo singolo post è stato stimato valga 58mila euro) per veicolare messaggi sociali. Come avvenne l' anno scorso per la campagna Black Lives Matter (la Mercedes colorò di nero la sua tradizionale livrea argentata...). Campagna che trovò nella Osaka una fervida sostenitrice.

 

Una lancia in favore della sua ex collega l' ha spezzata anche Flavia Pennetta. «Credo che ci siano modi e modi, se una ragazza sta affrontando un problema reale e non un capriccio bisogna avere un po' di sensibilità», ha chiosato l' ex azzurra vincitrice degli Us Open nel 2015 e moglie di Fabio Fognini. «Esistono le regole è vero - aggiunge - ma in determinate situazioni ci vuole buon senso, è un ragazza giovane che ne ha passate tante».

 

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LA VICENDA «Manca la considerazione sulla salute mentale dei giocatori. Ho visto troppi atleti crollare a livello emotivo», aveva spiegato via Twitter la Osaka nel dare l' annuncio del suo diniego al confronto con la stampa. Sulle prevedibili multe, aveva detto: «Spero che una gran fetta dell' importo possa servire a finanziare cause a supporto della salute mentale».

 

La Osaka a Parigi era partita bene, eliminando la rumena Patricia Maria Tig con un 6-4 7-6(4). Dopo aver disertato la sala stampa, puntuali la multa inflitta dalla Wta e le polemiche ma, nonostante il commento tiepido di un mito come Billie Jean King («sono combattuta perché se è importante che tutti abbiano il diritto di dire la loro verità, ho sempre creduto che come atleti professionisti abbiamo la responsabilità di mettersi a disposizione dei media») lunedì scorso la giapponese ha deciso di ritirarsi dal torneo («è la cosa migliore, per gli altri giocatori e per la mia salute»).

 

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PIÙ RICCA Naomi, nata in Giappone ma cresciuta negli Stati Uniti, nel ranking Wta insegue la numero 1, l' australiana Ashleigh Barty. Il suo conto in banca però non ha rivali, visto che Forbes l' ha confermata per il secondo anno di fila in vetta alla graduatoria delle atlete più pagate del pianeta.

 

La Osaka ha toccato quota 60 milioni di dollari guadagnati negli ultimi 12 mesi, +23 rispetto all' anno precedente: nessuna donna aveva mai intascato tanto, nemmeno l' americana Serena Williams. La disavventura parigina può essere solo un incidente di percorso, ma sarà certamente un episodio da raccontare nel docufilm sulla sua vita che Netflix lo scorso febbraio ha annunciato di voler realizzare.

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