I FURBETTI DELLA CLOCHE – CASSA INTEGRAZIONE IN ITALIA E REGOLARE STIPENDIO ALL’ESTERO – 36 PILOTI PIZZICATI DALLA GUARDIA DI FINANZA E DENUNCIATI PER TRUFFA – C’ERA CHI CUMULAVA UNA CASSA DA 11MILA EURO AL MESE CON ALTRI 15MILA DI STIPENDIO DA COMPAGNIE ORIENTALI

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

alitaliaalitalia

Una cassa integrazione da oltre 11 mila euro evidentemente non era sufficiente a soddisfare i loro bisogni. E così per «arrotondare» le entrate mensili avevano deciso di andare a lavorare all’estero. Naturalmente senza mai comunicare nulla all’Inps. Risultato: stipendio complessivo di circa 25 mila euro per un «buco» nelle casse previdenziali che supera i sette milioni e mezzo di euro.

 

E siamo soltanto all’inizio. Perché la truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Fiumicino coinvolge al momento soltanto 36 piloti, ma i controlli avviati riguardano la posizione di un migliaio tra comandanti, steward e hostess di Alitalia, Meridiana e Wind Jet e dunque le perdite per le casse pubbliche potrebbero essere di centinaia di milioni di euro. Anche tenendo conto che il fondo per sostenere chi ha perso l’impiego è alimentato dai viaggiatori. 


L’istruttore di volo
Comincia tutto per caso dieci mesi fa, durante i controlli a campione sugli operatori del volo effettuati dal Nucleo guidato dal colonnello Raffaele D’Angelo. Si scopre che uno dei piloti mantenuto dallo Stato svolge l’attività di istruttore. 
Gli investigatori decidono di ampliare le verifiche e accertano come numerosi dipendenti delle compagnie italiane abbiano deciso di trasferirsi in Qatar, Turchia e Cina accettando contratti delle linee aeree locali che offrivano stipendi anche superiori ai 15 mila euro pur di poter contare sull’esperienza di alcuni comandanti.

 

meridianameridiana

Il passo successivo porta all’Inps: le cartelle personali confermano che tutti i lavoratori continuano a percepire i soldi della cassa integrazione. Non solo. La messa a riposo, sia pur retribuita, non ha fatto venir meno alcune agevolazioni che queste persone avevano quando svolgevano la regolare attività. E dunque possono contare sugli sconti per numerose tratte e biglietti gratis per loro e per i familiari, c’è chi è riuscito addirittura a ottenere il mantenimento per l’istruzione dei figli. 


Divieto di scalo
Le richieste di documentazione inviate alle società estere confermano l’avvenuta assunzione e il lauto stipendio percepito mensilmente. L’indagine accerta che per tentare di sfuggire ai controlli tutti i piloti avevano messo come unica condizione quella di non fare mai scalo in un aeroporto italiano. 

WindJet WindJet


Erano stati assegnati alle tratte medie e lunghe, ma sempre in Medi Oriente. Avevano aperto un conto corrente in una banca locale e così erano sicuri di averla fatta franca. Tra loro c’è chi è riuscito ad accumulare fino a un milione e mezzo di euro in cinque anni. 


Non sono gli unici. Lo stesso trattamento è stato riservato a moltissimi assistenti di bordo che hanno passato le selezioni all’estero avviate quando le compagnie italiane hanno cominciato a mettere in mobilità il personale e hanno accettato contratti evidentemente sicuri che mai nessuno li avrebbe scoperti. La legge consente «al lavoratore che dà preventiva comunicazione di reimpiego di cumulare, anche parzialmente, il reddito da lavoro con il trattamento di integrazione salariale percepito». A quanto pare si tratta di un beneficio ritenuto non sufficiente: loro volevano il cumulo totale degli stipendi. 

guardia di finanzaguardia di finanza


Tre euro a viaggio
Le 36 denunce già presentate nelle varie procure sono soltanto l’inizio di un’inchiesta che avrà risultati ben più ampi. 
Centinaia di altri dipendenti infedeli sono già stati individuati e saranno segnalati alla magistratura nei prossimi giorni, complessivamente le verifiche riguardano almeno mille persone che dovranno restituire il maltolto, danni compresi. Del resto la loro cassa integrazione viene elargita attingendo a un fondo speciale di solidarietà del trasporto aereo alimentato da una tassa di 3 euro applicata ai biglietti aerei e addebitata ai viaggiatori. Il reato contestato è la truffa, ma si sta valutando anche il falso visto che queste persone, per percepire i soldi della cassa integrazione, dovevano presentare autocertificazioni all’Inps dichiarando di non svolgere alcuna attività e dunque di non percepire altri compensi. 


Voli di lusso
Lucrano i dipendenti, ma evadono le tasse anche le compagnie aeree, in particolare quelle specializzate nei trasferimenti in aerotaxi, mezzi per clienti facoltosi che portano fino a 19 persone e sui quali si saltano numerose procedure a terra, dimezzando i tempi di viaggio. Il governo Monti aveva varato un’imposta che prevede «il versamento da parte di ogni passeggero di 100 euro in caso di tragitto inferiore ai 1.500 chilometri e 200 euro per le percorrenze superiori». La Guardia di Finanza ha scoperto che le società — 20 straniere e cinque italiane — prendevano i soldi ma non li hanno mai versati all’Erario. Risultato: evasione fiscale da un milione e mezzo di euro. 

 

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